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Rifondazione Pd, l'allarme lanciato dai… dinosauri e la nuova fase: dal nome e dal simbolo fino all’identità – Il Riformista

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Le quattro fasi

Aldo Torchiaro — 1 Ottobre 2022

Rifondazione Pd, l’allarme lanciato dai… dinosauri e la nuova fase: dal nome e dal simbolo fino all’identità

Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si sono incontrati ad Arcore. I due membri di minoranza della coalizione a trazione meloniana hanno parlato per due ore, riassunte in due righe: “Al centro del colloquio il fitto calendario di appuntamenti istituzionali previsto per le prossime settimane e le priorità che dovranno essere affrontate dal futuro governo”.

Alleati allineati tra loro, e solo poi verso Fdi, secondo quella che nel comunicato viene definita “massima comunità d’intenti con Giorgia Meloni: è necessario dare presto all’Italia un esecutivo compatto, di alto livello, capace di affrontare sfide complicate a partire proprio dall’emergenza originata dai prezzi record dell’energia”. E il pensiero va subito lì. A Mosca. Perché la politica italiana – forse anche ad Arcore – ha sospeso ogni attività per quaranta minuti. Tanto è durato il discorso in diretta di Putin che nessuno poteva fingere di ignorare: perché lo Zar, riunita la sua corte, ha lanciato strali di guerra planetari, accusato l’Europa di fare il gioco degli Americani (“Che hanno sabotato il gasdotto North Stream”) e comunicato al mondo di volersi annettere quattro regioni dell’Ucraina. Proprio alla vigilia del colpo di cannone aveva provato a oliare gli ingranaggi verso Roma: “La Russia è pronta a collaborare con il nuovo governo italiano”.

Stefania Craxi al Riformista aveva rispedito al mittente ogni lusinga: “Il governo di centrodestra ancorerà saldamente il paese all’alleanza occidentale senza alcun cedimento”. Parole che ieri la stessa leader di Fratelli d’Italia ha fatto proprie: “Questa ulteriore violazione delle regole di convivenza tra Nazioni da parte della Russia conferma la necessità di compattezza e unità delle democrazie occidentali”. Chiaro e tondo, il messaggio di Giorgia Meloni dopo la dichiarazione di Putin ha fatto capire l’indirizzo del nascituro esecutivo. Non ci sarà Draghi nella buchetta del suggeritore, ma le prime note della Giorgia Meloni non più leader dell’opposizione ma plenipotenziaria del governo sono ben impostate. Giulio Terzi di Santagata, Elisabetta Belloni e Adolfo Urso hanno composto una triade già entrata nella fase di consultazione permanente con la premier in pectore.

Il più politico dei tre, Adolfo Urso – che nell’esecutivo nascente potrebbe occuparsi di Esteri o della Difesa – ci conferma lo stato di preallerta, sia pure informale. E convoca il Copasir per martedì prossimo. L’organismo di vigilanza sull’intelligence vuole esaminare più da vicino, parrebbe, gli attacchi informatici quotidiani sferrati “dall’estero” alle piattaforme telematiche delle istituzioni. Del conflitto in Ucraina l’Italia rimarrà – anche in questa nuova fase, con le ‘annessioni’ in corso – parte indiretta. La fornitura di armamenti, sistemi di difesa, supporto logistico e sanitario all’esercito di Zelensky è assicurato. Il Copasir seguirà con ancora maggiore attenzione le minacce internazionali e dietro le quinte ha iniziato le trattative per la successione al vertice dell’organismo. Spetterà al Pd indicare il nuovo presidente di commissione e il nome più autorevole rimane quello di Enrico Borghi, che all’esperienza già maturata nel Copasir unisce i buoni rapporti trasversali tra le anime del partito.

In casa dem non accenna a placarsi il dibattito che qua e là diventa scontro vero e proprio. La carica l’hanno suonata ieri mattina due voci autorevoli della storia dem, l’ultimo segretario Ds, Piero Fassino (“Va rifondato tutto”) e Rosi Bindi che, intervistata da La Stampa, non nasconde la necessità di andare dritti allo scioglimento del Pd. “Essere tutti pronti a mettersi a disposizione, fino allo scioglimento dell’esistente, per costruire un campo progressista coinvolgendo quelle realtà sociali che già interpretano il cambiamento e non trovano rappresentanza politica”, ha detto l’esponente che viene dal cattolicesimo democratico: “Penso allo scioglimento, ci si risparmi la resa dei conti interna, perché la ritualità del congresso è ormai accanimento terapeutico”.

Il segretario Enrico Letta ha fatto sentire la sua voce indirizzando una lettera agli iscritti con la quale chiarisce il percorso verso il congresso, con quattro fasi: chiamata alla partecipazione; elaborazione del programma, nuovo nome e simbolo; scelta con doppio turno dei gruppi dirigenti locali e nazionali e infine primarie aperte per eleggere il nuovo segretario – a questo punto un primo segretario – della Rifondazione Dem. “Tutto in discussione, dal nome e dal simbolo fino all’identità stessa del Partito Democratico”, sottolinea Letta nella missiva. D’accordo con lui una vasta schiera di dirigenti, da Enrico Borghi a Valter Verini, da Piero De Luca a Francesco Boccia. Aspetta ad abbracciare il percorso la prima auto candidata alla segreteria, Paola De Micheli.

Fuori dall’area dem, il Terzo Polo si organizza preparando un gruppo unico in Parlamento dove Azione e Italia Viva getteranno le basi del nuovo soggetto riformista. Matteo Renzi piuttosto che sparare sulla Croce Rossa della crisi del Pd, mette l’accento sulla crisi del sistema giustizia. Si è chiuso il processo a Genova sugli appalti legati al Terzo valico. “E anche oggi uno scandalo che riguarda le infrastrutture in Italia finisce con un’assoluzione. Assolti oggi a Genova sul terzo valico Pietro Salini, Ercole Incalza e molti altri. Qualche giustizialista chiederà scusa almeno oggi? Si chiede Matteo Renzi. Di rimettere mano alla riforma che attende ancora la giustizia potrebbe essere chiamata Giulia Bongiorno, in quota Lega.

Il totoministri impazza ma una regola, che farà da cardine, sembra chiara: il tridente come schema di gioco per ciascun dicastero. Fdi, Fi e Lega avranno per ciascuna casella un ministro e due viceministri, oppure un ministro e due sottosegretari per i ministeri senza portafoglio. Con le importanti eccezioni di quattro o cinque caselle che andranno a tecnici. In quei casi sotto ai tecnici saranno sempre presenti tre esponenti politici della coalizione.

torchiaro

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.

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