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La lettera della sorella di Khamenei: “Iran merita libertà, mio fratello ascolta solo la voce dei mercenari” – Il Riformista

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Il j’accuse di Badri

Redazione — 7 Dicembre 2022

La lettera della sorella di Khamenei: “Iran merita libertà, mio fratello ascolta solo la voce dei mercenari”

In una lettera aperta da Teheran, Badri Hosseini Khamenei, la sorella del leader Supremo Ali Khamenei, moglie di Ali Moradkhani, dissidente del regine, e madre di Farideh Moradkhani, la nipote dell’Ayatollah arrestata nelle scorse settimane per aver partecipato alle proteste in corso nel Paese, scrive: “Spero di vedere presto la vittoria del popolo e la caduta di questa tirannia che ora governa l’Iran”.

Alla fine di novembre era finita di nuovo in cella Farideh Moradkhani, figlia di Badri e nipote della Guida suprema. Badri si augura “presto la vittoria del popolo e il rovesciamento di questa tirannia al potere” e critica il fratello affermando che il regime della Repubblica islamica non ha portato altro che sofferenza e oppressione per l’Iran e gli iraniani. Il popolo dell’Iran merita libertà e prosperità e la loro insurrezione è legittima e necessaria per ottenere i loro diritti”.

Mio fratello non ascolta la voce del popolo – aggiunge la sorella di Khamenei – e in modo errato considera che la voce dei suoi mercenari e accaparratori sia la voce del popolo iraniano. Lui giustamente merita le parole irrispettose ed impudenti che usa per descrivere il popolo oppresso, ma coraggioso dell’Iran”. “Mi oppongo alle azioni di mio fratello – conclude – ed esprimo solidarietà con tutte le madri che piangono i crimini del regime islamico”

Gli studenti dell’università di Teheran hanno protestato oggi mentre era ospite nel loro ateneo il presidente della Repubblica islamica dell’Iran, Ebrahim Raisi, in occasione della Giornata dello studente. Molti di loro sono stati picchiati come riferisce lo Student Trade Union Council, citato da Bbc Persia. Gli studenti hanno più volte tentato di manifestare ma sono stati rapidamente attaccati dalle forze di sicurezza. Secondo quanto riferito dai ragazzi, un loro compagno, Mohammad Shabaati, è stato “rapito dalle forze di sicurezza e portato nell’edificio di sicurezza dell’università”.

“La protesta è diversa dalla rivolta” sostiene il presidente Raisi: “Siamo sempre determinati ad ascoltare le parole degli studenti” ha assicurato. È dal 16 settembre che gli iraniani scendono in piazza per protestare contro la morte a Teheran della 22enne curda, Mahsa Amini, a seguito del suo arresto da parte della polizia morale iraniana per non aver indossato il velo in modo corretto. “La protesta porta alla riforma, mentre la rivolta porta alla distruzione e alla disperazione”, ha aggiunto il presidente iraniano.

Redazione

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