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Anche le uova conoscono la crisi: salgono i costi, calano i consumi

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Fonte di proteine animali alternativa alla carne e recentemente riabilitate dal punto di vista salutistico, le uova rappresentano da sempre un must nel frigorifero degli italiani. Parliamo di un alimento che piace (quasi) a tutti, che si presta per essere cucinato in tantissimi modi alternativi e, soprattutto, presente in molte ricette che rappresentano la base della cucina italiana. Anche per questo, pure in Italia, è naturale celebrare degnamente il World Egg Day, la giornata mondiale dedicata all’uovo, che cade il 14 ottobre. Proprio così: anche le uova hanno la loro festa, voluta dall’International Egg Commission, l’ente che rappresenta gli interessi dei produttori di uova a livello mondiale.

Però persino un alimento così amato e così versatile deve fare i conti con la crisi. I costi per i produttori sono alle stelle e i consumi, già da qualche anno, in calo. 

Anche le uova conoscono la crisi: salgono i costi, calano i consumi

Perché si celebra questa giornata

Il World Egg Day è stato istituito nel 1996. Da allora ogni secondo venerdì di ottobre (quest’anno venerdì 14) viene celebrato questo alimento con lo scopo di sensibilizzare quante più persone nel mondo circa i benefici delle uova e della loro importanza nutrizionale.

Sì, perché troppo spesso questo particolare prodotto, così facile da reperire un po’ ovunque, viene dato per scontato, facendogli quasi perdere la grande importanza che invece ha: solo in Italia, per sciorinare qualche numero significativo, si consumano una media pro capite di 210 uova. Mica briciole.

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L’uovo, un alimento sano e trasversale

L’iniziativa, come detto, nasce per celebrare un alimento sano e trasversale, forse il prodotto più versatile in commercio, presente nelle diete di tutto il mondo, dall’alta cucina alla colazione più frugale. Con un vantaggio in più rispetto a tanti altri alimenti: le uova non hanno orari e trovano spazio nella nostra alimentazione nel corso di tutta la giornata.

Può arrivare a tavola semplicissimo al tegamino, o interpretato da grandi chef. Basti pensare a una delle ricette che ha reso celebre Carlo Cracco. Il suo tuorlo d’uovo marinato con fonduta di parmigiano è uno dei piatti più conosciuti e apprezzati dai gourmet di tutto il mondo. E qualche anno fa anche Antonello Colonna, ha pensato all’uovo per il suo panino d’autore “open”, in cui ha italianizzato lo scramble egg, che incontra la pancetta di Zibello in sostituzione del bacon.

Quante uova si possono mangiare a settimana?

Uno degli aspetti che più ha fatto discutere negli ultimi decenni è la quantità di uova che si possono mangiare nell’arco di una settimana. Per tanto tempo si è rimasti convinti che la soglia massima fosse quella delle tre uova ogni sette giorni per una persona in piena salute, ma negli ultimi tempi questa indicazione è stata smentita.

Come? Grazie a un’analisi condotta dai ricercatori canadesi del Population Health research institute (Phri) della McMaster University e di Hamilton health sciences – pubblicata nel gennaio del 2020 – che ha decretato che un uovo al giorno non ha alcun effetto negativo sulla salute, neppure per coloro che hanno una storia di malattie cardiovascolari o metaboliche.

Gli scienziati hanno esaminato i dati di 177mila persone raccolti nell’ambito di tre grandi studi precedenti, condotti in 50 Paesi di sei continenti. Le tre ricerche – si legge sull’American Journal of Clinical Nutrition –  avevano coinvolto 146.000 soggetti sani (in quella chiamata Prospective urban rural epidemiology o Pure) e oltre 31.500 persone con una patologia cardiovascolare (in due studi clinici nati con lo scopo di verificare l’efficacia di terapie farmacologiche anticolesterolo). In tutti e tre erano presenti dati sulle abitudini alimentari e per questo è stato possibile dimostrare che chi mangia un uovo al giorno o meno non ha alcuna conseguenza sui livelli del colesterolo ematico, sull’incidenza di gravi eventi cardiovascolari come gli infarti e sulla mortalità.

Anche le uova conoscono la crisi: salgono i costi, calano i consumi

Ma anche le uova conoscono la crisi

Ma non è tutto oro quel che luccica. Già, perché anche il mondo delle uova sta conoscendo la crisi in questi ultimi terrificanti mesi. Nel 2019 l’Italia era il quarto produttore europeo di uova (12,3 miliardi l’anno), dopo Francia, Germania e Spagna, con un consumo pro capite di 210 unità. Il trend positivo è continuato anche l’anno successivo quando, durante il primo lockdown, il consumo pro capite ha raggiunto il record delle 219 unità. Negli ultimi tempi si è però registrato un ulteriore calo dei consumi che preoccupa i produttori.

Dopo il boom dell’anno precedente, la contrazione nel 2021 (-9,5%) era prevista. In seguito a un periodo di costrizione domestica, con molto tempo da trascorrere ai fornelli, il ritorno alla normalità, con la ripresa della vita fuori casa, ha infatti comportato una riduzione fisiologica di molti consumi. Anzi, confrontando i dati del 2021 direttamente con quelli del 2019, si osserva addirittura una lieve crescita. L’aspetto non prevedibile è la flessione, seppur limitata rispetto ad altri prodotti agroalimentari, registrata nei primi mesi del 2022. Secondo il rapporto Ismea (presentato lo scorso 6 maggio nell’ambito del Poultry Forum di Rimini), infatti, anche il settore avicunicolo subisce i contraccolpi dei rincari dovuti al conflitto tra Russia e Ucraina, da quelli nel comparto energetico e dei trasporti a quelli, ancora più significativi, dei mangimi d’importazione a base di cereali. A questi fattori si aggiungono l’aumento della domanda cinese di mais e soia e la contrazione dell’offerta dovuta alle restrizioni imposte per i focolai di influenza aviaria.

Se confrontiamo i dati del primo trimestre del 2022 con quelli relativi allo stesso periodo del 2021 il calo delle vendite è del 4-5%.

Salgono i costi per i produttori, ma non il prezzo

Sempre secondo il rapporto Ismea la produzione delle uova è tra le più colpite dall’attuale congiuntura economica sfavorevole. Infatti, mentre il comparto delle carni può contare su una domanda dinamica, che permette di trasferire gradualmente ‘a valle’ l’inasprimento dei costi ‘a monte’ della produzione, questo non sta avvenendo nel segmento delle uova e il loro prezzo sugli scaffali dei supermercati non è aumentato in misura proporzionale ai costi di produzione (cresciuti del 50% circa rispetto all’inizio del 2021).

C’è poi un ulteriore elemento (questo da leggere non per forza in modo negativo, anzi): la crescente attenzione dei consumatori per il benessere animale sta inoltre gradualmente indirizzando gli acquisti verso uova prodotte in allevamenti più sostenibili e rispettosi delle galline. A diminuire maggiormente è quindi la vendita delle uova provenienti da allevamenti in gabbie arricchite (23% delle uova in commercio), mentre tiene la domanda di quelle bio (10% del totale) e provenienti da galline allevate all’aperto (3%).

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