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La terza fase | Meloni è più simile a Zemmour che a Le Pen, alle Europee il Terzo Polo raddoppierà i voti – Linkiesta.it

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Fatta l’alleanza, bisogna fare Renew Italia. Sandro Gozi parla sempre di spazio politico «centrale», mai centrista, perché quelle sono etichette scadute. Secondo l’eurodeputato e segretario generale del Partito democratico europeo (Pde), il nuovo polo, nato da Azione e Italia Viva, può rappresentare il «silver lining, il raggio di sole nel cupo cielo romano». Il riferimento è (anche) al congresso di venerdì all’auditorium della Conciliazione, nella capitale. Ci saranno il presidente del Pde Francois Bayrou, il presidente del gruppo Renew Europe all’Europarlamento Stéphane Séjourné, il co-presidente dell’Alde Timmy Dooley, Matteo Renzi e Carlo Calenda. Va progettato il futuro della lista, che ambisce a incarnare la risposta al bipopulismo.

Alle elezioni gli italiani hanno trovato sulla scheda il simbolo di Renew Europe. Quali sono i prossimi obiettivi?

La prima fase era affermare un’idea, la seconda fare l’alleanza per questo “nuovo polo“, chiamiamolo così. Ora apriamo la terza, che è italo-europea, guardando al maggio 2024, alle elezioni europee. L’Italia ha corretto un’anomalia. Non era tanto la presenza di nazionalisti o populisti, che ormai in tutta Europa sono l’avversario da sconfiggere. Ma non c’era un’alternativa centrale, una vera risposta al bipopulismo. Il Pd, Forza Italia o i cosiddetti centristi di destra, negano la loro funzione per replicare schemi superati. Il centrodestra non c’è più, non capisco perché si usi questa parola, è estrema destra. Il Pd è diviso tra socialisti e mélenchonisti, un po’ in piazza con Conte, un po’ non sanno cosa fare. Mancava un’alternativa. Oggi c’è, con un inizio incoraggiante.

Ripartirete da quell’8% sfiorato alle urne?

L’Italia è l’asse prioritario della nostra strategia. Abbiamo bisogno di un protagonismo italiano nel 2024, lavoriamo per raddoppiare i voti di Renew Italia. Affermiamo un concetto per niente chiaro a Roma: ormai non ci sono più elezioni solo nazionali, qualsiasi elezione in uno Stato membro dell’Ue li riguarda tutti.

A proposito di elezioni, che effetto ha fatto in Europa la vittoria di Giorgia Meloni?

Un quarto degli elettori ha deciso di votare un movimento di estrema destra, guidato da una leader che pochi giorni fa ha partecipato a un convegno con Donald Trump, Vox, Viktor Orbán e altre figure di questo genere. Le scelte democratiche vanno sempre rispettate, su questo non deve esserci alcun dubbio. Ma non è che per questo Fratelli d’Italia diventa europeista, atlantista, presentabile e rispettata. Non sarebbe mai al governo senza i voti del Partito popolare europeo (Ppe), di Forza Italia. C’è un problema politico di fondo se il Ppe è sempre di più il predellino attraverso cui gli estremisti vanno al potere, a Roma come in Svezia. Siamo preoccupati per questa deriva e Forza Italia ha grosse responsabilità.

La vostra famiglia europea può essere un esempio per il Terzo Polo che verrà?

Renew Europe ha successo perché è aperta a tante altre forze politiche e personalità. Ci sono il Partito democratico europeo e l’Alde, gli ecologisti, la società civile e nuovi movimenti politici come Renaissance. La ricetta per Renew Italia deve avere come parole d’ordine “inclusione” e “apertura”. A partire dalla questione di +Europa, che spero sia in lista con noi alle prossime Europee, non capirei qualsiasi altra decisione. Per questo nuovo polo penso – a titolo personale – anche al Partito Radicale Transnazionale, alle liste civiche di Federico Pizzarotti, a varie realtà liberali a cominciare dalla Fondazione Einaudi, ai ragazzi della Generazione Ventotene o dell’Appello Libdem.

Dopo i gruppi condivisi in Parlamento, il futuro del Terzo Polo potrebbe portare al partito unico. Avrebbe consigli per un nome?

Non è il momento, non siamo noi a dover decidere il nome degli alleati italiani. Conta rafforzare l’alleanza ed espanderla. Renew Europe rimarrà: alle Europee sarà uno dei simboli della campagna in tutti i Paesi.

All’estero, e in Francia, hanno usato il precedente di Marine Le Pen per capire il fenomeno Meloni?

Giorgia Meloni è più simile a Éric Zemmour che a Le Pen. Si definisce conservatrice, ha molti punti ideologici e politici in comune con lui, ma non è neppure distante da Le Pen. Poi è presidente dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr). Capisco che mettano in rilievo i conservatori britannici, che però non sono più nell’Ue, ma – vista da Bruxelles – quello è il gruppo di Vox, dei bulgari che fanno il saluto nazista in aula, dei democratici svedesi di estrema destra, e del PiS polacco. Capisco lo sforzo di Meloni per far dimenticare chi è, ma funziona a Roma e non a Bruxelles. Solo i media italiani cercano di presentare come conservatore un movimento di estrema destra. Commettono un errore storico. Senza fare un processo alle intenzioni, è altrettanto inutile questa corsa che media e istituzioni fanno a Roma per far dimenticare chi è Giorgia Meloni e cosa ha detto e ha fatto negli ultimi anni. Noi ce lo ricordiamo benissimo. Giusto invece aspettare e vedere che cosa farà il governo Meloni, che giudicheremo sui fatti.

Quanto si farà sentire l’uscita di scena di Mario Draghi?

Se Meloni sarà coerente con se stessa, i conflitti con l’Ue saranno molto forti. Vedremo se invece sarà pragmatica. È contro il Green deal perché lo ritiene ideologico, crede in un’Europa dei veti e delle patrie che era sbagliata già con de Gaulle sessant’anni fa e oggi manco i gollisti la propongono più in Francia. Passare da Draghi a Meloni per i governi europeisti è un problema. È una perdita evidente. La leadership si conquista e Draghi era un leader europeo, al centro dei giochi, con Emmanuel Macron. Meloni parte da molto lontano, anche perché finora i suoi alleati stanno a Varsavia e a Budapest.

Come affronterete questa legislatura all’opposizione?

Renew Italia deve costruire giorno dopo giorno la vera alternativa all’estrema destra. Possiamo farlo solo noi. C’è una crisi profonda e irreversibile nel Pd. I Cinquestelle sono su posizioni gauchiste e populiste, ormai sono diventati un importante movimento regionale del Sud. Noi abbiamo le competenze per attirare i giovani e chi si è astenuto. Faremo un’opposizione molto seria, ma non ideologica, con un approccio pragmatico. Su ogni proposta del governo proporremo alternative e cercheremo di farle passare. L’obiettivo è che l’Italia vada meglio e sia leader in Europa, ma non credo lo potrà essere con questo governo.

Al Nazareno discutono di cambiare nome, potreste diventare l’unico “Partito democratico” in circolazione.

Siamo orgogliosi di chiamarci Democratici europei. Siamo convinti che la collocazione dei democratici sia dove stiamo noi, nello spazio centrale e riformatore che porta avanti la meritocrazia, che non passa dalle strette di mano ad Atreju per poi denunciare il pericolo fascista in una campagna elettorale ridicola. Noi non pensiamo affatto che il fascismo sia tornato a Roma, ma difendiamo i valori e i diritti fondamentali, perché siamo radicalmente alternativi all’oscurantismo della destra. Il Pd è in crisi proprio perché i democratici italiani non sono più collocati nella loro posizione naturale.

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