“71 arresti in 3 anni”
Antonio Lamorte — 3 Novembre 2022
Rapine da film: le accuse parlano di assalti a portavalori e tir, detenzione e porto illegale di armi, violenza privata e riciclaggio, ricettazioni e sequestro di persona. E gli interventi delle forze dell’ordine rallentati o bloccati da carcasse di automobili incendiate. Per queste operazioni sarebbero state usate anche armi da guerra: una sorta di arsenale completo di Kalashnikov. La polizia ha eseguito ordinanze di arresto per 17 persone all’alaba di oggi a Cerignola, in provincia di Foggia. La banda avrebbe agito in tutta Italia e secondo alcune accuse avrebbe avuto “connessioni con i clan della cosiddetta Quarta Mafia“.
Il virgolettato è del prefetto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine della Polizia che ha citato alcuni pregiudicati sulle connessioni della banda e che ha sottolineato 71 arresti in totale in tre anni. “Oltre 30 denunciate ed indagate in stato di libertà, a seguito di indagini per 11 episodi di tentata rapina, 3 rapine consumate ed un furto aggravato a sportelli bancomat”. Le operazioni hanno portato al sequestro di cinque fucili mitragliatori kalashnikov, un fucile a pompa e cinque pistole.
Stando a quanto ricostruito nelle indagini le azioni criminali sarebbero state messe in atto tramite i cosiddetti jammer, i disturbatori di frequenza che inibiscono le comunicazioni via radio e smartphone. La tecnologia avrebbe permesso così alla banda di impedire alle vittime degli assalti i contatti con le sale operative delle Forze dell’ordine e con le ditte di trasporto. Per ostacolare o ritardare gli interventi delle forze dell’ordine, “solitamente bloccavano la viabilità con veicoli incendiati”.
Scene quasi da guerra, quelle con altre vetture incendiate, carbonizzate sulle strade a bloccare le forze di polizia. “Erano tutti stanziati in Puglia e specializzati negli assalti a furgoni portavalori, a tir che trasportano tabacchi lavorati esteri ed a caveau di società di vigilanza privata”, ha aggiunto il prefetto Messina, che ha elencato il filo rosso tra i diversi episodi degli anni recenti, apparentemente non collegati tra loro ma in realtà parte di un unico disegno con al vertice un’organizzazione ramificata: “Tra le più significative l’operazione del luglio 2020 a Brindisi, con l’arresto di 9 persone, quella marzo 2021 a Novara (in manette 7 persone), nel giugno 2021 a Modena e quella del marzo 2021 a Brescia: con l’arresto di 31 persone”. La più recente il mese scorso ad Avellino: quattro persone arrestate, tra cui anche “un latitante colpito da un provvedimento di custodia cautelare per associazione di tipo mafioso”.
Cos’è la “Quarta Mafia” foggiana
Per “Quarta Mafia” si intende della mafia della Capitanata, della provincia di Foggia, che si ramifica in Società foggiana, garganica e cerignolana. Controlla un territorio molto vasto, essendo quella di Foggia la terza provincia per grandezza territoriale dopo quelle di Sassari e Bolzano. La ramificazione cerignolana è nota agli inquirenti e alle cronache per gli assalti a furgoni blindati e ai caveau. Secondo le ricostruzioni la Società nacque tra il 1977 e il 1978 quando a Napoli scoppiò la guerra di Camorra tra la Nco, la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, e la Nuova Famiglia. Gli affiliati della Nco fecero proselitismo nelle carceri pugliesi e Cutolo battezzò con il nome Grande Camorra Pugliese il nuovo gruppo. Il 5 gennaio 1979 lo steso Cutolo partecipò, dopo che l’anno prima era scappato dal manicomio criminale di Aversa, a un incontro all’Hotel Florio tra Foggia e San Severo che sancì la nascita del gruppo.
Dopo che la Nco perse la guerra di Camorra, i foggiani divennero indipendenti. A Trani, dov’era ristretto, Giuseppe Rogoli ebbe il permesso dai capibastone di ‘ndrangheta di formare una ramificazione in Puglia: la Sacra Corona Unita che sarebbe entrata in contrasto con la Società foggiana. La Quarta Mafia ha attirato l’attenzione dopo la strage di San Marco in Lamis, del 9 agosto 2017, quando dei sicari freddarono il boss appena scarcerato Mario Luciano Romito e il cognato Matteo De Palma ma anche due fratelli agricoltori, Aurelio e Luigi Luciani, colpevoli di aver assistito alla scena. Furono ammazzati perché testimoni. L’attività principale del gruppo resta l’estorsione.
A inizio di gennaio era infatti salito l’allarme per una serie di bombe esplose nel giro di pochissimo tempo tra San Severo, Vieste e Foggia. L’allora ministra dell’Interno Luciana Lamorgese il 17 gennaio aveva presieduto la riunione straordinaria del Comando provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. La Relazione de II semestre in Parlamento sull’attività della Direzione Investigativa Antimafia ha confermato che in Puglia c’è “un trend di crescita dei delitti di associazione di tipo mafioso espressivi sia delle tradizionali attività criminali del controllo del territorio, sia di quelle che denotano una vocazione affaristica e finalizzata al riciclaggio anche fuori regione“. Ad agosto 2021 il comune di Foggia è stato sciolto per associazione mafiosa.
Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.
© Riproduzione riservata