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Il nuovo Pd | Il debutto di Schlein al sabato antifascista di Firenze con Conte – Linkiesta.it

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«Sarò in piazza a Firenze accanto agli studenti del liceo Michelangiolo aggrediti da sei militanti di Azione studentesca». La prima uscita da numero uno del Partito democratico per Elly Schlein sarà una manifestazione di piazza. E non una a caso: sabato sarà Firenze, al corteo organizzato dalla Cgil, insieme a Cisl e Uil, per protestare contro le manovre della destra sulla scuola pubblica e soprattutto contro l’aggressione squadrista al liceo Michelangiolo, che Meloni e il governo non hanno ancora condannato. Dato interessante: tra gli invitati c’è il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte, con cui Schlein si è già sentita subito dopo l’elezione.

Sarebbe il primo incontro fra il capo grillino e la nuova segretaria Dem. Ma oltre alla sintonia con Conte, la scelta ha anche il valore simbolico di far coincidere la prima uscita da leader con una piazza dei sindacati. Un messaggio di ascolto, nel tentativo di riallacciare il rapporto del partito, in particolare con la Cgil, che negli anni si è sfilacciato.

È lo spazio politico che i Cinque Stelle hanno provato a occupare e che Schlein intende riprendersi. La nuova leader del Partito democratico sceglie di partire dalle basi: il no alle aggressioni squadriste fuori dalle scuole e il no alle sottovalutazioni del ministro dell’Istruzione Valditara, che quell’azione non l’ha ancora condannata mentre ha attaccato le parole di una preside che ricordava come il fascismo sia nato nell’indifferenza.

Intanto, nella vecchia guardia è buio assoluto su come sarà composta la segreteria, su chi saranno i nuovi capigruppo, su come sarà gestita la comunicazione. C’è prima di tutto un partito da tenere insieme. Bisogna evitare che altre fuoriuscite, come quella dell’ex ministro Beppe Fioroni.

Così, una delle poche cose che Schlein si lascia sfuggire è che Stefano Bonaccini lo ha già sentito e lo sentirà ancora. Intanto il governatore dell’Emilia Romagna potrebbe mettere in piedi un suo think tank, per tenere insieme le varie anime che l’hanno sostenuto (glielo chiede in particolare Base Riformista dell’ex ministro Guerini).

«Ora tocca a lei tenere unito il partito, io sono a disposizione perché è quello che si aspettano gli iscritti del Pd», chiarisce il governatore, facendo capire, senza dirlo, che un ruolo di peso per lui è ciò che si attende il corpo vivo del partito.

Si starebbe lavorando a un incontro tra Schlein e Bonaccini per arrivare a una segreteria unitaria. In questo caso, gli Esteri potrebbero andare a un bonacciniano, tendenza Guerini, anche se sull’Ucraina, chiarisce Peppe Provenzano, «la linea è sempre la stessa». Se si troverà un accordo, al Senato potrebbe andare come capogruppo Francesco Boccia, mentre alla Camera risalirebbero le quotazioni di Debora Serracchiani, che ha appoggiato Bonaccini senza enfasi. I gruppi parlamentari dem per Schlein sono uno scoglio, perché non ha la maggioranza in alcuno dei due rami. E visto che i capigruppo devono ottenere i voti dei deputati dem a scrutinio segreto, vanno scelte persone che possano star bene a tutti.

Come presidente del partito, scartata l’ipotesi Dario Nardella, potrebbe spuntare Pina Picierno, che correva in ticket con Bonaccini. E salgono le quotazioni dello stesso Bonaccini come presidente del Pd, a rappresentare l’area dei vinti.

Per Schlein, il primo nodo politico è cosa offrire alla metà del partito che ha perso. Perché molto di quel che potrà fare il Pd, se combattere compatto contro Meloni o se perdere pezzi subito verso Renzi e Calenda, dipende dalle dinamiche interne al partito. Per questo, la segretaria chiamerà nelle prossime ore Bonaccini per parlarne a quattr’occhi.

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