26 ottobre 2022 | 16.52
LETTURA: 3 minuti
A 40 giorni dalla morte della 22enne, in centinaia si sono recati al cimitero dove è sepolta. A Teheran la polizia usa lacrimogeni contro i medici che protestano
”Donna, vita e libertà”. Ma anche ”morte al dittatore”. Sono questi gli slogan che si sono sentiti di più al grande raduno di oggi al cimitero di Aichi a Saqqez, nel Kurdistan iraniano nel nord ovest del Paese, dove è sepolta Mahsa Amini. Oggi è il 40esimo giorno dalla sua morte, dopo che era stata arrestata il 13 settembre dalla polizia morale di Teheran con l’accusa di non aver indossato correttamente il velo islamico. E proprio per oggi gli attivisti avevano fatto appello a una grande mobilitazione per ricordare la 22enne.
Centinaia di donne e di uomini, come si vede dai video condivisi online, si sono radunati nella città natale di Mahsa sfidando la polizia antisommossa e i membri delle forze paramilitari Basij dispiegati in gran numero a Saqqez e in altre città del Kurdistan iraniano. ”Abbasso i traditori” e ”il Kurdistan sarà il cimitero dei fascisti” sono altri degli slogan intonati dalla folla, come mostrano i video condivisi dal gruppo curdo per i diritti umani Hengaw. In un altro filmato si sono visti donne e uomini sventolare foulard e gridare “Libertà, libertà, libertà”. I media statali riferiscono che le autorità hanno chiuso tutte le scuole e le università della provincia “a causa di un’ondata di influenza”.
Non è chiaro se alla manifestazione al cimitero fossero presenti anche i familiari di Masha. Secondo l’agenzia di stampa Irna la famiglia avrebbe deciso di non organizzare una cerimonia in ricordo della vittima, ma una fonte vicina ai parenti di Mahsa avrebbe smentito alla Bbc una simile dichiarazione. Gli attivisti iraniani riferiscono inoltre che le autorità di Teheran avrebbero minacciato il fratello di Mahsa nel caso in cui si fosse svolta una cerimonia commemorativa. Ma secondo il collettivo di attivisti dell’opposizione 1500tasvir proteste per Mahsa si sono svolte oggi anche al Grand Bazaar di Teheran e nelle università di Teheran, di Mashhad nel nord-est e di Ahvaz nel sud-ovest.
Intanto il governatore del Kurdistan Esmail Zarei Koosha ha affermato che la situazione a Saqqez è calma e ha smentito che le strade siano state chiuse alla circolazione. “Il nemico e i suoi mezzi di informazione stanno cercando di usare il 40esimo anniversario della morte di Mahsa Amini come pretesto per provocare nuove tensioni, ma fortunatamente la situazione nella provincia è completamente stabile”, ha affermato Koosha all’Irna. Iran Human Rights, ong per i diritti umani con sede in Norvegia, ha denunciato che almeno 234 manifestanti, inclusi 29 bambini, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza dall’inizio della violenta repressione di quelle che i leader iraniani hanno definito “rivolte” fomentate da nemici stranieri.
A Teheran la polizia iraniana ha usato i lacrimogeni durante una manifestazione di medici che stavano protestando contro la presenza delle forze di sicurezza negli ospedali in cui vengono curati i manifestanti feriti. Testimoni citati dall’agenzia Dpa hanno confermato il dispiegamento in forze della polizia a Teheran così come la presenza di posti di blocco lungo le principali strade della città. Molti negozi sono rimasti chiusi nel timore di disordini.
Tag
Vedi anche