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La guerra da ‘staterello’ tra Letta e Meloni: una gara plurilingue per la benedizione della finanza e dell’Occidente – Il Riformista

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La gara plurilingue per ingraziarsi lo “straniero”

Astolfo Di Amato — 28 Agosto 2022

La guerra da ‘staterello’ tra Letta e Meloni: una gara plurilingue per la benedizione della finanza e dell’Occidente

Nei giorni scorsi Giorgia Meloni ha diffuso un video in tre lingue, indirizzato alla stampa estera e, molto probabilmente, soprattutto ai decision maker internazionali, volto a chiarire la propria posizione su due temi, per lei fondamentali in questa campagna elettorale: l’inesistenza di qualsiasi relazione irrisolta con il fascismo e l’ancoraggio senza se e senza ma all’alleanza atlantica e più in generale al campo occidentale.

Dopo qualche giorno, anche Enrico Letta (che proprio ieri ha dato una nuova intervista al giornale spagnolo El Periodico) ha diffuso un video nelle stesse tre lingue. Questa volta l’oggetto è la contestazione delle affermazioni dell’avversaria politica e, quindi, il tentativo di impedire che quest’ultima possa conseguire l’accreditamento ricercato sul piano internazionale. In francese, inglese e spagnolo sono state, dunque, date contrapposte risposte essenzialmente a una domanda: una eventuale vittoria elettorale di Giorgia Meloni sarebbe un pericolo per la democrazia?

Va subito detto che la chiamata in causa degli stranieri, che i due messaggi implicano, fa immediatamente pensare a quell’Italia del ‘300 e dei secoli successivi fino al Risorgimento, inesistente sul piano politico, divisa in staterelli spesso ridicoli, che non esitavano, per risolvere le loro beghe, ad invocare l’intervento di quegli eserciti stranieri, che a lungo hanno tenuto il paese sotto il tallone. Certo, i tempi sono profondamente diversi: le armature in ferro e le cariche della cavalleria sono state sostituite dallo spread e dalla possibilità di impedire l’accesso ai mercati. Ma non è cessata l’occhiuta meschinità, che spesso caratterizzava quelle beghe.

Il messaggio di Giorgia Meloni ha tanto il sapore, allora, della richiesta, alla finanza internazionale e ai grandi paesi occidentali, del permesso di poter non solo partecipare alle elezioni, ma anche vincerle. Il che finisce con lo stridere profondamente con quello che sembra essere il cuore del programma politico di Fratelli d’Italia: un recupero della sovranità nazionale capace di dare vigore alla tutela degli interessi nazionali nel mondo. Si tratta di una contraddizione così profonda da rischiare di rendere poco credibile quel programma. È vero che sono, sinora, restati senza una risposta soddisfacente gli interrogativi che hanno accompagnato la caduta dell’ultimo governo Berlusconi: fu vera crisi o il risultato di una congiura, che vide uniti grandi potentati stranieri e spregiudicati attori politici italiani? Si tratta di un dubbio, che può aver legittimamente condizionato Giorgia Meloni, inducendole a diffondere quel video, nel momento in cui ha intravisto la possibilità di vincere le elezioni. Ma che rende un po’ grottesca la richiesta di essere votata per recuperare la persa sovranità del paese.

Del tutto sconcertante, poi, è la condotta di Enrico Letta. Cercare di convincere gli stranieri che Giorgia Meloni sarebbe, laddove vincesse le elezioni, un pericolo per la democrazia può avere solo due finalità. Una più indecente dell’altra. La prima, atteso che gli stranieri non votano per le elezioni italiane, è ottenere che dall’estero vi sia un cannoneggiamento di Giorgia Meloni e che prenda così corpo la tesi del Pd, secondo cui una vittoria di FdI implicherebbe una estromissione dell’Italia dai circuiti internazionali che contano e, di conseguenza, la caduta del paese in una drammatica crisi economico-sociale. Un invito bello e buono a interferire il più pesantemente possibile sulle elezioni politiche italiane coercendo la libertà di scelta degli elettori.

Anche in questo caso l’aggettivo più adatto per qualificare una tale condotta sembra essere “grottesco”: si vuole combattere il preteso pericolo per la democrazia togliendo agli italiani la libertà di scelta. La seconda finalità può essere quella di garantirsi che, se Giorgia Meloni dovesse vincere, possa immediatamente scattare una reazione internazionale che la costringa a dimettersi. Tanto, vi è ormai una tecnica collaudata che consente ai dem di andare al Governo, senza aver vinto le elezioni, e di evitare nuove elezioni, nelle quali potrebbe essere nuovamente sconfitto.

Ne esce, comunque, un quadro desolante. Finora, l’Italia era l’unico paese del mondo occidentale ad aver coltivato l’abitudine di essere governata da chi non è stato eletto dai cittadini. Le elezioni e la democrazia sono una bella cosa, ma altra cosa è il governo del paese. Oggi si è aggiunta una novità: è vero che sono le elezioni degli italiani, ma è bene che gli elettori si esprimano secondo quello che vogliono i centri di potere stranieri.

Si tratta di una novità che non ha precedenti: si è mai assistito ad una cosa del genere nelle elezioni tedesche o francesi o spagnole o di qualsiasi altro paese occidentale? La circostanza che i leader di tutti e due i maggiori partiti in competizione abbiano sentito la necessità di rivolgersi, per combattersi, ai paesi stranieri e ai decision maker internazionali indica che l’Italia è, ormai, comunemente considerata un paese a sovranità fortemente limitata.

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