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Migranti, il piano Piantedosi per le Ong straniere: richiesta d’asilo sulle navi per 'affidarli' ai Paesi di bandiera – Il Riformista

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Il braccio di ferro con Bruxelles

Carmine Di Niro — 4 Novembre 2022

Migranti, il piano Piantedosi per le Ong straniere: richiesta d’asilo sulle navi per ‘affidarli’ ai Paesi di bandiera

Un piano che, sinistramente, somiglia a tanti altri proposti e falliti nel passato. Eppure Matteo Piantedosi, neo ministro dell’Interno, punta su una strategia già nota per gestire il braccio di ferro con l’Europa sui migranti. L’obiettivo dell’ex capo di gabinetto di Salvini quando il leader della Lega era il titolare del Viminale è quello di concedere il porto sicuro per lo sbarco di navi Ong solo dopo che i migranti a bordo chiederanno asilo agli stati di bandiera delle imbarcazioni.

Nel caso della Humanity 1, nave battente bandiera tedesca attualmente al largo della Sicilia assieme alla Geo Barents e alla Ocean Viking, si tratterebbe dunque di chiedere asilo al governo di Berlino prima di concedere un porto sicuro e quindi lo sbarco. Sulle tre imbarcazioni al momento ci sono circa 1000 migranti, già fortemente provati dalla traversata e dalla lunga attesa per toccare terra.

Il tutto rientra nella strategia di Piantedosi, piazzato al Viminale come tecnico in quota Lega, di compiere un “cambio di strategia” nell’accoglienza dei migranti. Una posizione ribadita anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, volato ieri a Berlino dove ha incontrato la sua controparte tedesca Annalena Baerbock: “Con un Paese amico e grande interlocutore come la Germania – ha spiegato – dobbiamo collaborare tantissimo. Poi, poi quando c’è da dare qualche messaggio, soprattutto sul tema dell’immigrazione, lo facciamo con determinazione, ma per garantire il rispetto delle regole. Abbiamo chiesto che le navi delle ong rispettino le regole europee quando salvano qualcuno in mare e poi chiedono di attraccare nei porti più vicini”.

In realtà da Bruxelles una possibile soluzione è arrivata, ma anche qui si tratta di un piano che in passato ha mostrato falle evidenti: attivare il meccanismo di solidarietà volontario firmato a livello europeo lo scorso giugno, che può essere utilizzato anche per ridistribuire i migranti al momento bloccati sulle navi al largo dell’Italia. Della compagine non fanno parte però Paesi come Polonia, Ungheria, Slovacchia, Austria, Danimarca, Lettonia, Estonia, Slovenia e Svezia: ci sono nell’elenco tutti i Paesi del “blocco di Visegrad”, vicinissimi politicamente alla premier Meloni e all’alleato Salvini.

In tal senso va letta l’apertura della Francia, tramite il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, ad accogliere parte dei migranti che sbarcheranno dalla nave Ocean Viking. “Il diritto internazionale è molto chiaro: quando una barca chiede di accostare con dei naufraghi a bordo, è il porto più sicuro e più vicino che deve accoglierla. Nello specifico, l’Italia“, ha detto il ministro ai microfoni di Rmc-Bfmvt. Quindi Darmanin ha aggiunto che “non dobbiamo lasciare sola l’Italia” e che Parigi “accoglierà una parte dei migranti, delle donne e dei bambini, perché l’Italia non abbia da sola il fardello di questo arrivo dei migranti”.

Al contrario sono durissime le parole nei confronti dell’esecutivo di destra nostrano da parte di Lars Castellucci, vicepresidente della Commissione Interni del Bundestag e responsabile immigrazione della Spd, che in una intervista a Repubblica va all’attacco del governo Meloni. “La questione va risolta in modo permanente nell’Ue. Ma non serve a nulla criminalizzare le missioni di soccorso civili se non siamo disposti a istituire una nuova missione di soccorso europea“, dice nel colloquio con Tonia Mastrobuoni. Anche perché, secondo Castellucci, l’Italia non deve “illudersi” che la solidarietà europea “le sia dovuta“. Roma “non è neanche nella top ten dei Paesi con più profughi accolti, in rapporto al numero di abitanti. E ha un numero di richieste di asilo inferiore alla media. Per fare un paragone: un milione di rifugiati dall’Ucraina sono già in Germania“.

Dunque Giorgia Meloni “deve decidere se vuole essere un primo ministro o una provocatrice. E la definizione “navi pirata” è cinica. Se non ci sono soccorsi, non si può accusare gli operatori umanitari di farsi carico di quel lavoro“.

carmine e1618247258438

Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia

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