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Nessuna perizia psichiatrica: per il giudice Alessia Pifferi era consapevole

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Nessuna perizia psichiatrica. Per il gip di Milano, Alessia Pifferi sapeva benissimo cosa stava facendo quando ha lasciato morire la figlia di un anno.

La storia della piccola Diana – la bimba di 1 anno trovata morta in un appartamento nel quartiere Mecenate di Milano, dopo essere stata lasciata a casa da sola per un’intera settimana- ha scosso tutto il paese. Ma gli avvocati della difesa non mollano e tentano ancora la carta del vizio mentale temporaneo.

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La difesa ha trovato, però, un muro: è stata, infatti, respinta dal gip di Milano Fabrizio Filice anche la seconda istanza la quale i legali di Alessia Pifferi chiedevano di poter far entrare in carcere uno dei docenti da loro scelti per redigere una consulenza neuroscientifica. Una precedente e simile richiesta era stata già rigettata dal giudice ad agosto. Alessia Pifferi anche dopo l’ingresso in carcere – come attestano le relazioni del Servizio di psichiatria interna  di San Vittore – si è sempre dimostrata consapevole. All’inizio,  addirittura,  chiedeva le venissero forniti dei prodotti di bellezza. Il giudice, nel respingere le richieste della difesa, ha inoltre sottolineato che i legali di Pifferi  non volevano effettuare un’analisi sulla capacità o meno di intendere e di volere della donna. Ma solo capire cosa le passasse in testa in quel momento specifico.

Alessia Pifferi non ha alcun precedente di disagio psichico e, come lei stessa, ammise dopo la morte di Diana, non era la prima volta che lasciava la figlia sola a casa per lunghi periodi e sapeva che, prima o poi, la disgrazia sarebbe potuta accadere. Ma non se ne preoccupava: per la donna era piùimportante passare deltempo con il suo nuovo fidanzato. Tuttavia i legali della difesa non si arrendono e promettono di andare avanti nel cercare di capire cosa sia passato nella testa di Alessia Pifferi: “La giustizia nega il diritto alla difesa. È troppo facile chiudere la partita bollando Alessia come un mostro bruciandola sul rogo mediatico” – hanno commentato gli avvocati Solange Marchignoli e Luca D’Auria i quali, da settimane,  ricevono nel loro studio, lettere, soldi e regali indirizzati proprio ad Alessia Pifferi da parte di altre donne.

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