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Baruffe russofone | L’assurda proposta del presidente del Teatro Veneto di aprire un canale culturale con Mosca – Linkiesta.it

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Mentre in Ucraina si consuma il peggior conflitto in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale che portato all’esodo di quasi dodici milioni di persone, in Italia c’è chi propone di «aprire un canale culturale con Mosca», perché «è questo che destabilizza i regimi, la libertà».  A dirlo non è un passante, ma il presidente del Teatro Stabile del Veneto, Giampiero Beltotto, che alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia ha lanciato un appello al prossimo ministro della Cultura. «Portiamo le Baruffe di Goldoni a Mosca e riportiamo Dostoevskij a Venezia», ha aggiunto. Certo, viva la cultura e gli autori russi, ma non sarebbe meglio parlarne dopo aver riportato la pace in Ucraina?

Beltotto ha proposto anche di superare la tendenza del «politicamente corretto» e invertire il canone del «mainstream»: «Una delle nostre ultime tournée è stata proprio a Mosca – dice – Quando allo scrittore Paolo Nori hanno detto che non avrebbe potuto portare Dostoevskij all’università, l’ho subito invitato qui».

«Il messaggio del presidente Beltotto di superare gli schemi rappresenta per noi un modus operandi da promuovere» ha detto l’assessore veneto alla Cultura, il leghista Cristiano Corrazzari, dimenticando però di ricordare che quel regime con cui si vuole creare un dialogo all’inizio dell’invasione ha bombardato proprio un teatro, quello di Mariupol, facendo oltre 600 morti.

Non è la prima volta che Beltotto finisce nelle cronache. Vi ricordate il componimento recitato dal presidente del Veneto, Luca Zaia, per sollevare il morale dei cittadini durante la prima ondata di pandemia da Covid-19? «È iniziata l’aria tiepida e dovremo restare nelle case per le Antesterie le feste dei fiori in onore a Dioniso. Non usciremo non festeggeremo, bensì mangeremo e dormiremo e berremo il dolce vino, perché dobbiamo combattere. Il tempo trascorrerà e sarà il nostro alleato». Versi attribuiti a tal Eracleonte da Gela: apparentemente composti nel 233 a.C., sulla loro origine sorsero immediatamente dei dubbi. Ecco: ad aver inviato il testo al presidente Zaia era stato proprio il direttore del teatro Stabile.

Già collaboratore con il settimanale Tv Sette del TG1 negli anni ’80 e con ulteriori esperienze in Rai, Beltotto è stato poi vicedirettore del quotidiano “L’Indipendente”, passando negli anni Duemila nel campo della comunicazione: tra il 2008 e il 2010 è stato portavoce e capoufficio stampa del Ministero delle politiche agricole e forestali, carica ricoperta dall’attuale presidente del Veneto Luca Zaia; dal 2010 in poi, Beltotto ha seguito Zaia diventando capoufficio stampa della giunta regionale veneta, per poi dimettersi e proseguire la sua carriera al teatro La Fenice, fino all’odierna presidenza dello Stabile.

L’appello di Beltotto è rivolto al prossimo ministro della Cultura, che probabilmente sarà di un governo di centrodestra, magari espresso dalla Lega di Matteo Salvini che in queste settimane di campagna elettorale ha chiesto più volte di eliminare le sanzioni alla Russia, prova forse che funzionano benissimo, come abbiamo raccontato qui a Linkiesta. 

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