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Il piano B di Meloni dopo gli audio di Berlusconi: i transfughi di Forza Italia con Lupi grazie al sostegno di FdI – Il Riformista

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Le mosse di Giorgia

Carmine Di Niro — 20 Ottobre 2022

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 13-10-2022 Roma (Italia)  Politica Camera dei Deputati – Prima seduta della XIX legislatura – Elezione del presidente Nella foto Francesco Lollobrigida, Lorenzo Cesa, Giorgia Meloni, Maurizio Lupi  13-10-2022 Rome (Italy) Politics Chamber of Deputies – First session of the XIX legislature In the pic Francesco Lollobrigida, Lorenzo Cesa, Giorgia Meloni, Maurizio Lupi
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 13-10-2022 Roma (Italia) Politica Camera dei Deputati – Prima seduta della XIX legislatura – Elezione del presidente Nella foto Francesco Lollobrigida, Lorenzo Cesa, Giorgia Meloni, Maurizio Lupi 13-10-2022 Rome (Italy) Politics Chamber of Deputies – First session of the XIX legislature In the pic Francesco Lollobrigida, Lorenzo Cesa, Giorgia Meloni, Maurizio Lupi

Essere mangiati da Forza Italia o mangiarsi il partito di Berlusconi? È la sfida che sembra attendere Giorgia Meloni, premier in pectore alle prese con ore complicatissime con l’alleato dopo gli audio emersi dall’assemblea del gruppo della Camera di FI in cui in sostanza il Cav. giustificava l’aggressione della Russia contro Kiev, tirando bordate contro Volodymyr Zelensky.

Parole che parte del partito e anche alcuni suoi ex autorevoli membri non sembrano aver apprezzato. Per Osvaldo Napoli, ora passato in Azione, “Berlusconi non è impazzito, segue una strategia precisa. Vuol tenere Meloni il più possibile sulla corda e destabilizzare la nascita dell’esecutivo“. Stesso ragionamento arriva da Fabrizio Cicchitto, altro ex che a lungo è stato tra i ‘colonnelli’ del berlusconismo: “Guardate che Berlusconi era così anche vent’anni fa. La resa scenica è logorata dagli anni, certo, ma l’animus pugnandi è lucido. Silvio a volte fa cose irrazionali che dipendono da un’esorbitante personalizzazione dei conflitti. E ora gli interessa solo una cosa, credetemi e non è politica: lui vuole sfregiare Giorgia Meloni, l’abusiva“, dice Cicchitto al Foglio.

All’interno del partito la posizione più complicata è quella di Antonio Tajani, coordinatore degli azzurri e fino a ieri col posto prenotato da ministro degli Esteri. Ma le parole di Berlusconi su Putin potrebbero ribaltare i pronostici della vigilia e modificare le caselle del prossimo esecutivo. Non a caso starebbe prendendo piede l’ipotesi Giampiero Massolo, diplomatico di lungo corso e presidente di ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale) dal 2017, un nome già emerso come possibile titolare della Farnesina dopo la vittoria nelle urne del 25 settembre, poi via via sfumato col passare dei giorni e delle trattative.

Il fuggi fuggi sarebbe già iniziato con la legislatura aperta da pochi giorni. Un primo segnale è arrivato da Michela Vittoria Brambilla, fedelissima del Cavaliere che negli scorsi anni lo ha spinto anche su posizioni ‘animaliste’. L’ex ministro per il Turismo nel governo Berlusconi e sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega al turismo ha scelto, dopo esser stata candidata ed eletta come indipendente nelle fila del centrodestra, di non aderire a nessun gruppo parlamentare della coalizione. La Brambilla ha infatti optato per il Gruppo Misto, anche se la senatrice ha sottolineato che la tale scelta è stata presa “prima delle elezioni, non ha nulla a che vedere con le polemiche di questi giorni”.

L’altro segnale di una possibile manovra meloniana per creare una maggioranza cuscinetto con gli ex Forza Italia va vista nel ‘regalo’ concesso dalla leader di Fratelli d’Italia a Maurizio Lupi. La premier in pectore, sottolinea Il Domani, ha prestato tre dei suoi senatori ai Moderati di Lupi, che hanno potuto formare il gruppo al Senato “Maie – Noi Moderati – Civici d’Italia” grazie a una deroga dei regolamenti parlamentari e all’arrivo di nuove truppe di ‘ex’ meloniani.

Lupi infatti poteva contare solo su due senatori eletti, Antonio De Poli e Michaela Biancofiore: a loro si sono aggiunti i meloniani Giorgio Salvitti, Giovanna Petrenga, Antonio Guidi e l’eletto all’estero Mario Alejandro Borghese, perché per costituire un gruppo servono almeno 6 senatori.

Un contenitore che potrebbe essere la sponda e lo spazio per futuri transfughi di Forza Italia, tra quei senatori stufi della direzione impressa al partito da Licia Ronzulli e dalle uscite pubbliche senza freni di Berlusconi.

carmine e1618247258438

Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia

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