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VIVERE LA STORIA A VILLA CARÌOLA – James Magazine

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Non è il celeberrimo Hyperion, la sequoia scoperta nel 2006 nel Parco californiano di Redwood, che con i suoi 115 metri d’altezza è considerato l’albero più alto del mondo, tanto prezioso che ne viene tenuta segreta l’ubicazione. Non è l’abete Douglas alto 62 metri, che si erge nella Foresta di Vallombrosa, a una trentina di chilometri da Firenze, ritenuto l’albero più alto d’Italia. Ma è comunque uno dei platani più antichi d’Italia, quello situato nel comune di Caprino Veronese, un platanus orientalis vecchio di 450 anni, alto oltre 18 metri, con una circonferenza ampia e una superficie della chioma di ben 300 metri. Un patriarca ampio e nodoso dal notevole valore storico e paesaggistico, chiamato affettuosamente il platano dei 100 bersaglieri perché nel 1937 durante un campo estivo dell’esercito, vi si arrampicò un’intera compagnia di bersaglieri, lo stesso albero che nel 1944 i nazisti decisero di sfoltire per timore che i partigiani lo potessero utilizzare per tendere imboscate. Un maestoso capolavoro della natura, dichiarato monumento nazionale, che testimonia l’antica amicizia del mondo arboreo con i Sapiens, capace di attirare ogni anno appassionati da ogni dove, alla stregua di una tela d’autore.

A pochissimi minuti da lui c’è il resort Villa Carìola, un boutique hotel 4 stelle, in un verde anfiteatro naturale di quiete e tranquillità a circa 300 mt. di altitudine, facilmente raggiungibile da Verona e a un passo dal Lago di Garda, in una zona collinare che offre itinerari storici ed escursionistici di grande suggestione. Un soggiorno ideale per rinfrancarsi dai ritmi pressanti della città, lasciandosi cullare da un’esperienza fatta di relax, buona cucina e un servizio premuroso, in un affascinante contesto storico naturale, da conoscere grazie alla guida competente del direttore Gastaldelli e del capo ricevimento Mauro Bellinazzi. La villa è un viaggio nella storia, venne edificata dai nobili veronesi Cavazzocca Mazzanti nel XV secolo dove sorgeva la Torre Colombara.

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Nel Seicento le  pareti saranno impreziosite da affreschi, attribuiti a Paolo Ligozzi poi coperti da uno strato di calce come era in uso fare all’epoca per fronteggiare la letale peste del 1630, nel primo Settecento la proprietà passò alla famiglia Bresavola e venne fatto erigere annesso alla villa un oratorio privato, intitolato a San Pietro, di cui dal primo Ottocento non si avrà più traccia, mentre l’altare risulta posto successivamente nella chiesa di Sant’Eurosia nella contrada di Lumini in comune di San Zeno di Montagna. Sul finire del Settecento, la villa verrà acquistata e ristrutturata dai nobili Carìola che costruirono nelle immediate vicinanze una filanda e un rocolo per praticare l’uccellagione. Nel 1796 il generale francese Gardanne, nel corso della prima campagna napoleonica in Italia, esproprierà il fabbricato, facendone il suo quartier generale e negli anni successivi vi saranno altri cambi di proprietà, con le famiglie Cristini, Scala, Comencini-Zecchinato, Preti-Zanetti. Dal 1999 il palazzo divenuto oggetto di un importante restauro ospita il lussuoso e panoramico resort immerso nel verde, riportato alle fattezze volute dai Carìola alla fine del Settecento, mentre all’interno dell’edificio che si sviluppa su tre piani, vi sono ampie tracce della decorazione pittorica di fine Settecento insieme a motivi e prospettive architettoniche di gusto neoclassico, attribuibili al pittore reggiano Giannantonio Paglia.

AFFRESCHI

La villa restaurata splendidamente, di proprietà delle famiglie Zanetti e Gelmetti, guidata dal General Manager Omar Gastaldelli, ritorna ad essere un elegante ed esclusivo luogo di soggiorno, dove trascorrere periodi di remis en forme, dedicandosi alla scoperta del Monte Baldo e dell’affascinante territorio veronese, attraverso eventi esperienziali legati al vino locale, trekking, bike tour, equitazione, tour in barca, escursioni sul lago, escursionismo, trascorrendo qualche ora nei moderni parchi di divertimento, negli storici borghi della zona, oppure nel romantico centro di Verona. Un’affascinante villa veneta che dispone di 36 camere e suite, arredate con cura e arredi in stile, pavimenti in legno, soffitti ampi e travi a vista, ma che si rivela anche una straordinaria location per eventi intimi o di grosso cabotaggio fino a 500 persone.

CAMERA

La Sala delle feste è impreziosita da luminose vetrate e volte con travi a vista; la sala romantica è intima e luminosa; la terrazza panoramica ha una suggestiva vista sul parco della Villa e sulla piscina; la terrazza Belvedere, guarda alla verde vallata sottostante, ma altrettanto panoramiche ed eleganti sono la Sala delle note, la sala veranda, la sala camino.

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Magnifica la cornice esterna con la scenografica scalinata in pietra, gli 8 ettari di parco, la piscina olimpionica esterna estiva (25×12) con l’area relax lettini, il Pool Bar, la zona dedicata agli amici a quattro zampe, la sauna outdoor a legna a forma di botte. D’inverno si cena nell’esclusivo ristorante all’interno in una sala con camino e d’estate nella panoramica terrazza, che guarda alla verde vallata che avvolge il resort. La cucina dello chef Simone Pomini esprime il vissuto e le esperienze di rilievo del suo percorso formativo, nel rileggere la tradizione veneta alla luce della contemporaneità, con proposte sempre centrate, che reinterpretano i piatti iconici del territorio ma senza estremismi. Da non perdere il ‘Gran antipasto di mare’, i gamberi in tempura, il branzino in salsa gardesana, la capasanta, il salmone marinato con sfere al Campari; i tagliolini al granchio; la grigliata di pesce.

RISTORANTE

Un soggiorno di grande bellezza reso ancora più piacevole dallo staff sempre pronto a esaudire ogni necessità dell’ospite, dove ricavarsi un po’ di tempo per sé stessi, ma anche un punto di partenza per escursioni alla scoperta di luoghi ricchi di fascino. Non si può ripartire senza prima aver visitato il Santuario della Madonna della Corona, un impervio luogo di devozione mariano incastonato tra le pareti rocciose di un terrazzo inaccessibile a strapiombo, posto a 775 metri sopra la Val d’Adige. Un luogo pressochè irraggiungibile frequentato da Eremiti fin dall’XI secolo e da religiosi legati al Monastero di San Zeno di Verona fin dal 1100, dove si venera la Madonna dell’Addolorata, una statua in pietra rinvenuta casualmente in prossimità del burrone nel 1522, forse riportata in patria dopo le sanguinose controversie tra Veneziani e Turchi sull’isola di Rodi e la misteriosa apparizione della Madonna, oppure, narra un’altra leggenda, potrebbe riportare al 1432 quando un feudatario locale la fece scolpire per un profondo atto di devozione. Nel 1530 venne eretta una piccola cappella poi benedetta dal Vescovo di Verona, che nella prima metà del 1600 diverrà un vero e proprio santuario, terminato nel 1680 grazie al sostegno dei Cavalieri dell’Ordine di Malta, mentre si cerca di ampliare e rendere più agevole la strada di accesso ancora pericolosissima. Viene costruito il ponte di pietra, scavata la scalinata con i sette capitelli che richiamano i Sette Dolori di Maria, fino a dopo le guerre napoleoniche e al 1899, quando si apportano determinanti restauri e si innalza il campanile. Nel 1922 verrà scavata la galleria che oggi consente l’accesso al bus-navetta e alla fine degli anni settanta vi saranno radicali restauri ed ampliamenti fino alla consacrazione il 4 giugno 1978 da Papa Giovanni Paolo II. Il Santuario, ricordato anche per i tantissimi i miracoli che vengono attribuiti alla Madonna dell’Addolorata, può essere raggiunto in auto, in bus, oppure a piedi attraverso alcuni impervi itinerari per escursionisti esperti.

villacariola.it

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Luca Bonacini

Assaggia per professione e per diletto, scrive di wellness sperando prima o poi di perdere almeno un chilo e racconta di wine cooking, alternando giurie di ogni ordine e grado passando con scioltezza dal gnocco alla pasticceria, dai maccheroni al pettine al Lambrusco, ma senza mai farne parola con la moglie che è convinta che lui stia facendo una docenza.

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