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Bottura da Fazio a Che tempo che fa contro lo spreco alimentare

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Massimo Bottura da Fabio Fazio nella trasmissione Che Tempo Che Fa ha spiegato il senso del progetto Food for Soul. Nella Giornata mondiale dell’alimentazione lo chef tre stelle Michelin dell’Osteria Francescana sottolinea i due scopi. La lotta allo spreco alimentare e quella all’isolamento sociale.

Bottura, in collegamento da Firenze, ha toccato con Fazio gli argomenti del progetto che parte dai numeri. Tragici.

L’Osteria Francesca è come una bottega rinascimentale dove facciamo cultura, siamo ambasciatori dell’agricoltura, siamo agenti di turismo, facciamo formazione e adesso anche il sociale. La situazione è tragica. Produciamo cibo per 12 miliardi di persone, siamo circa 7 miliardi e mezzo sul pianeta, di cui 860 milioni di persone soffrono la fame. Sprechiamo il 33% di quello che produciamo, circa 1.3 bilioni di tonnellate di cibo e questa è una cosa inaccettabile oggi”. 

Cosa fa Food for Soul di Massimo Bottura

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Ai telespettatori della trasmissione di Fazio, Bottura ha ricordato che con Food For Soul è riuscito a mettere in salvo 670 tonnellate di cibo dalle discariche. E lo ha trasformato in pasti per 850mila persone. 

Massimo Bottura da Fazio spiega refettorio ambrosiano

“Quello che dico sempre è che il nostro è un progetto culturale con due scopi. La lotta allo spreco alimentare e quella all’isolamento sociale, attraverso il potere della bellezza, il valore dell’ospitalità e la qualità delle idee. La bellezza, perché questi luoghi sono pieni di bellezza, di arte, di design, di architettura meravigliosa e di creatività che è al centro del progetto. La bellezza del modo in cui noi serviamo i piatti e questo è il valore dell’ospitalità perché la parola “benvenuti” – “venite, accomodatevi, ci occupiamo di voi” – è qualcosa di straordinario, di potentissimo. Poi la qualità delle idee, le idee che possono sviluppare tantissime altre idee. Perché noi piantiamo semi, costruiamo ponti, congiungiamo refettori e volontari in tutto il mondo. Pensa che in questi 7 anni abbiamo unito 105mila volontari e chef di tutto il mondo”, ha spiegato Bottura a Fazio.

I refettori attivi

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“Ci sono 13 refettori attivi che servono milioni di pasti per tutta la gente in difficoltà. Recuperando centinaia di tonnellate di cibo che altrimenti andrebbe sprecato.  Sappiamo che lo spreco alimentare è la prima causa di cambiamento climatico ed è per quello che le Nazioni Unite sono così attente e coinvolte nel nostro progetto. Proprio perché il nostro progetto coinvolge 10 dei 17 gol delle Nazioni Unite”.

Bottura da Fazio racconta Seeds For Ukraine

“E’ nato tutto per caso, perché ero in Francescana, ho aperto la porta per uscire un attimo a vedere le strade deserte di Modena, perché era un momento particolare, e ho incontrato questi due ragazzi per strada che erano venuti solo per vedere dov’era l’Osteria Francescana, perché c’è il pellegrinaggio in Via Stella.

Allora, io gli ho fatto due domande, la ragazza non riusciva a parlare e dice: ‘ma sei davvero Massimo Bottura?’ E dico: ‘Si, sono io, ma cosa fate?’. Loro rispondono: ‘Noi siamo venuti a raccogliere semi per poi portarli ai nostri contadini e seminare per i raccolti del prossimo anno’. Gli chiedo: ‘Ma veramente?’ e loro ‘si, domani ripartiamo’. Allora li ho portati in cucina con me e li abbiamo sfamati. E mi ha talmente appassionato questa storia che ho cominciato a postarla sui social e ci sono state tantissime reazioni, connessioni. È così che si fa no? Si costruiscono ponti”.

Bottura racconta a Fazio l’incontro con il Papa

Massimo Bottura da Fazio spiega refettorio ambrosiano
La sala del Refettorio Ambrosiano

“Io nella mia testa volevo costruire il miracolo a Milano e quindi avevo già ideato di creare il refettorio sotto la stazione dei treni di Milano. Ma, con Davide Rampello, l’Arcivescovo Scola, la Caritas eravamo in forse, però l’Arcivescovo dice ‘la qualità delle tue idee è straordinaria’.

Allora abbiamo sentito Roma e il nostro Papa ci ha detto che avremmo dovuto portare la luce nelle periferie più che nel centro della città, concentrarci sulle periferie. Da lì siamo arrivati a Greco che era allora il quartiere più disagiato di Milano. Appena siamo arrivati abbiamo incontrato Don Giuliano, che adesso è a Roma, che ci ha guardato e ci ha detto ‘Vedi? Sta passando il treno, quello è il futuro!’. Io mi son guardato intorno e ho detto ‘questo è l’uomo giusto per fare questo progetto’ e da lì è iniziato il progetto delle periferie”.

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