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Si toglie la vita dopo servizio delle Iene, niente scuse dopo la gogna: “Altre vittime di catfishing” – Il Riformista

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Nessun passo indietro. Niente scuse per lo gogna mediatica contro Roberto Zaccaria, il 64enne che si è tolto la vita pochi giorni dopo il servizio andato in onda sulla tragedia di Daniele, il 24enne di Forlì che ha deciso di farla finita dopo una decisione amorosa vissuta online con la fidanzata-fake “Irene Martini”, profilo controllato dallo stesso Zaccaria.

Le Iene tirano dritto. Anzi rilanciano e provano a concentrare la raccapricciante vicenda solo sul fenomeno del catfishing. Come se inseguire in strada una persona che spingeva la carrozzina dell’anziana madre disabile, preoccupandosi solo di oscurarne in modo assai amatoriale il volto, rendendo di fatto riconoscibile Zaccaria sia per l’aspetto fisico, sia per i numerosi tatuaggi, sia per aver inquadrato il luogo dove viveva, fosse cosa normale.

Poco importa se il 64enne di Forlimpopoli (piccolo comune di 13mila abitanti) dopo il servizio andato in onda martedì primo novembre è stato oggetto di minacce, offese e manifesti – così come rimarcato dai legali della famiglia – che lo invitavano a “bruciare all’inferno”. Circostanze denunciate anche ai carabinieri. Poco importa che domenica 6 novembre l’anziana madre lo ha trovato senza vita in casa, stroncato da un mix di farmaci.

Per il programma televisivo di Mediaset e per la Iena Matteo Viviani nessun passo indietro neanche davanti alla “tragedia nella tragedia che non solo non ci lascia indifferenti, ma ha colpito tutti noi”. Viva lo pseudo giornalismo d’inchiesta, quello che mira alla gogna mediatica, sbattendo il “mostro” davanti alle telecamere senza preoccuparsi della tutela della privacy e delle norme deontologiche da rispettare.

Poco importa anche che le indagini, guidate dalla Procura di Forlì (che ora ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per istigazione al suicidio) e dai carabinieri, hanno portato alla richiesta di archiviazione di Zaccaria dall’accusa di morte come conseguenza di altro reato perché, secondo i pm forlivesi, non è stato ravvisato un nesso causale fra la morte del giovane e il comportamento dell’uomo (condannato per sostituzione di persone a una ammenda di 825 euro).

Nel servizio andato in onda martedì 8 novembre la Iena Viviani, e la redazione, si preoccupano solo di non mostrare nel filmato il 64enne che si è ammazzato dopo il video della scorsa settimana. Poi tanta retorica da chi spesso riesce a ricoprire più ruoli (giudice, magistrato e “giornalista”) nello stesso servizio.

“Con un servizio di Matteo Viviani ‘Le Iene’ stasera tornano a parlare della tragedia che ha colpito Daniele, un ragazzo di 24 anni che circa un anno fa si è tolto la vita, e del suicidio dell’uomo che aveva una relazione virtuale con il ragazzo. Il giovane di Forlì si era innamorato di una bellissima ragazza, ”Irene Martini”, conosciuta sui social. Dopo un anno in chat e migliaia di messaggi si era reso conto che la sua ”Irene” in realtà non è mai esistita, che dietro a quel profilo c’era un’altra persona. Da qui, il crollo” aveva fatto sapere la trasmissione in onda su Italia 1.

Viviani spiega poi che “prima di raccontare questa drammatica vicenda, ne abbiamo raccontate altre, molto simili, ma che fortunatamente non hanno avuto lo stesso epilogo. Oltre a Daniele, altri ragazzi avrebbero iniziato un rapporto via social con ”Irene Martini”. Se per alcuni non è stato nulla di significativo per altri, invece, la storia ha rappresentato qualcosa in più come per Daniele”.

“Il ‘catfishing’ è un fenomeno molto più ampio e pericoloso di quello che si può immaginare e le vittime sono sempre i soggetti più deboli, quelli che dovrebbero essere maggiormente tutelati” aggiunge.

Poi l’illuminazione: “La domanda è: attorno a questo problema stiamo vivendo un vuoto normativo? Abbiamo gli strumenti per proteggere le persone più a rischio? Nel nostro ordinamento è previsto il reato di sostituzione di persona, ma siamo sicuri che sia sufficiente?”. Nel frattempo però Le Iene non si sono preoccupate di proteggere la privacy delle persone coinvolte nel loro tritacarne mediatico. La presunzione d’innocenza c’è, esiste, ma loro la ignorano. Zaccaria dopo il servizio della scorsa settimana è stato riconosciuto facilmente per le strade del piccolo paesino in provincia di Forlì. In quella circostanza lo stesso Viviani non si creava problemi a inseguire il 64enne nonostante la presenza dell’anziana madre in carrozzella. Così come la redazione non si è preoccupata, in fase di montaggio, di oscurare tutti gli elementi utili al riconoscimento di un uomo innocente fino a prova contraria.

Sicuramente continueremo ad occuparci di ‘catfishing’, perché imparare a conoscere il problema è il primo passo per evitarlo” questo il commento di Viviani in chiusura del servizio.

Intanto la Procura di Forlì ha aperto una inchiesta per istigazione al suicidio dopo il clamore mediatico generato dal servizio de Le Iene e le successive minacce ricevute nei giorni scorsi da Zaccaria, con – stando a quanto riferiscono i legali che assistono la famiglia – manifesti che invitavano l’uomo protagonista del ‘catfishing‘ (l’utilizzo di un account con falsa identità da parte di una persona, allo scopo di raggirare altri utenti con il nome usato falsamente) a ‘bruciare all’inferno’. L’inchiesta, così come confermato al quotidiano da Maria Teresa Cameli, capo della procura di Forlì, è al momento a carico di ignoti.

Gli avvocati Pierpaolo Benini e Antonino Lanza hanno annunciato che la madre e la sorella del 64enne, da loro assistiti, sono pronti a costituirsi parte civile in caso di apertura di un procedimento per reati come violenza privata e, appunto, istigazione al suicidio.

LA VICENDA – Il servizio de Le Iene era relativo al suicidio di Daniele, un ragazzo di 24 anni di Forlì che nel settembre 2021 decise di farla finita dopo una delusione amorosa: per circa un anno, durante l’emergenza Covid, aveva ‘conosciuto’ online una ragazza, Irene. In realtà dietro al profilo della giovane ci sarebbe stato Roberto Zaccaria che con delle foto prese dal profilo di una modella aveva iniziato a chattare con il 24enne, scambiando migliaia di messaggi via WhatsApp. Nessuna nota vocale, nessuna telefonata, nessuna videochiamata. Solo tanti messaggi che avevano portato Daniele a credere di aver istaurato una relazione sentimentale con ‘Irene’. Dopo aver scoperto che era tutta una finzione, la delusione avrebbe portato il 24enne al suicidio lasciando una lettera ai genitori e al fratello nella quale invitava quest’ultimo a non isolarsi, a “non fare i stessi miei errori, io ho sbagliato tutto, non ho mai avuto un amico, mai una ragazza. Sono stato solo tutta la vita”.

Le Iene l’hanno fatta grossa” tanto che “ci sono gli estremi per fondare un esposto senza incorrere nella calunnia”, dichiara a LaPresse l’avvocato Benini. “Personalmente la vedo come una possibilità di ricostruire l’intera vicenda senza le ‘infarciture’ fatte dalla trasmissione”. Secondo Benini “gli estremi” sarebbero per “violenza privata a cominciare da come è stato bloccato impedendogli i movimenti per realizzare il servizio” e perché la trasmissione “è andata in onda nonostante una diffida per iscritto”.

LA PRIMA INCHIESTA – Dopo il suicidio del 24enne Daniele e la denuncia dei familiari ai carabinieri, l’inchiesta aperta dalla procura di Forlì si era conclusa con un decreto di condanna penale nei confronti di Zaccaria, con un’ammenda di 825 euro, per sostituzione di persona, mentre era stata chiesta l’archiviazione per l’accusa di morte come conseguenza di altro reato perché, secondo i pm forlivesi, non è stato ravvisato un nesso causale fra la morte del giovane e il comportamento dell’uomo.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall’ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.

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