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Manovra stretta | Niente flat tax e azioni spericolate sulle pensioni, Meloni chiede prudenza agli alleati – Linkiesta.it

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«Se alla fine saremo tutti un po’ scontenti, ci sarà più equilibrio». Valentino Valentini, vice del ministro delle Imprese e del Made in Italy, riassume così lo stato della manovra che oggi il governo dovrebbe approvare in consiglio dei ministri. Un pacchetto di circa 32 miliardi, due terzi dei quali andrà a coprire le misure contro il caro energia, lasciando poco spazio alle promesse elettorali fatte dai partiti della maggioranza di destra.

Il Consiglio dei ministri è convocato alle 17. Prima una riunione tecnico-politica della maggioranza proverà a chiudere le questioni ancora aperte sulla legge di bilancio 2023, la prima del governo Meloni. Il testo non è ancora completo perché il nodo coperture agita l’esecutivo. Dei circa 32 miliardi, 21 sono in deficit e spesi per gli aiuti sull’energia. Bisogna rinunciare quindi ad alcune delle misure annunciate. Come il taglio dell’Iva su pane e latte e la flat tax incrementale. Motivo: per la Ragioneria generale dello Stato costano troppo.

Ed è stata proprio la premier Meloni a dire ai suoi: «Non butto via la mia credibilità per realizzare misure che potremo approvare senza strappi tra sei mesi. Ogni passo va ragionato e accompagnato dalla sostenibilità dei conti». Forse neanche Mario Draghi immaginava che Meloni potesse attenersi in modo così rigoroso ai paletti di bilancio ricevuti in eredità durante il passaggio di consegne, scrive Repubblica.

Il Corriere della Sera racconta in un retroscena che Meloni ha spiegato ai suoi ministri che la situazione non consente né fuochi d’artificio né errori. «Adesso la nostra priorità è affrontare l’emergenza e dare all’Europa e ai mercati un segnale di stabilità e responsabilità», ha detto. E quindi niente «azioni spericolate», «non ci sono le risorse, non c’è tempo e non possiamo sbagliare. Siamo arrivati da 30 giorni e abbiamo poco più di un mese per approvare la manovra».

Per le pensioni care alla Lega, quindi, la formula trovata per superare la legge Fornero è “41 + 62”. Sulla flat tax è confermato l’aumento della soglia (da 65 a 85mila euro) per autonomi e partite Iva, ma sparisce quella incrementale per i dipendenti. Nella nuova “pace fiscale” rimane l’azzeramento delle cartelle al di sotto dei mille euro, ma decade la voluntary disclosure per il ritorno dei capitali dall’estero.

Il provvedimento più atteso è il taglio del cuneo fiscale. La replica del taglio per i redditi fino a 35mila euro avrà un costo di 3,5 miliardi. A questa dovrebbe accompagnarsi un ulteriore taglio di un punto per le fasce di reddito al di sotto dei 20 mila euro. L’obiettivo è quello di arrivare a un taglio di cinque punti percentuali totali. Ma servono soldi. E le risorse Meloni vorrebbe trovarle dalla stretta sul reddito di cittadinanza per 600mila beneficiari occupabili, che vale 1,8 miliardi, bloccando l’assegno al rifiuto della prima proposta di lavoro. Dopo un botta e risposta con la ministra del Lavoro Marina Calderone, che ha sottolineato come queste persone siano occupabili solo sulla carta proponendo in alternativa corsi di formazione obbligatori in linea con le esigenze dei Comuni, la questione è ancora aperta.

Ma quello del Reddito non è l’unico nervo scoperto dentro al governo. Ci sono da risolvere la questione della rottamazione delle cartelle e dell’azzeramento dell’Iva per un anno su pane, pasta e latte. La fila degli scontenti è lunga.

La cosa certa è che le imprese riceveranno la maggior parte dei 21 miliardi a disposizione. I crediti d’imposta saliranno dal 30% al 35% per i bar, i ristoranti e le altre piccole attività, per le grandi imprese si prova il passaggio dal 40% al 45%. Il resto serve a prorogare lo sconto sui carburanti, ristori per alcuni settori e il bonus sociale per le bollette.

Sulla flat tax, verranno usati circa 600 milioni per alzare la soglia del 15% da 65 mila a 85 mila euro. La versione incrementale, bocciata dalla Ragioneria, potrebbe essere ripescata in Parlamento. Il governo punta ad avviare l’iter alla Camera il 25 novembre.

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