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Dai mutui allo spread: cosa cambia con l’aumento record dei tassi della Bce – City Milano News

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A distanza di neanche due mesi dal primo aumento di 50 punti base, il primo dal 2011 (coinciso con l’addio al governo di Mario Draghi), ieri, la Bce ha deciso all’unanimità di aumentare nuovamente i tre tassi di interesse di riferimento. Questa volta di 75 punti base, il livello più alto mai attuato dall’istituto, che porta così il totale a 1,25.

E se l’obiettivo, come rivela l’Eurotower, è quello “di assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo del 2%”, contestualmente sono diverse le conseguenze economiche e monetarie che comporta questo nuovo rialzo: dalle reazioni immediate dei mercati – attualmente positive -, fino ad arrivare a mutui, prestiti e spread. Ma andiamo con ordine.

La Bce alza i tassi di interesse: la paura per l’inflazione

  • Nella giornata di ieri, la Bce ha deciso di innalzare di 75 punti base i tre tassi di riferimento. Una mossa quasi ‘disperata’ contro il continuo aumentare dell’inflazione. E, forse, anche ‘riparatoria’, in quanto dimostra che il precedente rialzo di 50 punti base (di neanche due mesi fa) non è stato probabilmente all’altezza del momento. Al punto che lo stesso istituto ha affermato che “si attende di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nelle prossime riunioni per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione attesa”.
  • La decisione è arrivata in seguito alla stima rapida dell’Eurostat, secondo il quale l’inflazione ha raggiunto il 9,1% ad agosto. Anche in considerazione del fatto che ‘i rincari dei beni energetici e alimentari, le pressioni della domanda in alcuni settori dovute alla riapertura delle attività economiche e le strozzature dell’offerta costituiscono ancora i fattori responsabili dell’incremento dell’inflazione’. E potrebbe ancora aumentare.
  • Sulla base di queste decisioni, gli esperti della Bce prevedono che l’inflazione si porterebbe in media all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024.
  • Con effetto dal 14 settembre, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali saranno innalzati all’1,25%, quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale all’1,50%, e sui depositi presso la banca centrale 0,75%.

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La situazione attuale

Secondo i dati, la Bce prevede per l’eurozona un considerevole rallentamento dell’economia, che dovrebbe ristagnare nel prosieguo dell’anno e nel primo trimestre del 2023. Sia in virtù del costo dell’energia che ‘sta riducendo il potere di acquisto dei redditi delle famiglie’, sia per la situazione geopolitica avversa che ‘si ripercuote sulla fiducia delle imprese e dei consumatori’. E lo dimostra il fatto che nelle ultime proiezioni formulate dagli esperti per la crescita economica, si nota una marcata revisione al ribasso per la parte restante di quest’anno e per tutto il 2023, collocandosi al 3,1% nel 2022, allo 0,9% nel 2023 e all’1,9% nel 2024.

Inoltre, sottolinea l’istituto, non bisogna dimenticare le vulnerabilità causate dalla pandemia, che rappresentano ancora oggi un rischio per l’ordinata trasmissione della politica monetaria. Per questo il Consiglio direttivo ha deciso di continuare a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del Programma di acquisto per l’emergenza pandemica, per contrastare i rischi a cui è soggetto il meccanismo di trasmissione in seguito alla pandemia.

Le reazioni all’aumento dei tassi della Bce e le conseguenze

I mercati

Questa mattina le principali borse europee hanno risposto con positività alla decisione della Bce di innalzare i tassi di interesse. Il Ftse Mib di Milano sta guadagnando quasi il 2% (1,73%), il Cac 40 di Parigi l’1,44%, il Dax di Francoforte l’1,10%, e l’Ibex 35 di Madrid l’1,42%. Bene anche il Ftse di Londra, che in una seduta storica come quella all’indomani della scomparsa della regina Elisabetta, sta guadagnando l’1,5%.

L’euro

Positiva anche la reazione dell’euro. Che, dopo aver toccato negli ultimi giorni i minimi da 20 anni nei confronti del dollaro, oggi è tornato sopra la parità. In questo momento il rapporto è intorno all’1,01. Una rivalutazione dettato dal fatto che tassi più alti portano a un maggiore flusso di denaro nelle banche europee, rafforzando così la moneta.

Mutui

Una delle conseguenze che intacca nell’immediato i cittadini europei è ovviamente l’aumento dei mutui. Secondo i dati di Facile.it, prendendo in considerazione un mutuo da 126 mila euro a 25 anni, stipulato a gennaio 2022, con un valore del finanziamento rispetto del 70% e un tasso iniziale nominale dello 0,67%, è possibile notare che – a causa dell’aumento di 75 punti –  la rata mensile salirebbe ulteriormente di 45 euro rispetto all’aumento già avvertito a luglio e si attesterebbe a 560 euro. A gennaio era oltre 100 euro meno: 456 euro.

Come spiegato da Ivano Cresto, managing director prodotti di finanziamento di Facile.it, “per quantificare la reale portata degli aumenti è necessario aspettare di vedere quale sarà l’impatto delle decisioni della BCE sull’Euribor. E va ricordato che questo indice tende a muoversi insieme ai tassi della Banca centrale, ma non è detto che lo faccia in modo speculare”.

Prestiti alle imprese

A causa dell’incertezza e dell’aumento del costo del denaro, le imprese potrebbero decidere di ridurre le richiesta di finanziamenti. Non bisogna dimenticare, infatti, che a causa dell’innalzamento del costo dell’energia sono diverse le aziende che hanno dovuto rivedere la propria spesa. Possibile, quindi, una contrazione anche nel mondo del lavoro.

Spread

In campo obbligazionario, la decisione della Bce ha già comportato il rialzo dello spread Btp-Bund: salito a 231 punti base (alla chiusura di ieri era a 220 punti base), con il rendimento che è salito al 4,04%.

L’articolo Dai mutui allo spread: cosa cambia con l’aumento record dei tassi della Bce è tratto da Forbes Italia.

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