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Gli italiani continuano a preferire Draghi e temono il carovita

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Il percorso verso le prossime elezioni appare complicato e costellato di paure per il futuro della situazione economica italiana.

Il sondaggio condotto da Demos per l’Atlante Politico di Repubblica fa emergere tendenze politiche chiare, con una netta prevalenza dei partiti di centrodestra sia nelle intenzioni di voto sia nelle previsioni dei cittadini. Ma l’aspetto più interessante sono le preoccupazioni degli italiani.

Il premier Mario Draghi resta, ancora oggi, il presidente del Consiglio preferito dal 21%. Una componente limitata, che però comunque quasi doppia rispetto a tutti gli altri leader indicati. Giuseppe Conte, il predecessore che l’ha “affossato”, si ferma al 12%. E Giorgia Meloni idem. Tuttavia, la maggioranza degli italiani (59%) si dice preoccupata, spesso arrabbiata (47%), per le elezioni anticipate. Che vengono apprezzate solamente e principalmente dagli elettori dei partiti di centrodestra, oggi favoriti.

Questa “insoddisfazione”, come sottolinea il sondaggio di Demos, risulta accentuata dai problemi del Paese, in un periodo segnato da grandi e crescenti preoccupazioni economiche. Che la campagna elettorale potrebbe allargare ulteriormente, soprattutto nei ceti popolari, insieme alle questioni ambientali e climatiche fra i più giovani. Le principali preoccupazioni degli italiani restano l’aumento dei prezzi, la situazione economica e le tasse. Solo per il 4% l’immigrazione è una emergenza di cui occuparsi. La guerra scende al 3%, il Covid al 2%.

In questo clima frammentato e incerto, il decreto aiuti-bis è atteso per questo pomeriggio in consiglio dei ministri, dopo l’incontro di ieri con i sindacati. Previsti più fondi per calmierare le bollette, la proroga di un mese dello sconto sulla benzina, 2,5 miliardi per ampliare il taglio del cuneo fiscale (con 75 euro in più in busta paga) e anticipare la rivalutazione delle pensioni e l’estensione del bonus da 200 euro una tantum ai lavoratori che non lo hanno ricevuto nel primo semestre. Sul tavolo anche un nuovo intervento a sostegno dell’ex Ilva.

Secondo il sondaggio Demos, è difficile non percepire il timore diffuso che, nel futuro prossimo, questo Paese si perda. Ma in questa “democrazia della sfiducia”, il distacco e le paure mobilitano più consensi rispetto alla fiducia e alla con-divisione. E spingono a votare “contro” piuttosto che “per”.

Nelle intenzioni di voto, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma davanti a tutti gli altri, con il 23,4%. Mantenendo la distanza rispetto al principale competitor, il Partito democratico, che a sua volta risale e supera il 22%.

Dietro di loro, a grande distanza, i partiti che hanno segnato il percorso della legislatura cercano ora di imporre il loro ruolo di alleati necessari. La Lega scende al 13,2%, Forza Italia all’8,3%. E i Cinque Stelle superano di poco l’11%. Insomma tutti contano e nessuno conta, spiega Ilvo Diamanti. Anche perché tutto (o quasi) cambia, di mese in mese. Nell’ultimo periodo, abbiamo assistito al ruolo crescente assunto dall’asse fra Azione e PiùEuropa. Insieme pesano “poco” più del 5%. Mentre i Verdi, Sinistra Italiana, Articolo1-Mdp nell’insieme rappresentano una componente significativa oltre il 6%.

In un “sistema” così frantumato, Matteo Renzi, con il suo partito Italia Viva, resta sempre sotto al 3%.

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