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Salvini, “fiducia piena” dal consiglio federale della Lega: avvertimenti a Meloni sui ministeri e sull'autonomia regionale – Il Riformista

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I governatori ottengono i congressi locali

Carmine Di Niro — 27 Settembre 2022

Salvini, “fiducia piena” dal consiglio federale della Lega: avvertimenti a Meloni sui ministeri e sull’autonomia regionale

Una Lega compatta, come testimoniato anche da una foto pubblicata sui social del partito in cui si notano tutti i big assieme a mostrare un clima di condivisione, ma soprattutto unita attorno al suo segretario.

È questo quello che emerge, almeno all’apparenze e in via ufficiale, dal consiglio federale tenuto oggi pomeriggio nella sede del Carroccio a Milano, in via Bellerio, dove i maggiorenti del partito si sono riuniti per discutere dell’esito delle elezioni di domenica 25 settembre.

Appuntamento disastroso per Salvini e soci, precipitati sotto il 9 per cento e doppiati da Fratelli d’Italia nelle regioni-feudo del Nord. Eppure la leadership di Salvini per ora non si tocca.

“Salvini sì o Salvini no? Salvini sì”, ha risposto ai cronisti il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga uscendo dal consiglio federale, uno dei nomi ‘caldi’ per l’eventuale successione all’attuale segretario.

Secondo la nota ufficiale del Carroccio diramato al termine dell’incontro “la Lega potrà recuperare il consenso grazie ai risultati che otterrà nel governo di centrodestra, e Matteo Salvini avrà un ruolo fondamentale, ripartendo anche dall’ascolto del territorio e dalla valorizzazione dei tanti amministratori a partire dai governatori”. Incontro che “ha confermato piena fiducia a Salvini”, con la richiesta unanime di averlo in ruolo di governo, sono le parole utilizzate dal partito per chiudere per il momento il caso.

Quale ministero? “Si deciderà con gli altri partiti, ma la posizione della Lega che esce dal direttivo federale è che il miglior modo per rilanciare la nostra azione politica è che il nostro segretario abbia un ministero di peso”, ha spiegato al termine dell’incontro Riccardo Molinari, capogruppo uscente del Carroccio alla camera. “Se sarà vice premier lo vedremo. La richiesta di oggi è che faccia parte del governo con un ruolo importante”, ha aggiunto Molinari, fedelissimo del segretario, lanciando un avvertimento all’alleata Giorgia Meloni, premier in pectore del centrodestra. Ma dal consiglio federale leghista arriva un secondo fronte di scontro per Meloni: la Lega ha infatti annunciato che chiederà di inserire il tema dell’autonomia regionale nel primo Consiglio dei ministri, un tema che rischia di spaccare la maggioranza sul nascere.

Ma dal vertice di via Bellerio il fronte dei governatori del Nord, Fedriga, Zaia e Fontana, ha strappato al segretario la convocazione dei congressi locali: “Quelli provinciali saranno celebrati entro dicembre e immediatamente a seguire si faranno i regionali“, ha comunicato il partito, senza lasciare per ora spazio all’ipotesi di un consiglio federale per mettere ufficialmente in discussione la leadership di Salvini, che ha già convocato un secondo consiglio federale la prossima settimana “per costruire insieme il governo di centrodestra“.

Eppure sullo sfondo restano le pesanti critiche all’operato di Salvini. A lanciare strali contro il segretario è il suo predecessore Roberto Maroni, ex ex governatore della Lombardia, che nella rubrica “Barbari Foglianti” su Il Foglio non lesina critiche: “Ora si parla di un congresso straordinario della Lega. Ci vuole. Io saprei chi eleggere come nuovo segretario. Ma, per adesso, non faccio nomi“.

L’altro messaggio durissimo era arrivato da Umberto Bossi, il “Senatur” che dopo 35 anni resta fuori dal Parlamento. Il fondatore del Carroccio era il capolista del Carroccio nel collegio plurinominale per la Camera a Varese, ma il partito non ha ottenuto alcun seggio: tutta colpa dei complicati giochi dei “resti” legati alla legge elettorale. Ma all’AdnKronos Bossi ha voluto commentare il risultato del voto per il ‘suo’ partito: “Il popolo del Nord esprime un messaggio chiaro ed inequivocabile che non può non essere ascoltato“, ha commentato Bossi. “Sono contento poiché avevo deciso di non candidarmi. Mi hanno pregato e solo per il rispetto verso la militanza ho accettato“.

carmine e1618247258438

Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia

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