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Missili in Polonia | Cala la tensione, ma ora Putin punta a lasciare al gelo gli ucraini durante l’inverno – Linkiesta.it

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«Le persone che si occupano di difesa rimangono più fredde e razionali, nessuno ha bisogno di una degenerazione del conflitto. Quando si vivono momenti così pericolosi, la cosa importante è mantenere i nervi saldi e non farsi prendere dalla reazione immediata». Il ministro della Difesa Guido Crosetto sul Corriere loda i suoi omologhi dei Paesi Nato che, come lui, hanno gettato acqua sul fuoco nelle ore convulse dei missili caduti in Polonia.

«A caldo non abbiamo commentato perché volevamo avere certezza dell’accaduto. Sapevamo che ogni parola, in una situazione già grave, poteva alimentare un clima di scontro. Mentre sui social molti discutevano di guerra mondiale, i miei colleghi della Nato e gli americani stessi mostravano un atteggiamento di prudenza. Non parliamo di tifo calcistico, ma di armi e guerra, le cose più brutte che l’umanità possa fare», dice.

Nella conferenza stampa a margine del vertice straordinario della Nato, il segretario generale Jens Stoltenberg ha spiegato che «le indagini sull’accaduto sono in corso, necessitiamo di aspettare l’esito ma non abbiamo indicazioni che le esplosioni siano frutto di un attacco deliberato e non abbiamo indicazioni che la Russia stia preparando un attacco alla Nato». L’incidente del 15 novembre non sembrerebbe dunque essere responsabilità di Mosca, almeno direttamente. Ma neanche di Kiev, nonostante «gli esiti preliminari delle indagini indicano che l’incidente è stato provocato da un missile di difesa anti-aerea ucraino». Stoltenberg ha puntualizzato che l’Ucraina «non ha colpe». Quanto avvenuto, infatti, sembra essere «il risultato del massiccio lancio di missili russi sull’Ucraina. Questa è la dimostrazione che la guerra di Putin crea situazioni pericolose», ha detto.

Crosetto assicura che «non è un incidente destinato ad aggravare una situazione già grave». Ma, aggiunge, «viviamo una fase complessa, la guerra sarà ancora lunga. Questi bombardamenti alle infrastrutture civili servono a dare un ulteriore colpo al morale degli ucraini. La strategia russa è cambiata ed è ancora più violenta, punta a rendere impossibile ad alcuni milioni di persone affrontare l’inverno. Per non morire di freddo saranno costrette a migrare verso l’Europa. È un modo disumano di combattere la guerra, che porta a un ulteriore aggravamento».

Mezza Kiev è rimasta senza corrente. «Si tratta di un crimine di guerra, di un comportamento immorale che intende causare una nuova crisi umanitaria», dice ad Avvenire l’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk. Che precisa: «Tutta l’Ucraina vuole la pace», ma «anzitutto serve riconoscere il diritto all’esistenza dell’Ucraina. Cosa negata anche recentemente da Putin. Poi è necessario assicurarle una sua soggettività: questa è la premessa del dialogo. Se giungerà una seria proposta di pace, il Paese lo accetterà con grande gioia». Eppure, dopo mesi di bombardamenti, «nessuno è scoraggiato e la gente capisce che arrendersi vuol dire peggiorare la situazione».

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