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La preside Annalisa Savino dopo le accuse di Valditara: “Basta polemiche, il messaggio è arrivato agli studenti forte e chiaro” – Il Riformista

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Ha spiegato le ragioni che l’hanno spinta a scrivere la lettera antifascista diventata virale

Elena Del Mastro — 23 Febbraio 2023

La preside Annalisa Savino dopo le accuse di Valditara: “Basta polemiche, il messaggio è arrivato agli studenti forte e chiaro”

In poche ore la “lettera antifascista” della preside del liceo Da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, è diventata virale e ha suscitato la dura reazione del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che ne ha stigmatizzato il contenuto e ha anche annunciato che “se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”. Dopo le parole del ministro è partita la polemica: tantissimi non hanno gradito le parole del Ministro e c’è anche chi invoca le sue dimissioni. Ma la preside Savino in tutta questa baraonda ha deciso di rimanere in silenzio e affidare giusto poche righe a una collega che le ha portate hai giornalisti assiepati fuori la scuola.

“La dirigente ringrazia ma non ha intenzione di aggiungere niente altro al messaggio della comunicazione e a quanto già rilasciato ad alcuni giornali ieri – si legge nella nota riportata da repubblica – Il messaggio era rivolto agli studenti della nostra scuola, a cui si deve dedicare attenzione ogni giorno, e a loro è arrivato, forte e chiaro. Come dirigente scolastica vuole evitare di alimentare ancora la già grande sovraesposizione mediatica a proposito di questioni che seppur attinenti alla scuola e al suo ruolo nella società, tuttavia diventano facile oggetto di polemica e strumentalizzazione”.

Prima che scoppiasse il polverone Savino in un’intervista a Repubblica aveva spiegato le ragioni che l’avevano spinta a prendere in mano carta e penna per scrivere l’accorata lettera indirizzata ai suoi studenti che in tanti hanno definito una “lezione di antifascismo”. “Spesso scrivo ai ragazzi, parlo con gli studenti – ha spiegato in un’intervista a Repubblica – Mi ha spinto il dovere dell’esempio e il bisogno di coerenza che i giovani chiedono al mondo adulto e quindi anche alle istituzioni. Non mi sentivo di lasciare soli gli studenti in questa loro reazione. Loro sono andati alla manifestazione. Trovo che il silenzio sia più sorprendente delle parole di fronte a fatti come questi. Al Michelangiolo, nel metodo calci e pugni a chi la pensa diversamente, ho riscontrato consonanza con tratti del conflitto politico degli anni Settanta e reminiscenze di squadrismo tipico del Ventennio”.

Ha spiegato che l’episodio del violento pestaggio l’aveva colpita come cittadina, come preside e come madre. “Sono indignata per l’accaduto, impaurita dalle scene che ho visto girare. Ho tanta fiducia in tante ragazze e in tanti ragazzi che vedo nel mio liceo e che non sono indifferenti, reagiscono e lo fanno con modalità corrette”. La preside Savino non si aspettava assolutamente che la sua lettera avrebbe avuto tutta questa eco mediatica: “Se le scuole lavorano ordinariamente sulla memoria, sulla Storia, sulla Resistenza, sulla Costituzione, sul valore della diversità con tanti progetti e attività, con l’educazione civica, perché sorprendersi delle mie parole e non invece del silenzio rispetto al pestaggio selvaggio di studenti operato per motivi politici? Abbiamo studiato. Siamo in una scuola. Abbiamo una sufficiente cultura per chiamare le cose con il loro nome. Il fatto che siano le mie parole a creare scalpore non può non farci riflettere”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

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