19 novembre 2022 | 16.24
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Superata la contrazione del 2020 dovuta all’effetto congiunto della pandemia e dell’aumento delle materie prime, nei primi otto mesi di quest’anno – dati Ice – l’import italiano dal Kazakistan è passato da 1,1 miliardi a 2,9 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo 2021. L’export, invece, ammonta a 490 milioni di euro, +53% rispetto allo stesso periodo 2021, con naturalmente l’energia a dominare sebbene settori in crescita siano anche tubi e condotte, calzature, apparecchi per uso domestico, macchine per agricoltura e altri prodotti chimici. L’interscambio è di 3,4 miliardi di euro.
I rapporti tra Italia e Kazakistan si sono costantemente rafforzati dal 1991, in un quadro costante di dialogo e mutui benefici, grazie anche alla multivettorialità della politica estera di Astana. Un Trattato di partenariato strategico venne firmato in occasione della visita a Roma dell’allora presidente Nazarbayev il 5 novembre 2009, al fine di stimolare l’interscambio economico-commerciale tra i due Paesi e l’intesa tra i due Paesi venne ulteriormente rafforzata dai tre incontri ad alto livello politico che si sono tenuti nel biennio 2014-2015.
Con una crescita media del pil negli ultimi 20 anni di oltre il 6% e picchi di oltre il 13%, ingenti risorse di petrolio e gas, immense risorse di minerali come uranio, oro e tantalio e una posizione nel cuore dell’Asia centrale, il Kazakistan rappresenta un’economia di notevole interesse per le imprese italiane. Dall’indipendenza, il Paese dell’Asia centrale ha quasi quadruplicato il reddito pro-capite. Secondo la Banca Centrale kazaka, negli ultimi 20 anni il Paese ha attirato uno stock pari a 350 miliardi di dollari di investimenti stranieri, posizionandosi alle spalle della Russia tra i Paesi dell’ex Comunità degli Stati Indipendenti (Cis), grazie soprattutto all’imponente afflusso di investimenti concentrati verso i grandi giacimenti di idrocarburi di Tengiz, Kashagan e Karachaganak, siti nella regione del Mar Caspio.
L’effetto congiunto della pandemia e della crisi del prezzo delle materie prime ha pesato notevolmente sull’andamento del pil del Paese centroasiatico nel 2020, dopo che nel precedente quadriennio l’economia kazaka era cresciuta ad una media del 3.3% con un picco del 4.5% raggiunto nel 2019. Per il biennio 2021-2022 c’è stata l’attesa ripresa economica che, secondo le principali istituzioni finanziarie internazionali, dovrebbe determinare una crescita di circa il 3% quest’anno. La flessione del 2020, sopraggiunta dopo una fase di ripresa dalla crisi valutaria del 2015-16, ha reso ulteriormente evidente la fragilità del sistema economico kazako, ancora eccessivamente dipendente dalle oscillazioni del prezzo del petrolio e delle altre materie prime e dall’interscambio commerciale con Russia e Cina.
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