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Bimbo di 6 anni finisce in coma, il compagno della nonna confessa: “L’ho picchiato io, non è stata un’auto pirata” – Il Riformista

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Aveva raccontato al papà che era stato investito in strada, poi l’agghiacciante verità

Elena Del Mastro — 29 Dicembre 2022

Immagine di repertorio
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I nonni avevano portato al padre il corpicino martoriato del piccolo di 6 anni dicendogli che era stato investito da un’auto pirata. Pochi giorni dopo la tremenda verità: non un tragico incidente ma le botte del compagno della nonna lo avevano ridotto in quello stato, è grave in coma farmacologico al Gaslini di Genova. A confessarlo alla polizia è stato lo stesso nonno acquisito che ha raccontato di essere stato lui a pestare brutalmente il bimbo “colpevole” di non aver eseguito un suo ordine. Una storia drammatica successa a Ventimiglia per la quale è ora indagata anche la nonna. E intanto il papà del piccolo non si dà pace.

Tutto è iniziato il 19 dicembre quando l’uomo ha portato il piccolo a suo padre sul posto di lavoro. Era gravemente ferito. Il papà ha subito chiamato i soccorsi: il piccolo ha riportato fratture a otto vertebre e a un braccio, lesioni alla milza e a una costola che ha perforato un polmone. In nonno acquisito gli aveva raccontato di averlo trovato riverso in strada e che probabilmente era stato investito da un pirata della strada. Sono bastate le prime indagini per rivelare che all’ora indicata dall’anziano in quella strada non era passato alcun veicolo.

Il nonno acquisito il 28 dicembre si è presentato in commissariato, accompagnato dal proprio avvocato, per rendere spontanee dichiarazioni. L’uomo, poi interrogato dalla pm Maria Paola Marriali, è ora indagato assieme alla nonna (in stato di libertà) per lesioni gravissime. Il piccolo è ancora in pericolo di vita in Rianimazione al Gaslini vegliato dal papà. I medici non hanno ancora sciolto la prognosi.

Secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera, dalla confessione dell’uomo sarebbe emersa la tremenda verità. L’uomo avrebbe avuto una reazione furiosa dopo aver chiesto più volte al bambino di non disturbarlo ma il bambino non obbediva. Poi all’improvviso lo scatto d’ira: lo avrebbe inseguito brandendo un bastone da tenda compatibile per gli inquirenti con le botte ricevute al braccio fracassato. Gli inquirenti avrebbero riscontrato nelle dichiarazioni della nonna e del compagno diverse incongruenze tanto da non credere alla storia dei futili motivi. Altre indagini potrebbero portare ad altre conclusioni.

Intanto il padre in ospedale al capezzale del piccolo si dispera. “Non riesco a darmi pace. Non posso sopportare che al mio bambino sia stato fatto tutto questo. Ha avuto anche la faccia di venirmi a dirmi in ospedale `forza´!”, ha scritto in un post il padre del bimbo. Dal proprio profilo Facebook il genitore aggiunge: “Dove hai trovato il coraggio di commettere un gesto simile, se questa è la verità! Figlio mio, sto lottando con tutto me stesso per te, per i tuoi diritti, per la tua dignità”.

Oltre al nonno acquisito, reo confesso, la Procura di Imperia ha indagato in concorso anche la nonna: un atto dovuto, questo, per chiarire i tanti punti oscuri che ancora ci sono intorno alla vicenda. Secondo quanto riportato dall’Ansa, l’interrogatorio della donna potrà così avvenire con le garanzie difensive in presenza di un legale di sua fiducia. A coordinare le indagini, condotte dal commissariato di Ventimiglia, è il pubblico ministero Maria Paola Marrali.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

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