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Alimentari, gli acquisti calano del 4,4%. Prandini: «Raddoppiare i fondi del Pnrr»

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Il caro prezzi ha tagliato del 4,4% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2023 rispetto allo scorso anno che sono però costretti a spendere comunque il 7,5% in più a causa dei rincari dell’energia

Il caro prezzi ha tagliato del 4,4% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2023 rispetto allo scorso anno che sono però costretti a spendere comunque il 7,5% in più a causa dei rincari dell’energia

Come diffuso dal report dell’Istat (Istituto nazionale di statistica), a gennaio 2023 si è stimato un aumento congiunturale per le vendite al dettaglio (+1,7% in valore e +1,2% in volume): sono, infatti, in crescita sia le vendite dei beni alimentari (+2,2% in valore e +1,9% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (+1,4% in valore e +0,7% in volume). Così come è stato in crescita, nell’ultimo trimestre del 2022, il commercio dei beni alimentari (+1,7%) e ne è diminuito in volume (-0,8%). Su base tendenziale, a gennaio 2023, le vendite al dettaglio sono aumentate del 6,2% in valore e hanno registrato un calo in volume del 2,4%: si è registrato un andamento analogo, si legge, sia per le vendite dei beni alimentari (+7,5% in valore e -4,4% in volume), sia per quelle dei beni non alimentari (+5,2% in valore e -0,9% in volume).

Alimentari gli acquisti calano del 44%. Prandini: «Raddoppiare i fondi del Pnrr»

Gli acquisti degli alimentari calano del 4,4%

Otto italiani su 10 hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti

Il caro prezzi, riporta la Coldiretti, ha tagliato del 4,4% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2023 rispetto allo scorso anno che sono però costretti a spendere comunque il 7,5% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica. La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +10,1% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio. Per difendersi dagli aumenti otto italiani su dieci (81%) hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare per mettere sotto controllo le spese d’impulso, secondo l’analisi Coldiretti/Censis che evidenzia come siano cambiati anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione. Le famiglie infatti vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.

Prandini: «Le difficoltà delle famiglie si trasferiscono direttamente sulle imprese»

Sulla pubblicazione di questi dati si è espresso anche Ettore Prandini, presidente della Coldiretti: «Le difficoltà delle famiglie si trasferiscono direttamente sulle imprese dove l’aumento dei costi di produzione colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di un’azienda agricola su dieci (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari» ha commentato il presidente Prandini, nel sottolineare l’esigenza di «raddoppiare da 5 a 10 miliardi le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza spostando fondi da altri comparti per evitare di perdere i finanziamenti dell’Europa. Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che – conclude Prandini – ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali».

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