Il debutto della premier Giorgia Meloni al G20 che inizia domani a Bali non è certo dei più semplici. Isolata in Europa, dopo uno strappo diplomatico con la Francia, sul fronte internazionale sarà un battesimo di fuoco. Eppure – racconta La Stampa – l’agenda era stata costruita per esaltare l’ingresso della presidente del Consiglio tra i leader globali: prima la visita a Bruxelles, poi il giro di bilaterali alla Cop27 in Egitto, il colloquio a Roma con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e poi Bali. Proprio per questo, a Palazzo Chigi contano molto sul summit indonesiano, nella speranza che possa ridimensionare la percezione di un isolamento del governo, dopo la rottura con Parigi sulla gestione dei migranti e delle navi ong.
Nel vertice che segna anche l’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping, Meloni avrà cinque incontri di peso per dimostrare di essere un alleato affidabile della famiglia atlantica e un interlocutore credibile. Nella giornata di domani la presidente del Consiglio vedrà sia il presidente americano Joe Biden sia il presidente cinese Xi Jinping. Poi vedrà il canadese Justin Trudeau, l’indiano Narendra Modi e il turco Recep Tayyip Erdogan.
Nelle due sessioni della plenaria del G20 in cui interverrà, Meloni parlerà di sicurezza alimentare ed energetica e di pandemia. Al momento non è previsto alcun incontro, invece, con Emmanuel Macron. Ed è difficile che ci sarà, soprattutto a causa delle resistenze francesi.
Ma se c’è una sponda a cui Giorgia Meloni non può in alcun modo rinunciare, è quella di Washington. Tanto più dopo lo scontro con la Francia. Meloni agli occhi del presidente democratico è una trumpiana, una delle più convinte tra i turboconservatori europei. Ma negli Stati Uniti non è mai stata messa in dubbio né la sua fede atlantica né la sua adesione alla campagna di sanzioni contro la Russia e a quella di sostegno, economico e militare, all’Ucraina.
Solo due settimane fa, Biden usò la vittoria di Meloni come termine di paragone di un possibile esito nefasto alle elezioni di medio-termine. Un rischio di scivolare verso l’estrema destra che si era realizzato in uno dei principali Paesi Nato: «Guardate cosa è successo in Italia…». Ma adesso che il voto è passato, e l’onda rossa di Trump non ha travolto gli equilibri del Congresso americano, Biden cercherà di capire quanto i due problematici alleati di governo della presidente di Fratelli d’Italia, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, potranno indebolire la strategia a favore della resistenza di Kiyv. Meloni porrà la questione della sostenibilità delle conseguenze della guerra e degli impatti asimmetrici sui singoli Paesi. L’Italia è tra quelli più colpiti, a causa della storica dipendenza sul gas. E su questo l’America può essere d’aiuto, garantendo metano e partnership commerciali. Stando al comunicato diffuso dalla Casa Bianca, il secondo capitolo del confronto sarà la Cina e la sfida imposta all’Occidente.
Biden vedrà Meloni dopo il bilaterale Usa-Cina con Xi, e prima che lei incontri il capo supremo di Pechino. È probabile che il presidente americano chieda garanzie sulla sicurezza tecnologica e sulle questioni ancora aperte degli accordi residuali della Via della Seta siglati dall’Italia durante i governi precedenti.
L’idea – scrive Repubblica – è di esplorare la proposta lanciata da Biden come alleanza commerciale alternativa a quella cinese, con uno stanziamento da 600 miliardi di dollari, su cui il presidente americano insiste da tempo. In questo senso, rilievo assume un altro bilaterale: il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si ritroverà a Bali con il segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen. E avrà anche altri due colloqui: la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva e il ministro delle finanze dell’Arabia Saudita Mohammed Al-Ja-daan.
Gli Stati uniti però non si limitano a chiedere all’Italia affidabilità nella sfida geopolitica con Cina e Russia. Per vincere questa partita epocale sono fondamentali anche altri due aspetti, cioè l’unità dell’Europa e la stabilità finanziaria. Biden ha rilanciato il rapporto con la Ue e non apprezza quindi che qualche Paese membro fondamentale incrini questa unità e compattezza, perché ciò mina la strategia prioritaria per la difesa della democrazia e dell’intero Occidente. Il discorso è simile per la stabilità fiscale, perché se in un momento delicato come questo, mentre l’inflazione dà i primi segnali di rallentamento, l’Italia tornasse alle politiche irresponsabili del passato, provocherebbe contraccolpi negativi che danneggerebbero tutti gli alleati.