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Fronte dei porti | Dalle pene per gli scafisti ai rinnovi dei permessi di soggiorno, cosa c’è nel nuovo decreto migranti – Linkiesta.it

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Pene più severe per i trafficanti di migranti, ma anche qualche novità per i migranti regolari. In una conferenza stampa burrascosa, la premier Giorgia Meloni ha illustrato il nuovo decreto migranti dopo il consiglio dei ministri che si è tenuto a Cutro, in Calabria, in seguito al naufragio che è costato la vita a 72 persone. Un unico documento, che – nelle parole della premier – conferma la linea di «massima fermezza» con cui l’esecutivo intende affrontare il dossier immigrazione.

Sbarchi

Una delle novità principali introdotte dal decreto è l’inasprimento delle pene per i reati connessi all’immigrazione clandestina. Il decreto prevede l’introduzione di un nuovo reato di «morte o lesione come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina», con una pena da dieci fino a 30 anni di reclusione. È saltata invece la norma che prevedeva un rafforzamento della sorveglianza marittima, con spostamento della competenza sulla Guardia Cositera dal ministero delle Infrastrutture di Matteo Salvini a quello della Difesa di Guido Crosetto. Alla fine è stato il leader della Lega ad avere la meglio sugli alleati di governo, ottenendo lo stralcio dell’articolo.

In conferenza stampa, incalzata dai giornalisti sui buchi nei soccorsi a Cutro, Meloni non ha fatto però distinzione tra i cosiddetti «scafisti», l’ultimo anello del traffico di esseri umani e i trafficanti che organizzano i viaggi. La premier ha definito gli scafisti «organizzazioni criminali» responsabili di questo e altri naufragi simili, ha parlato di tratte di esseri umani da interrompere, e ha detto di voler «adottare una politica di maggiore fermezza» nei loro confronti. Aggiungendo di voler rendere universale il nuovo reato, perseguibile dall’Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali. La premier ha detto di voler «andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo».

Immigrati irregolari

Oltre all’inasprimento delle pene per chi favorisce l’immigrazione clandestina, il decreto legge prevede la semplificazione di alcune procedure di espulsione per i migranti irregolari e il potenziamento con nuovi finanziamenti dei centri di permanenza. Il decreto legge, come spiegato da Matteo Salvini, prevede che tutte le regioni si dotino di almeno un Centro di permanenza per i rimpatri.

Meloni ha detto inoltre che il decreto legge prevede una restrizione della protezione speciale, la misura introdotta nel 2018 e che ha sostituito i permessi per motivi umanitari, con l’obiettivo finale di «abolirla» e sostituirla con altro.

Piantedosi ha aggiunto che il decreto legge introduce la possibilità per le prefetture di commissariare la gestione dei centri d’accoglienza per i migranti nel caso in cui emergano irregolarità.

Con il decreto migranti, il governo semplifica anche le procedure per l’espulsione di stranieri a seguito di una condanna. D’ora in poi, infatti, non servirà più la convalida del giudice di pace per l’esecuzione dei decreti di espulsione.

Nuovi permessi e decreto flussi

A questo tipo di misure, il decreto legge ne affianca altre che riguardano la gestione dei migranti regolari. Verranno ripristinati i cosiddetti decreti flussi, cioè i decreti che prevedono una programmazione temporanea dei flussi d’ingresso di lavoratori non comunitari. Le quote di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato non saranno definite più di anno in anno, ma su base triennale. Le quote maggiori, si legge nel decreto, «saranno assegnate ai lavoratori di Stati che promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari».

Cambia anche la durata dei rinnovi del permesso di soggiorno, Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto che il decreto legge prevede anche che i rinnovi del permesso di soggiorno rilasciato per contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, per lavoro autonomo o per ricongiungimento familiare avranno durata massima di tre anni, anziché due come oggi.

Sempre nell’ambito della gestione dei flussi regolari, il governo intende dare priorità a quelle aziende che hanno fatto domanda per l’assegnazione di lavoratori agricoli, mentre allo stesso tempo si rafforza l’attività di contrasto alle agromafie. Previste poi una serie di semplificazioni burocratiche per l’avvio del rapporto di lavoro degli stranieri con aziende italiane, grazie anche all’accelerazione della procedura di rilascio di tutti i documenti necessari.

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