«La maggior parte dei membri del G20 ha condannato con forza la guerra in Ucraina e ha sottolineato che sta causando immense sofferenze umane e esacerbando le fragilità esistenti nell’economia globale». Lo si legge nella bozza del comunicato finale del G20 di Bali, anticipato dall’Ansa. «Esistono altri punti di vista e diverse valutazioni della situazione e delle sanzioni. Riconoscendo che il G20 non è il forum per risolvere le questioni di sicurezza, evidenziamo che le questioni di sicurezza possono avere conseguenze significative per l’economia globale».
Il comunicato fa anche riferimento alle sfide sulla sicurezza alimentare globale esacerbate dagli attuali conflitti. «Ci impegniamo pertanto», si legge, «a intraprendere azioni urgenti per salvare vite umane, prevenire la fame e la malnutrizione, in particolare per affrontare le vulnerabilità dei Paesi in via di sviluppo, e chiediamo un’accelerazione della trasformazione verso un’agricoltura sostenibile e resiliente».
Il presidente indonesiano Joko Widodo, in apertura del summit, ha detto: «La collaborazione è necessaria per salvare il mondo. Essere responsabili significa mettere fine alla guerra, se la guerra non finisce sarà difficile prendere decisioni per le generazioni future: non dobbiamo permettere al mondo di cadere in una nuova guerra fredda».
Anche la premier Giorgia Meloni ha esordito al vertice del G20 a Bali parlando prima di tutto della guerra. «Quando l’Indonesia ha assunto la Presidenza del G20 era impossibile prevedere che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina e il devastante impatto che ciò avrebbe avuto sull’ordine mondiale e sulle nostre economie», ha detto. «Per riuscire nella sua missione, il G20 deve avere il coraggio di confrontarsi con le sfide più difficili in agenda, a partire dalle conseguenze del conflitto ucraino in ambito economico, energetico e alimentare che stanno investendo tutti e stanno senza dubbio colpendo in maniera preponderante i Paesi in via di sviluppo».
Durante la prima sessione plenaria “Food and Energy Security”, Meloni ha spiegato che «la guerra in Ucraina ha certamente contribuito ad aggravare la crisi energetica globale. Ma ha finalmente posto in evidenza i tanti errori commessi, almeno dall’inizio del Millennio, nelle politiche energetiche e nei rapporti tra Paesi produttori e consumatori». E ha aggiunto che «dal dramma della crisi energetica può emergere, per paradosso, anche l’opportunità di rendere il mondo più sostenibile e costruire un mercato più equilibrato, nel quale gli speculatori abbiano meno influenza e i Paesi fornitori abbiano meno opportunità di usare l’energia come un’arma contro altri Paesi».
Intanto, ha spiegato la premier, «l’Italia, insieme all’Ue, sta intervenendo per fare fronte alla spropositata e sproporzionata crescita dei prezzi dell’energia, per aumentare la produzione nazionale e accelerare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Tutto questo riducendo la sua eccessiva dipendenza dalla Russia. Altri Paesi hanno maggiori difficoltà nel farlo e vanno sostenuti».
Infine, ha detto, «la questione alimentare deve essere, perciò stesso, la nostra principale priorità. Nelle regioni più vulnerabili la malnutrizione sta peggiorando e diverse popolazioni rischiano la fame. L’Italia nutre forti preoccupazioni per i suoi vicini della sponda sud del mediterraneo. Il Nord Africa è fragile e dipende dalle importazioni per far fronte al suo fabbisogno alimentare. È per questo che abbiamo avviato, sin dalla scorsa estate, il “Rome Mediterranean Dialogue on the Food Crisis” con l’ambizione di adottare iniziative comuni per aumentare la sicurezza alimentare nella regione».
Meloni ha parlato a un tavolo quasi interamente composto al maschile. Nella sessione di apertura siedono 41 partecipanti e solo quattro donne: la presidente del Consiglio italiana è l’unica a ricoprire l’incarico di capo di governo. Le altre donne presenti sono la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, la direttrice generale del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva e quella dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) Ngozi Okonjo-Iweala.