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La riforma fiscale by Meloni: tre scaglioni Irpef e flat tax per tutti (in 5 anni) – Il Riformista

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In Cdm ok anche al decreto sul Ponte sullo Stretto di Messina

Redazione — 16 Marzo 2023

La riforma fiscale by Meloni: tre scaglioni Irpef e flat tax per tutti (in 5 anni)

Un progetto da portare a termine in tempi non brevi. È la riforma fiscale ‘ideata’ da Giorgia Meloni, che ha visto il Consiglio dei Ministri convocato alle 16:30 di giovedì dare il via libera alla legge delega e al decreto sul Ponte sullo stretto di Messina.

Una delega fiscale che nelle intenzione dell’esecutivo “riscrive completamente l’attuale sistema tributario varato negli anni ’70” e che avrà tempi di gestazione non rapidi: a dettagliare i vari interventi saranno i decreti legislativi che dovranno essere emanati entro 24 mesi dal via libera del disegno di legge da parte del Parlamento, ma il governo si prenderà altri due anni per correggerli e integrarli, dunque praticamente per un definitivo cambiamento si dovrà attendere la fine della legislatura, salvo ‘complicazioni’ per la maggioranza Meloni.

La riforma in 22 articoli punta in direzione della semplificazione fiscale e della riduzione della pressione fiscale sui contribuenti, almeno nelle intenzioni dell’esecutivo.

I principi cardine riguardano l’Irpef, con il passaggio da quattro a tre scaglioni di reddito, e la flat tax per tutti da raggiungere appunto entro i prossimi cinque anni. “Con la riforma dell’Irpef – spiega il Mef, il ministero dell’Economia – si garantisce l’equità orizzontale, attraverso la riduzione della pressione fiscale, passando da 4 a 3 aliquote e con l’obiettivo della flat tax per tutti”, ossia a un’imposta unica che dovrebbe sostituire il meccanismo attuale a scaglioni.

Allo studio ci sarebbero più opzioni: una prevede l’accorpamento delle aliquote centrali al 27%, mantenendo quella del 23% per i redditi fino a 15 mila euro, passando a quella mediana fino a 50 mila euro, e salendo al 43% per la fascia di reddito più alta. La seconda prevede l’estensione della fascia al 23%, da 15 a 28 mila euro, per poi salire al 33% per i redditi fino a 50 mila euro e mantenere l’aliquota del 43% per quelli superiori.

Per le imprese, invece, è prevista “una riduzione dell’attuale aliquota Ires per chi investe eo assume” e una “graduale eliminazione dell’Irap. Con l’istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva”.

Allo studio c’è poi il riordino e il taglio delle oltre 600 detrazioni previste nel nostro sistema: così saranno trovati i fondi per finanziare i nuovi scaglioni Irpef.

Una riforma fiscale che conta sul sostegno delle imprese, in particolare Confindustria, ma anche dal mondo dei commercianti e fino agli ordini professionali. Ad opporsi per ora le opposizioni ed in particolare la Cgil, che ha chiesto al governo di ritirare la delega “per avviare un confronto di merito” e che minaccia uno sciopero.

Redazione

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