L’assassinio di Mahsa (Jina) Amini, il 16 settembre 2022, ha scatenato un’ondata di proteste e scioperi in tutto l’Iran. Le manifestazioni hanno coinvolto gran parte della popolazione, di tutte le età, di ogni genere e di ogni estrazione sociale, e sono andate avanti nonostante la repressione da parte delle autorità. I disordini e i raduni hanno dato voce a un enorme dissenso contro la Repubblica islamica e il regime di Ali Khamenei.
Adesso il gruppo dei sei dissidenti iraniani ha presentato una Carta di Solidarietà e Alleanza per la Libertà, chiamata anche “Carta Mahsa”: arriva in un momento di crescente pressione da parte dei manifestanti che chiedono un cambiamento economico, sociale e politico fondamentale dopo oltre quattro decenni di governo clericale sotto la Repubblica islamica.
Il primo passo verso il cambiamento democratico è isolare il regime a livello internazionale. La “Carta Mahsa” prevede l’imposizione di pressioni internazionali sulla Repubblica islamica affinché sospenda tutte le condanne a morte e rilasci immediatamente tutti i prigionieri politici. Inoltre, i governi democratici dovrebbero consultarsi per espellere gli ambasciatori della Repubblica islamica dai rispettivi Paesi. Le azioni successive dovrebbero concentrarsi sulla «formazione di un consiglio per la transizione del potere e i mezzi con cui il potere viene trasferito a un governo laico e democratico».
La carta prevede la determinazione della forma di governo tramite referendum, stabilendo un «sistema laico-democratico» in cui tutti i funzionari statali vengono scelti attraverso un processo elettorale libero.
Ai cittadini di «tutte le credenze, etnie, generi e orientamenti sessuali» dovrebbero essere concessi uguali diritti, mentre dovrebbe essere accettata «la diversità di lingua, etnia, religione e cultura». La carta chiede l’organizzazione di elezioni democratiche per formare una “Assemblea costituente” incaricata di produrre una nuova costituzione che aderisca alla Dichiarazione universale dei diritti umani «nella sua interezza».
Cosa prevede l’Alleanza
La carta fa grande affidamento sulle operazioni di dissenso al di fuori del Paese, il miglior mezzo per facilitare la partecipazione degli attivisti che sono all’interno: l’isolamento del governo islamico a livello internazionale è un primo e necessario passo per incidere sul cambiamento democratico.
Tra gli obiettivi fondamentali stabiliti dalla carta c’è l’imposizione di pressioni internazionali sulla Repubblica islamica affinché sospenda tutte le condanne a morte e rilasci immediatamente senza condizioni tutti i prigionieri politici; il dialogo con i governi democratici per invitarli a espellere gli ambasciatori e tutti i dipendenti della Repubblica islamica dai rispettivi Paesi; la facilitazione di qualsiasi mezzo necessario per aiutare il popolo iraniano; l’adozione di iniziative attuabili utilizzando metodi democratici al fine di portare a compimento le lotte di azione civile del popolo iraniano.
L’Alleanza per un Iran Democratico si impegna a determinare la forma di governo mediante un referendum e a stabilire un sistema democratico-laico in cui tutti i membri politici e ufficiali dello Stato siano eletti attraverso elezioni libere e democratiche. In questo modo si vuol garantire che ai cittadini di ogni credo, etnia, genere e orientamento sessuale siano concessi dignità e pari diritti davanti alla legge. La carta propone anche la mantenimento dell’integrità territoriale dell’Iran, pur accettando la diversità di lingua, etnia, religione e cultura, e il decentramento del potere attraverso l’elezione di amministrazioni provinciali, cittadine e regionali.
Inoltre, l’Alleanza per un Iran Democratico mira a garantire la giustizia per tutte le vittime della Repubblica islamica attraverso commissioni di accertamento dei fatti sotto l’osservazione di tribunali equi e indipendenti, e l’abolizione del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche e di tutte le sue filiali. La carta propone anche l’adozione di politiche di cooperazione e relazioni pacifiche con tutti i Paesi del mondo, la cessazione di ogni interferenza negli affari di altri Paesi e l’adesione alla Corte penale internazionale. Infine, l’Alleanza per un Iran Democratico si impegna a garantire la trasparenza, la lotta alla corruzione e l’adesione agli standard bancari internazionali e di cambio valuta, nonché a concentrarsi su politiche correttive e disposizioni economiche speciali per potenziare le province e le regioni emarginate.
La “Carta Mahsa” si conclude con un appello a tutti gli iraniani impegnati per la libertà di unirsi contro la tirannia della Repubblica islamica. Il coraggio del popolo iraniano e la sua persistente lotta per la libertà.