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Ciccio e Tore, a 15 anni dalla morte il padre Filippo Pappalardi chiede giustizia: “Riaprite le indagini, chi sa parli” – Il Riformista

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I misteri sui fratellini morti a Gravina di Puglia

Fabio Calcagni — 24 Febbraio 2023

Ciccio e Tore, a 15 anni dalla morte il padre Filippo Pappalardi chiede giustizia: “Riaprite le indagini, chi sa parli”

A 15 anni dal ritrovamento dei corpi senza vita dei figli Francesco e Salvatore, per tutti Ciccio e Tore, il padre Filippo Pappalardi non ha perso la speranza di trovare i colpevoli della loro morte.

La storia dei due fratelli di 13 e 11 anni scomparsi da Gravina in Puglia nel giugno 2006 e ritrovati in un pozzo, all’interno di una casa abbandonata a due passi dal centro della città nel febbraio del 2008, occupò per settimane le pagine dei quotidiani dell’epoca.

Storia che fu anche un caso clamoroso di malagiustizia. Filippo Pappalardi fu accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, e rimase in carcere per tre mesi prima di essere liberato.

Domani, 25 febbraio, ricorre l’ennesimo anniversario del loro ritrovamento e Pappalardi non molla: anche se le indagini hanno ufficializzato che i due fratellini morirono cadendo accidentalmente in un pozzo della “Casa delle cento stanze”, come era chiamata l’abitazione abbandonata in cui furono trovati i corpi, il padre e ora imprenditore è convinto che vi sia una verità nascosta che nessuno vuole controllare.

Pappalardi chiede così di riaprire le indagini. Dalle pagine del ‘Venerdì’ di Repubblica lancia un appello: “Chi sa parli, i miei figli non erano soli il pomeriggio in cui finirono nel pozzo, sanno qualcosa i loro compagni di giochi e anche i loro genitori. Chi ha detto troppo poco, chi ha ritrattato, chi ha depistato, si metta una mano sulla coscienza”.

I riferimenti di papà Pappalardi è al muro di omertà e silenzi che ha visto protagonista la cittadina di 40mila abitanti in provincia di Bari , costati probabilmente la vita a Salvatore. Se infatti fu accertato che il fratello maggiore Francesco morì subito dopo la caduta nel pozzo, dove si era recato assieme a Salvatore e ad altri ragazzini forse per girare un video o per una prova di coraggio, il più piccolo dei fratelli è sopravvissuto per quasi due giorni.

Il ritrovamento dei corpi fu reso possibile solo da un episodio simile: il 25 febbraio 2008 il 12enne Michele, andato lì per giocare insieme ai suoi amici, cadde nella stessa cisterna. I vigili del fuoco lo salvarono perché avvertiti immediatamente e, salvando il piccolo, trovarono anche i corpi mummificati dei fratellini.

Se qualcuno avesse parlato e dato l’allarme, Salvatore avrebbe potuto essere tirato fuori vivo dalla “Casa delle cento stanze”. Secondo Mauro Valentini, giornalista che assieme all’ex comandante dei Ris di Parma Luciano Garofano ha scritto un libro sul caso di Ciccio e Tore, “in quella casa è accaduto qualcosa di inconfessabile, che nessuno tra i coetanei dei bambini e tra gli adulti ha potuto dire”.

Ne è convinto anche Filippo Pappalardi, ma non la Procura di Bari che per due volte ha detto ‘no’ alla richiesta di riaprire le indagini, l’ultima nel luglio 2021.

Risarcito con 65mila euro per l’ingiusta detenzione, Pappalardi si rivolge in particolare all’allora gip di Bari Giuseppe De Benedictis che ordinò la sua carcerazione e che oggi si trova a sua volta recluso per corruzione e detenzione di un arsenale da guerra.

Si liberi la coscienza, racconti chi e perché ha voluto il mio arresto”, chiede Pappalardi. “Bisogna indagare su come sono morti Ciccio e Tore e su come sono state condotte le indagini. So che è difficile per lo Stato mettere sotto inchiesta parte dei suoi apparati ma lo deve a me, che sono stato accusato ingiustamente. E soprattutto alla memoria dei miei bambini”, è la richiesta che arriva dal padre dei due bambini.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.

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