QUESTA NON È LA GREAT RESIGNATION
Lo abbiamo detto più volte: occhio a parlare di “Grandi dimissioni” anche per l’Italia. Quello del «lascio il posto fisso e cambio vita» è una formula fin troppo semplificata. L’aumento delle dimissioni volontarie dal lavoro da noi c’è stato e continua a esserci – anche se i numeri non sono paragonabili alla Great Resignation americana – ma non si tratta tanto di uno stravolgimento culturale post pandemia, quanto del riflesso di un’economia in ripresa dopo il letargo dovuto al Covid. Così come negli Stati Uniti, anche in Italia il fenomeno si può spiegare più con il passaggio da un posto di lavoro all’altro anziché con l’adesione alla formula del movimento “antiwork”.
Occhio ai numeri Lo dicono bene gli ultimi dati Inps pubblicati la scorsa settimana. Nei primi sei mesi del 2022, 1 milione e 80mila italiani hanno firmato la lettera di dimissioni. Numeri senza precedenti per il nostro Paese. Ma nel 2021 si usciva dalla grande crisi pandemica e il mercato era congelato dal blocco dei licenziamenti.
- Da un lato c’è quindi il recupero dal 2020: l’Inps spiega infatti che oltre 600mila dimissioni nel primo semestre 2022 riguardano «il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020». E in parallelo sono tornati a crescere anche i licenziamenti, ma senza innescare quella bomba sociale che si temeva.
- Ma c’entra anche il rimbalzo economico. E infatti al milione di addii si affiancano un aumento delle assunzioni del 26%, una crescita del 74% nelle trasformazioni dei contratti e un saldo positivo di 946 mila posti, due terzi dei quali nel solo mese di giugno.
Antiwork? No grazie Non una fuga dal lavoro, ma un ricollocamento in un mercato del lavoro più dinamico grazie al rimbalzo economico in uscita dalla pandemia. In pratica, con il Pil in ripresa, si sono aperte nuove occasioni di lavoro nei settori che più avevano sofferto la crisi Covid – ristorazione e terziario professionale in primis – e le persone hanno cercato occasioni migliori.
L’aiutino Attenzione però anche a dire che il mercato del lavoro italiano sia diventato improvvisamente dinamico al pari di quello americano. A innescare questi nuovi movimenti ha contribuito anche l’aiutino del superbonus. Che ha creato ad esempio un aumento di domanda di lavoro nell’edilizia, che non a caso è tra i settori in cui si vedono sia più dimissioni sia più assunzioni.
Letterina al nuovo governo Ora bisognerà sarà capire quanto sarà dura la frenata dell’economia nei prossimi mesi, con lo spettro della recessione e le fabbriche in sofferenza alle prese con le bollette. Una nuova crisi che, come il Covid, non dipende dalla competitività delle imprese e che avrà bisogno di nuovi ammortizzatori sociali. Nella speranza, però, che questa volta la cassa integrazione non venga usata solo per congelare il lavoro e aspettare che passi la tempesta, ma anche per fare formazione e preparare i lavoratori al nuovo mercato del lavoro che verrà. Vedremo cosa farà il futuro nuovo governo che uscirà dalle elezioni del 25 settembre.
VERSO LE ELEZIONI
Dal vecchio… Inizia l’ultima settimana di campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Il governo uscente sta ultimando la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef). Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha già detto che c’è un rallentamento, anche se non si intravedono i segnali di una recessione. Le previsioni di crescita nel 2023 sono stimate sotto l’1%. L’agenzia di rating Fitch ha stimato uno 0,7% per il Pil italiano nel 2023.
… al nuovo governo Il sentiero su cui il futuro governo dovrà costruire la legge di bilancio si fa molto più stretto. Quasi due punti di crescita in meno producono in modo “automatico” un aumento di deficit intorno ai 20 miliardi. Il conto deve considerare poi un aumento della spesa per interessi e l’indicizzazione delle pensioni. E se l’inflazione crescente aiuta ad abbassare il peso del debito, grazie alle maggiori entrate fiscali, secondo tutti gli analisti nel 2023 lo farà meno rispetto a oggi a causa della frenata dell’economia. Senza dimenticare che la manovra si troverà di fronte anche un muro di spese quasi obbligate, tra bonus e aiuti fiscali.
Atti finali
- Il governo Draghi ha approvato il decreto aiuti ter da 14 miliardi contro il caro bollette, con un ampliamento del bonus energia per 22 milioni di lavoratori, il raddoppio del credito d’imposta legato alle spese energetiche e prestiti garantiti dallo Stato. Previsti anche fondi per pagare le bollette destinati a cinema, teatri, impianti sportivi e piscine e un supporto al trasporto pubblico locale. Sui rigassificatori, si sottolinea l’interesse nazionale.
- Il Consiglio dei ministri ha approvato, in via preliminare, anche il decreto legislativo con le regole per avviare la mappatura di tutte le concessioni pubbliche legata alla legge sulla concorrenza. I tre ministri della Lega, sostenitori delle ragioni dei gestori di stabilimenti balneari, hanno votato contro il provvedimento.
- Nell’iter di conversione in legge del decreto aiuti bis, oltre ad aver trovato la mediazione per sbloccare le cessioni dei crediti sul supernbonus, è stato prorogato fino a fine anno il diritto al lavoro agile per i fragili e i genitori di figli minori di 14 anni e la procedura semplificata per il settore privato. Inserita anche una norma per la stabilizzazione dal 2027 dei 500 tecnici assunti nei ministeri per l’attuazione del Pnrr.
PARTITE APERTE
Fronte del porto Il 21 settembre, le organizzazioni sindacali attendono una decisione del giudice del lavoro del Tribunale di Trieste sul ricorso per condotta antisindacale presentato contro la procedura di licenziamento di Wartsila, a cui ha aderito anche la Regione Friuli Venezia Giulia. Secondo il legale che segue il ricorso, con le nuove norme anti-delocalizzazioni inserite nel decreto aiuti ter non cambierebbe però molto.
Torre di controllo Tre sono le principali partite economiche di cui dovrà occuparsi il futuro governo. In primis della rete unica, del futuro di Tim e Open Fiber. Ma ad aspettare il prossimo esecutivo ci sono anche i destini di Ita, con Delta che accelera per chiudere la privatizzazione, e quelli di Mps, su cui è stato approvato l’aumento di capitale da 2,5 miliardi con 3.500 uscite agevolate.
Da leggere Dario Di Vico scrive che tra politica e industria il dialogo continua a essere «a strappi. Del resto è tradizione in Italia che la politica privilegi i consumi sugli investimenti, la domanda sull’offerta, il debito sulla crescita. Guardare al lungo termine è stato sempre considerato una bestemmia». Ma è evidente che «il futuro manifatturiero dell’Italia è ancora una volta legato alla quantità degli investimenti che sapremo mettere in campo, a un ulteriore incremento del valore aggiunto e al vantaggio competitivo che sapremo ricreare nella nostra meccanica di punta». E «il tutto dovrà avvenire in pieno raccordo con l’Europa».
NUMERI
Previsioni Confindustria parla di quasi 600mila posti a rischio nel 2022-2023 a causa del caro energia. Il Pil potrebbe contrarsi del 2,2%, mentre nello scenario peggiore si arriverebbe a -3,2%.
QUI EUROPA
Cercasi tetto Nel discorso sullo Stato dell’Unione, Ursula von der Leyen ha confermato che le imprese energetiche saranno chiamate a contribuire all’uscita dalla crisi. Le misure, che dovranno essere approvate dai Ventisette, dovrebbero permettere di raccogliere oltre 140 miliardi di euro. La Commissione sarebbe intenzionata a fissare il prezzo massimo dell’elettricità prodotta con fonti diverse dal metano a 180 euro al Mwh. Intanto, il ministro Cingolani ha firmato il decreto che consente la vendita diretta dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e ritirata dal Gse alle imprese energivore a 210 euro a Mgwh.
Buste paga L’Europarlamento ha approvato in via definitiva la nuova legislazione sui salari minimi adeguati. Il Consiglio dovrebbe approvare formalmente l’accordo a settembre, dopodiché il testo sarà legge. I Paesi Ue avranno due anni di tempo per conformarsi alla direttiva.
Avvertimento a Meloni & Co. Il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis ha spiegato che apportare piccoli aggiustamenti al Piano nazionale di ripresa e resilienza è possibile se ci sono «circostanze oggettive», ma pensare di poterlo ridiscutere è pericoloso: c’è il rischio di perdere tempo e di conseguenza i fondi perché «le tempistiche di attuazione sono molto strette».
IL POLSO DEL LAVORO
Quale scuola, quale lavoro Dopo la morte del 18enne Giuliano De Seta durante uno stage in azienda, si riapre il dibattito sulla riforma dell’alternanza scuola-lavoro. Gli studenti sono tornati a manifestare in piazza.
Mismatch Ha fatto discutere la presenza di oltre mille laureati al concorso per 500 posti da netturbino al Comune di Napoli. Mentre il bando richiede solo la licenza media.
Dal sindacato Il segretario della Cgil Maurizio Landini non ha dato indicazioni di voto per le prossime elezioni. Da tempo, d’altronde, gli operai del sindacato votano anche per Lega e Fratelli d’Italia. Intanto è esplosa anche una polemica nel mondo dei metalmeccanici dopo che l’Inps ha certificato che la maggioranza della rappresentanza delle Rsu era andata alla Fiom. Secondo la Fim, i dati sono incompleti e sono ancora in corso delle verifiche.
Unions A proposito di sindacato, i lavoratori ispanici negli Stati Uniti hanno fatto sapere che stanno facendo sentire la loro voce grazie alla creazione di nuove rappresentanze sindacali anche in aziende come Starbucks e Amazon.
Gig Economy Uber ha accettato di versare allo Stato del New Jersey oltre 100 milioni di dollari in imposte arretrate, contributi e multe, per l’errata classificazione dei conducenti come appaltatori indipendenti.
Licenziarsi senza licenziarsi Negli Stati Uniti si parla tanto di “quiet quitting”, che letteralmente significa “licenziarsi in silenzio”, ovvero fare lo stretto indispensabile sul lavoro. Un trend nato su Tiktok, contro il mito della performance a tutti i costi, che più in generale descrive un condiviso desiderio di slegare la propria identità dalla carriera. Ma ci sono soluzioni migliori per impiegare al meglio il proprio tempo ed evitare il burnout, scrive il New York Times.
Inverno demografico Il Wall Street Journal ha pubblicato uno studio che evidenzia come, nel 2021, la Cina ha introdotto nelle fabbriche un numero di robot quasi pari a quello del resto del mondo nel tentativo di compensare la diminuzione della popolazione in età lavorativa.
IN AGENDA Il 21 settembre la Federal Reserve comunicherà la decisione sui tassi e le proiezioni economiche. Ad agosto l’inflazione Usa è leggermente scesa, ma solo all’8,3%. Si attende quindi un ulteriore rialzo dei tassi. Il giorno successivo, giovedì 22, sono in calendario anche i meeting della Banca del Giappone e della Banca d’Inghilterra.
Per oggi è tutto.
Buona settimana,
Lidia Baratta
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