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Natale a Kyjiv | Dopo la visita di Putin a Lukashenko, l’Ucraina teme una nuova offensiva – Linkiesta.it

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La Bielorussia dispiega i sistemi missili S-400 Iskander consegnati dalla Russia. È questo il primo effetto dell’incontro a Minsk tra il presidente russo Valdimir Putin e il presidente bielorussio Alexander Lukashenko.

C’era molta attesa per l’ottavo vertice dell’anno tra i due. Per la prima volta in tre anni era Putin a volare a Minsk e ad accompagnarlo c’era una delegazione d’alto livello che comprendeva i ministri degli Esteri, della Difesa e dell’Energia. Tra fiori e dolci, Lukashenko non ha fatto mancare nulla al cerimoniale di accoglienza del leader del Cremlino. Con un benvenuto riservato di persona all’aeroporto di Minsk.

Minsk e Mosca hanno concordato di proseguire con le operazioni militari congiunte ed è stata discussa la creazione di un spazio comune di difesa aerea. Promesse che sono continuate con le rassicurazioni di Putin circa le voci sull’assorbimento della Bielorussia: «La Russia non ha interesse ad assorbire nessuno. Oggi possiamo affermare inequivocabilmente: insieme siamo riusciti non solo a sopravvivere, ma anche a trovare opportunità per lo sviluppo delle nostre economie».

Mentre il suo portavoce Dmitrij Peskov aveva negato già in mattinata che la visita avesse lo scopo di convincere Minsk a partecipare direttamente all’offensiva in Ucraina: «Sono invenzioni assolutamente stupide e prive di fondamento».

Mosca e Minsk adotteranno «misure comuni per garantire la sicurezza» dei due Paesi, come «consegne reciproche di armi», nonché la fabbricazione congiunta di armamenti, ha fatto sapere Putin. La Russia continuerà inoltre ad addestrare i militari bielorussi a pilotare gli aerei di progettazione sovietica che sono stati riequipaggiati per il possibile utilizzo di munizioni con una testata speciale.

«Abbiamo testato questi aerei in Russia e li stiamo preparando ora», ha sottolineato da parte sua Lukashenko, spiegando che il dispiegamento dei sistemi missilistici S-400 e Iskander consegnati dalla Russia «non è una minaccia per nessuno». Lukashenko ha anche aggiunto: «La Russia può fare a meno di noi e noi non possiamo fare a meno di lei. Siamo in grado di proteggere la nostra indipendenza da soli, senza la Russia? No! E se qualcuno pensa di poterci separare oggi, creare un cuneo tra di noi, non ci riuscirà».

Lo scorso febbraio, in realtà, Mosca ha usato il territorio bielorusso come base di retroguardia per le sue truppe che hanno lanciato l’offensiva contro l’Ucraina e l’esercito russo ha appena annunciato l’inizio di manovre «tattiche» in Bielorussia che seguono l’annuncio a metà ottobre della formazione di una forza congiunta di diverse migliaia di uomini. Manovre che potrebbero non essere che un ulteriore tentativo di distogliere le truppe ucraine dal fronte Sud-Est. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky però non è disposto a correre rischi: «Ci stiamo preparando a tutti i possibili scenari di difesa», ha detto sostenendo che la situazione al confine settentrionale per l’Ucraina resta una «priorità costante».

Da Kyjiv, è stato ribadito più volte il timore che il Cremlino possa premere sul regime bielorusso per trascinarlo con sé nell’invasione dell’Ucraina, oppure tentare un altro attacco dal territorio della Bielorussia. Nei giorni scorsi, il generale ucraino Valery Zaluzhny ha parlato all’Economist dell’ipotesi di una nuova offensiva contro Kyjiv nei primi mesi del prossimo anno. Scenario però smentito dalla stessa Casa Bianca nei giorni scorsi, tanto più che l’esercito di Mosca sembra avere ormai ben poche forze, soprattutto a terra.

Diversa però resta la situazione nei cieli ucraini. Ieri mattina, poco prima dell’alba, un altro attacco ha lasciato di nuovo capitale e altre regioni parzialmente senza luce. Le forze armate ucraine affermano di aver abbattuto 30 degli almeno 35 droni kamikaze lanciati dal Mar d’Azov. E l’agenzia ucraina per l’energia atomica inoltre accusa la Russia di aver lanciato un drone sopra una centrale nucleare nella regione di Mykolayiv.

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