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Il covo di Matteo Messina Denaro, tra gioielli e scatole vuote nella stanza segreta: il sospetto che sia stato ripulito – Il Riformista

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Dall’arresto al ritrovamento della stanza sono passate 48 ore

Elena Del Mastro — 19 Gennaio 2023

Il covo di Matteo Messina Denaro, tra gioielli e scatole vuote nella stanza segreta: il sospetto che sia stato ripulito

Il secondo covo di Matteo Messina Denaro è stato trovato ad appena un chilometro di distanza da quella che sarebbe stata la “residenza ufficiale” del boss a Campobello di Mazara. Saranno le indagini e soprattutto le analisi delle impronte digitali a dare conferma su se quell’appartamento con tanto di stanza segreta annessa sia stato davvero il nascondiglio del boss.

Secondo la ricostruzione fatta dal Corriere della Sera, sono numerosi gli indizi che hanno portato gli investigatori alla scoperta del piccolo bunker di via Maggiore Toselli nascosto dietro il fondo scorrevole di un armadio. Lo screening dei dati catastali acquisiti dalle Fiamme Gialle ha aiutato nella scoperta del bunker a tutti gli effetti ricavato in un appartamento al piano terra di una palazzina di Campobello di Mazara. All’interno non sono stati trovati i “pizzini”, il “tesoro” del boss né tantomeno l’archivio di Totò Riina che Messina Denaro avrebbe ereditato con il compito di custodirlo. Invece la Guardia di Finanza ha trovato appunti e carte ancora da interpretare, gioielli e pietre apparentemente preziose, pezzi di argenteria, custodie vuote di gioielli e scatole anch’esse vuote. E qui il sospetto che quel luogo possa essere stato ripulito.

I sospetti su un ipotetico secondo covo sono nati da alcune intercettazioni e dalla notizia di possibili e ripetute visite nei mesi scorsi del boss in quella casa da poco ristrutturata. E’ così che poco prima dell’ora di pranzo gli investigatori del Gico e del Ros sono arrivati a colpo sicuro nell’anonima palazzina a due piani tra i vicoli del paese, di proprietà del 70enne Errico Risalvato. Indagato e poi assolto nel 2001 dall’accusa di associazione mafiosa, è fratello di Giovanni Risalvato, condannato a 14 anni per mafia e ora libero, imprenditore del calcestruzzo.

Quando finanzieri e carabinieri sono arrivati all’appartamento, Risalvato ha subito consegnato le chiavi della porta blindata trovata dietro l’anta scorrevole di un armadio. L’uomo ha sostenuto che si trattasse di un nascondiglio sicuro di beni della sua famiglia, nessun accenno a Messina Denaro. Resta la sorpresa per quelle scatole vuote trovate comunque a 48 ore dall’arresto del boss: un tempo sufficiente per portare via eventualmente il contenuto da proteggere.

Intanto gli investigatori cercano di ricostruire la rete di fiancheggiatori del boss, a partire da Andrea Bonafede che gli aveva dato i documenti per le cure e chi gliele ha prescritte, i medici. Erano a conoscenza che l’uomo malato di tumore che stavano visitando era in realtà uno dei latitanti più ricercati di Italia? Le indagini sono ancora all’inizio.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

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