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Milano, professore di liceo costretto di notte a fare il rider “Non arrivo a fine mese”

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Anni di studio e fatica e poi, in età non più giovanissima, un professore di Milano si è ritrovato a dover fare il rider di notte per arrivare a fine mese.

Spesso si sente dire che gli italiani certi lavori umili non vogliono più farli. Di sicuro non è il caso di Alberto, 61 anni.

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ANSA/DANIEL DAL ZENNARO /ARCHIVIO

Alberto ha studiato a Varese, in un liceo. La sua formazione gli ha permesso di diventare professore.  Questo durante il giorno però.  Già perché  il 61enne  di giorno fa il professore e di notte ha accettato di fare il rider per arrivare a fine mese. L’uomo non è nemmeno più giovanissimo e, nonostante, lavori come professore durante il giorno, lo stipendio non è sufficiente a fare fronte a tutte le spese. Intervistato da Fanpage in una calda estate milanese, ha raccontato: “Da giovane sognavo di fare l’atleta. Ero bello fisicato: alto un metro e ottanta, ho sempre avuto prestanza fisica. Purtroppo mio padre non voleva saperne e pretendeva che studiassi solamente… Oggi sono un insegnante di ruolo ma quanto percepisco di stipendio non mi permette di fare solo quello. Comunque non è che si guadagni molto, eh. Stasera ho messo via 21 euro e 84 centesimi e sono quasi tutti grazie alle mance”.

Dunque Alberto, non essendo così facile, specialmente alla sua età trovare un secondo impiego, ha accettato di fare il rider nelle ore notturne per arrotondare, per darsi una mano da solo ad arrivare a fine mese. Lo fa dal novembre del 2018: caldo, freddo, pioggia neve non importa. Finisce spesso anche alle 3 di notte con le consegne e poi alle 5.30 suona la sveglia per andare a scuola, ad insegnare ai ragazzi. Il 61enne, inoltre,  vive a Milano ma insegna in un liceo di Varese e non ha nemmeno la macchina. Le sue giornate corrono veloci: sveglia,  treno, lavoro a scuola, ritorna a casa, pranza e dopo poco sale in sella alla bicicletta per iniziare il suo secondo lavoro. “Forse quando si pensa a un professore si ragiona ancora su una sorta di lavoro culturalmente elitario messo in pratica da chi non potrebbe mai prendere una bicicletta e pedalare avanti e indietro per consegnare cibo, specie di notte. Ma a me di quello che pensano le persone non è mai fregato molto. L’obiettivo è tirare fino all’età pensionabile, per la quale “mancano ancora tre anni, poi la speranza è di passare una vecchiaia in tranquillità” – ha concluso il professore – rider

E la storia di Alberto è la storia di tanti che o hanno perso il lavoro durante il lockdown oppure un lavoro lo hanno ma non riescono comunque ad arrivare alla fine del mese tra affitto o rata del mutuo, bollette e magari anche figli da mandare a scuola e sfamare. Sempre a Milano un altro docente si è dovuto adattare a salire in sella e fare consegne. Si tratta di Luca Corbetta, ex modello, ex insegnate di danza e quattro lingue parlate. Ma il lockdown gli ha tolto tutto: “E’ l’unico modo per mantenere mia moglie e i miei figli e arrivare a fine mese” – dice.

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