Nel giorno in cui si celebra la donna, la sua forza e la sua importanza fondamentale nella società moderna, scegliamo di dare la parola ad una grande donna, un’artista straordinaria a cui siamo estremamente legati e a cui non finiremo mai di dimostrare il nostro affetto. Houda Bakkali, sinonimo di libertà, estro e gioia di vivere, ha creato il proprio stile all’interno dell’ecosistema digitale. Il suo lavoro è riconoscibile per l’uso del colore, l’uso di nuove tecnologie come la realtà aumentata e, soprattutto, per aver posto la figura della donna come protagonista delle sue composizioni.
Women and Digital Art, eredità e futuro
Nel 2018 Bakkali ha pubblicato la serie Women and Digital Art, un progetto molto personale basato su un duplice claim: da un lato rompere i cliché sull’arte digitale avvicinando il pubblico ai suoi strumenti e al suo processo creativo, dall’altra rompere con gli stereotipi sulle donne arabe e musulmane.
La serie Women and Digital Art è un omaggio alla figura delle donne, alla loro forza, al loro potere e alla loro energia. Un omaggio attraverso il colore, le forme, i fiori e gli sguardi. È una chiamata ottimista, piena di speranza e che fa cenno a un futuro migliore. “Protagonista dell’opera è una donna, in questo caso la mia musa, mia madre. Donna, insegnante, araba e musulmana che per tutta la vita ha rivendicato l’uguaglianza e l’emancipazione delle donne e che già negli anni ‘60 e ‘70 indossava bikini sulle spiagge di Tangeri e questo faceva parte della normalità. La sua eredità si riassume nel seguire il suo cammino in libertà, progettare il proprio futuro senza paura, lottare contro l’involuzionismo. Questo è un messaggio universale che voglio trasmettere attraverso il mio lavoro. È un omaggio alla figura femminile e al coraggio di tante mamme e nonne che ci hanno lasciato un’eredità inestimabile: lottare per l’uguaglianza e la libertà. Rompere con l’involuzionismo e anche con gli stereotipi sulle donne, in questo caso la donna araba e musulmana. Farlo attraverso l’arte digitale mi permette di presentare le motivazioni di questo lavoro in modo molto versatile, attraverso diversi formati e, allo stesso tempo, mi permette di presentare tecniche d’avanguardia che stanno cambiando i paradigmi dell’arte e creando nuovi ecosistemi … le cui combinazioni sono infinite come l’immaginazione dell’artista. Spazi in cui assume particolare rilevanza un agente essenziale nell’opera di qualsiasi creatore: il pubblico, che ora può essere protagonista più che mai dell’opera. L’applicazione di strumenti e processi digitali rappresenta un modo dinamico e divertente di trasmettere allo spettatore il concetto finale, le motivazioni e il processo creativo. Genera maggiore utilità e consente esperienze più arricchenti” ci racconta Houda Bakkali.
Pioniere nell’uso della realtà aumentata applicata all’arte
Houda Bakkali da diversi anni sperimenta la realtà aumentata e dal 2020 la applica alle sue tele. Le sue opere d’arte sono riconoscibili dall’uso di composizioni colorate che prendono vita e cambiano contenuto e contenitore attraverso strumenti tecnologici. Permettendo di creare opere in continua evoluzione, capaci di rompere le barriere spaziali e temporali. “Gli strumenti digitali, come la realtà aumentata, consentono alle tele di passare dall’essere appese al muro al prendere vita, all’essere dinamiche. In questo senso, lo spettatore si trova di fronte alla dualità della tradizione e dell’avanguardia, in una visione futuristica. Le tele invitano a riflettere sulla versatilità dell’arte digitale, permettono di entrare nell’opera in molteplici modi, di fruirla da ambientazioni mutevoli, che ricreano mille e una storia, che cambiano carattere, che crescono nel tempo. Opere che si trovano in uno specifico contesto fisico, ma che attraverso la tecnologia possono anche fare il salto ed essere scoperte da ambienti come il metaverso, dove lo spettatore visita l’opera in uno spazio 3D e virtuale. Potresti persino avere la stessa versione della tela sotto forma di un NFT, un asset digitale al 100%, autenticato e certificato tramite la tecnologia blockchain. Questa molteplicità arricchisce l’opera, ne diversifica i formati e i contenitori, crea ambienti diversi dove il pubblico può scegliere quale versione o quali versioni siano più convincenti, più divertenti o utili. È la magia della tecnologia digitale che, se usata bene, fornisce utilità, arricchisce e sorprende lo spettatore. Fornisce all’artista gli strumenti per realizzare creazioni più dinamiche, fluide, capaci di rompere le barriere spaziali e temporali, di intrecciare storie e luoghi, permettendo all’opera d’arte di essere in ogni spazio e in ogni tempo, sempre in evoluzione, adattandosi e partecipando nei cambiamenti, nuove sfide dell’arte digitale”.
Arte, tecnologia e divulgazione
La serie Women and Digital Art è composta da 30 tele di grande formato, oltre ad animazioni, elementi multimediali e interattivi ed elementi virtuali che permettono di vedere parte della mostra anche attraverso il metaverso. Una serie che ha vinto diversi premi internazionali, che è stata esposta in diversi paesi e spazi iconici come il Casinò di Sanremo o l’aeroporto internazionale di Madrid. Attualmente, Women and Digital Art è esposta in sei centri del Comune di Barcellona, creando un perfetto incrocio tra arte e tecnologia in cui le opere prendono vita e utilità, creando una rete creativa tra i centri pubblici della città, amplificando il messaggio attraverso strumenti digitali, raccontando la storia del suo protagonista attraverso sguardi colorati e dinamici, rompendo i limiti spaziali, demistificando l’arte digitale e avvicinando i suoi strumenti al pubblico attraverso laboratori informativi sulla realtà aumentata, promuovendo il dibattito e la riflessione sui nuovi concetti di digitale arte: il web3, gli NFT, l’intelligenza artificiale o i metaversi, sono alcune sfide per artisti e pubblico.
Umanizzare l’arte digitale
“C’è sempre stato molto rumore sull’arte digitale. Alla fine, l’arte digitale si basa ancora sulla creatività, sul concetto e sul talento dell’artista. Gli strumenti digitali sono proprio questo, strumenti per la creazione. Usare un pennello è come usare il mouse di un computer, l’importante è la capacità di catturare l’idea e connettersi con il pubblico attraverso il nostro lavoro. La tecnologia di per sé non è né buona né cattiva, tutto dipenderà da come la useremo, dall’intelligenza umana che le applicheremo e dalla nostra capacità di umanizzarla e far sì che la tecnologia umanizzi le nostre creazioni. La tecnologia deve essere un facilitatore, un valore aggiunto. È vero che attualmente ci troviamo in un momento di cambiamento molto importante per l’arte digitale, con nuovi concetti come NFT, metaversi o intelligenza artificiale, che devono ancora maturare e diventare normalizzati nell’ecosistema artistico globale, ma che promettono anche grandi opportunità per gli artisti”.
Nell’apprendimento continuo
“L’arte digitale pone sfide sotto molti aspetti, soprattutto nella capacità degli artisti di adattarsi alla sua evoluzione e crescita. Ci invita ad essere costantemente attenti e ad apprendere, non solo in tutto ciò che riguarda gli strumenti di creazione, ma anche nei nuovi ecosistemi, linguaggi, protocolli e paradigmi che stanno nascendo attorno alle nuove correnti dell’arte digitale, ma oggi acquista più forza grazie alla sua adozione da parte delle nuove generazioni di nativi digitali e grazie alle nuove tecnologie come la blockchain che ne consentono l’autenticazione. Si tratta di cambiamenti importanti che stanno realizzando due fatti importanti: da un lato, una maggiore democratizzazione dell’arte e, dall’altro, l’apertura delle istituzioni e dei musei tradizionali alle opere digitali. Il percorso in quella direzione è già iniziato e questo è un grande risultato. Un’altra cosa è come si evolve. Il tempo lo dirà…”.
Creare per il pubblico
Secondo Houda Bakkali “l’arte deve essere un bene di valore universale. Raggiungere il pubblico è lo scopo del mio lavoro. Affinché le persone possano conoscere le motivazioni del mio lavoro, gli strumenti che utilizzo, il mio processo creativo ma, soprattutto, che possano vederli, toccarli, ascoltarli e immergersi in essi. Gli spazi pubblici sono l’ambiente perfetto per condividere le mie creazioni, poiché è un modo per avvicinare il mio lavoro e il mio processo creativo al pubblico in modo vicino, libero e aperto. Il modo migliore per democratizzare l’arte è condividerla. Lavorare con strumenti digitali mi permette di creare progetti più sensoriali. In qualche modo, la tecnologia umanizza il mio lavoro. Creo pensando al pubblico, a come connettersi con lo spettatore. Qualunque sia il soggetto del mio lavoro, cerco sempre di trasmettere una visione ottimista, festosa, anche ironica e con una certa frivolezza, che l’immaginazione voli verso la dolce vita e che ci sia spazio per il carpe diem. Mi piace creare opere di facile comprensione, cerco la forza della bellezza, i colori intensi, il ritmo. Insomma, l’arte è tutto ciò che possiamo immaginare e di più, è anche uno spettacolo. Mi piace che il mio lavoro abbia quella parte di spettacolo e spettacolarità, che sorprenda e che le persone si divertano mentre il mio lavoro si avvicina, che si sentano curiose non solo del lavoro e delle sue motivazioni, ma anche del processo creativo. Creo composizioni festive cercando di trasmettere messaggi attraverso una visione amichevole, divertente e dinamica che invita il pubblico a conoscerlo dall’interno, a giocarci e a seguirne l’evoluzione nel tempo. Mi piace dare allo spettatore non solo tutte le versioni delle mie opere ma anche la versione migliore di ognuna di esse. Credo nell’utilità dell’arte e niente di più utile che divertirsi, condividere conoscenze, raccontare storie attraverso uno sguardo pieno di speranza e colorato e rendere felici coloro che visitano le mie mostre”.
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jamesmagazine/Houda Bakkali
Bruno Petronilli
Milanese, giornalista, critico (di tutto) e interista militante. Prima di James Magazine ha diretto la sua vita in modo smodato, folle e spesso incomprensibile ai più. Oggi continua a farlo, possibilmente senza farsi mancare l’unico rimedio che conosce per sopportare il mondo in cui vive: una quotidiana, inimmaginabile e spudorata quantità di Champagne.