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Deplacé.e.s | A Torino arriva la prima mostra personale in Italia dell’artivista urbano JR – Linkiesta.it

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Tra gli artisti contemporanei più popolari e conosciuti da un pubblico non necessariamente di specialisti, il francese JR occupa un posto di primaria importanza, insieme a Banksy, Marina Abramovic, Ai Weiwei, Damien Hirst e Maurizio Cattelan. Curioso che almeno due in questa ipotetica classifica siano artisti in qualche modo “esterni” al sistema ortodosso, poco o per niente legati a quel meccanismo di consenso che passa attraverso le gallerie, i musei e le fiere. Per non parlare dei “contenuti” polemici nei confronti del sistema, con posizioni politiche spesso dure e comunque in opposizione al potere.

Se Banksy ha costruito la sua fortuna sul mistero legato all’identità – l’artista inglese non ha nome né volto e a tal proposito sono state azzardate diverse ipotesi, che sia Robert Del Naja, ex Massive Attack, oppure un alterego costruito proprio da Damien Hirst in una specie di sdoppiamento – JR punta tutto sulla riconoscibilità immediata, a cominciare dal cappellino e dagli occhiali neri che non toglie mai, neppure di notte, come un tempo Lou Reed.

Parigino della banlieue, quarantenne tra pochi giorni, nom de plume preso in prestito dal leggendario cattivo della serie Dallas, ama definirsi «attivista urbano», sorvolando sulla parola artista come fanno quelli che si sentono iscritti alla corrente in voga nel mondo di oggi, ovvero l’artivismo. JR interviene nei luoghi del mondo dove c’è più bisogno di dire la propria, dalle favelas brasiliane a un carcere di massima sicurezza in California, dalla Piramide del Louvre alle piramidi egizie, dal confine tra Israele e Palestina al confine del Messico con gli Stati Uniti. JR è erede di quella figura di intellettuale novecentesco impegnato e coinvolto, la cui matrice è certamente Picasso. Non è certo un caso che il francese per le proprie opere usi soltanto il bianco e nero, proprio come Picasso con Guernica nel 1937, un mondo dove il colore si è asciugato, rattrappito e l’assenza di cromatismi vivaci esalta per contrasto la forza diretta ed esplicita dell’immagine.

JR ha percorso migliaia di chilometri, ha collaborato con il mondo della musica e del cinema, Visages Villages è il bellissimo film a due mani girato con Agnes Varda, testamento della grande regista Nouvelle Vague, lavora con gallerie importanti ed espone nei musei, ma ciò non va in contraddizione con i suoi interventi. Molto conosciuto in Italia per la grande installazione La ferita realizzata al Palazzo Strozzi di Firenze durante i mesi della pandemia e l’intervento che attualmente copre i lavori di restauro al Palazzo Farnese di Roma, non aveva però ancora esposto in un contesto museale come quello che gli offre ora la sede torinese di Gallerie d’Italia per Intesa Sanpaolo. 

Dal 9 febbraio a metà luglio l’arte di JR è a piazza San Carlo con Deplacé.e.s, progetto dedicato a quei circa 100 milioni di persone (la cifra è sua) che nel 2022 sono state costrette a fuggire dalla loro casa a causa di guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani, un numero significativamente aumentato per lo scoppio del conflitto in Ucraina. «Simbolo di questa tragedia senza fine – ha dichiarato JR – l’isola greca di Lesbo è teatro del flusso e riflusso dei migranti che arrivano via mare mentre i conflitti si sviluppano. Questa geografia della delocalizzazione forzata costituisce luoghi off-limit che ricevono un’eccessiva attenzione mediatica e sono allo stesso tempo invisibili».

Rispetto ad altri artisti attivi nell’ambito dei diritti umani e sensibili nei confronti dei più deboli, JR ha certamente una marcia in più rappresentata dalla potenza delle sue immagini, in particolare queste ultime dedicate ai bambini che delle fughe e degli spiazzamenti sono le vittime più innocenti. Bambini che JR ritrae su enormi teloni attraverso la consueta tecnica del collage fotografico, un modo per restituire loro l’identità perduta. Non sono tristi o abbattuti ma sorridono, vanno incontro a un futuro che si aspettano migliore, hanno forza e speranza. Un lavoro bello e soprattutto privo di retorica: se non conoscessimo il loro destino li equipareremmo a gioiosi ritratti, e invece c’è dell’altro, oltre alle storie di perdite e di abbandoni.

Scegliere i bambini è spesso un rischio per un’opera d’arte perché sposta l’attenzione sulla tenerezza e la dolcezza insita nei loro corpi e volti, eppure JR si prende ancora una volta questa responsabilità di non caricare le proprie immagini con un eccesso di contenutismo: il sorriso e la gioia restano tali e con loro la poesia. Per questa ragione JR si conferma ancora una volta uno degli artisti più significativi del nostro tempo.

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