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Scandalo Qatar, cosa è successo: l’indagine e le accuse di corruzione sul Parlamento europeo – Il Riformista

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“Potrebbe essere il caso più significativo di potenziale corruzione dentro al Parlamento”

Elena Del Mastro — 12 Dicembre 2022

Scandalo Qatar, cosa è successo: l’indagine e le accuse di corruzione sul Parlamento europeo

Del Qatar non si parla più soltanto per via dei Mondiali, ma anche per il caso di sospetta corruzione che aleggia nel Parlamento europeo che sarebbe stato proprio da parte del ricchissimo paese del Medio Oriente. Stata avviata un’indagine che coinvolge diversi parlamentari europei e persone che lavorano nel Parlamento Europeo alcuni dei quali italiani.

La Procura Federale Belga sta conducendo l’indagine da luglio. Sabato 10 dicembre ha fatto sapere che sono state arrestate quattro persone, fra cui una delle attuali vicepresidenti del Parlamento Europeo, la greca Eva Kaili, e l’ex parlamentare europeo italiano Antonio Panzeri, entrambi espressione di partiti del centrosinistra. Alcune persone a loro vicine sono state interrogate e alcuni uffici sono stati perquisiti dalle autorità belghe. Le accuse formali sono di associazione a delinquere, riciclaggio e corruzione. La procura sospetta che a “persone dentro al Parlamento Europeo siano state pagate grosse quantità di soldi o abbiano ricevuto regali significativi per influenzare le decisioni del Parlamento Europeo” riguardo al Qatar. Ma le indagini sono ancora in corso.

Negli ultimi mesi il Qatar è stato al centro del dibattito per i mondiali e soprattutto per le violazioni dei diritti umani relativi ai lavoratori impegnati nella costruzione di grattacieli e stadi per i Mondiali. La Procura sospetta che il Qatar abbia coinvolto diverse persone del parlamento Europeo per migliorare la propria immagine nell’Occidente e nelle istituzioni europee. Nessuna delle persone coinvolte ha commentato le accuse e il Qatar con un breve comunicato ha respinto “ogni tentativo di associare lo stato ad accuse di irregolarità”.

Nella mattinata di venerdì sono stati fermati l’ex eurodeputato del Pd Antonio Panzeri, poi passato ad Articolo Uno, il suo assistente nella passata legislatura Francesco Giorgi, Luca Visentini, da poco stato eletto segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc), e Niccolò Figà-Talamanca, direttore della Ong No Peace Without Justice che opera a Bruxelles.

In questo elenco si aggiunge l’ europarlamentare socialista greca Eva Kaili, compagna dell’italiano Giorgi e soprattutto una dei 14 vicepresidenti del Parlamento europeo. Kaili è stata sospesa sia dal gruppo socialista europeo che dal Pasok greco. Ma a causa delle indagini, come comunicato dal portavoce della presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, quest’ultima “ha deciso di sospendere con effetto immediato tutti i poteri, compiti e le deleghe di Eva Kaili nella sua qualità di vicepresidente del Parlamento europeo”

Soltanto due settimane fa, nel corso di un dibattito parlamentare nell’aula di Strasburgo, era stata votata una risoluzione di censura del Qatar e in difesa dei diritti civili in quel Paese. Nel suo discorso Eva Kaili, per essendo il gruppo socialista S&D a favore della risoluzione, si era espressa a favore del Paese: “Il Qatar è all’avanguardia nei diritti dei lavoratori”, aveva detto la eurodeputata greca, sottolineando che “la Coppa del Mondo in Qatar è la prova di come la diplomazia sportiva possa realizzare una trasformazione storica di un Paese con riforme che hanno ispirato il mondo arabo”.

Nel corso della perquisizione presso l’abitazione della vice presidente dell’Eurocamera Eva Kaili, scrive il quotidiano belga L’Echo, sarebbero stati trovati addirittura “sacchi di banconote”. Il dato chiarirebbe anche il perché Kaili sia stata arrestata nonostante l’immunità parlamentare. Secondo il regolamento interno del Parlamento europeo l’immunità, infatti, decade in caso di flagranza di reato. Anche il padre di Kaili è stato arrestato: stava cercando di fuggire portando con sé una valigia piena di banconote. L’operazione condotta dalla polizia ha portato a 16 perquisizioni in 14 indirizzi in diversi quartieri di Bruxelles, oltre al sequestro di 600mila euro in contanti, smartphone e altro materiale informatica. Il denaro sarebbe stato sequestrato a casa di Panzeri, l’ex eurodeputato Dem.

Tra gli uffici perquisiti anche quelli degli assistenti di due deputati belgi, Marie Arena e Marc Tarabella, così come la sede di Fight Impunity, ong fondata nel settembre 2019 da Panzeri e che si occupa di violazione dei diritti umani. Panzeri “è sospettato” di essere intervenuto “politicamente con i membri” che lavorano al Parlamento Europeo “a beneficio di Qatar e Marocco, contro il pagamento”. Lo si legge in uno degli atti dell’indagine di Bruxelles per “corruzione di funzionari e membri degli organi delle Comunità europee e di Stati esteri, riciclaggio e associazione per delinquere”.

Indagini sono ancora in corso per stabilire cosa sia successo. Certo è che il caso ha riaperto il dibattito sulla permeabilità del parlamento Europeo ai tentativi di influenza esterna di lobby e paesi stranieri. “Sebbene questo possa essere il caso più significativo di potenziale corruzione dentro al Parlamento da molti anni a questa parte, non è un incidente isolato”, ha detto al Financial Times Michiel van Hulten, capo dell’ufficio di Bruxelles della ong Transparency International, come cita Il Post. Da tempo circola la proposta di rendere più stringenti le norme del Parlamento Europeo sulla trasparenza e i rapporti con le lobby. Proposta che viene sempre bocciata da una maggioranza trasversale di parlamentari europei.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

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