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Il dramma dei bambini in Turchia, estratti dalle macerie senza genitori: i neonati non hanno nemmeno un nome – Il Riformista

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Storie di bimbi più forti del terremoto che ha cancellato ogni traccia delle loro famiglie

Elena Del Mastro — 13 Febbraio 2023

Il dramma dei bambini in Turchia, estratti dalle macerie senza genitori: i neonati non hanno nemmeno un nome

A una settimana dal violento terremoto che ha distrutto alcune città della Turchia e della Siria la conta dei morti accertati ancora non si arresta. Nella disperazione, da quel tremendo cumulo di macerie, arrivano storie di speranza. I protagonisti sono i bambini, più torti del terremoto, miracolosamente estratti vivi come se la vita fosse più forte di ogni disastro naturale. Bimbi che possono vivere tutta la vita che hanno davanti, tra loro ci sono anche neonati, delle cui famiglie il terremoto ha cancellato ogni traccia.

C’è Yavuz Canbaz che non ha ancora compiuto tre anni: per 159 ore è rimasto prigioniero nel buio, incastrato tra le pietre dellaa sua casa crollata nel distretto di Onikisubat. Quando i soccorritori lo hanno tirato fuori era ancora con il pigiamino, ricoperto di polvere. Ha guardato i soccorritori e ha sorriso. “Gli angeli ci hanno aiutato”, ha raccontato il soccorritore commosso con il bimbo tra le braccia che giocava con la sua mascherina. Poi c’è la storia di Aya, il “miracolo” di Afrin, neonata estratta viva dalle macerie nel Nord della Siria ancora attaccata al cordone ombelicale della madre. In un primo momento il direttore dell’ospedale che l’ha curata aveva detto di darla in affidamento. Poi uno zio si è fatto avanti e l’ha presa con se. Ora vivono in una tenda con lui e 11 altre persone, dice l’Ap.

Quattordici ore prima nel distretto di Adiyaman una ragazzina di 13 anni, Hanim, era stata estratta viva. Per ore i soccorritori l’hanno cercata e quando è venuta alla luce la prima cosa che ha detto ha strappato un sorriso ai presenti: “Grazie, però per favore non fatemi le punture. A volte tronano alla luce i neonati o bimbi di pochi mesi, come se fossero nati una seconda volta. E si continua a scavare contando le ore, sapendo che più si va avanti più sarà difficile trovare qualcuno vivo. Eppure di miracoli continuano ad avvenire. Bimbi salvati perché la mamma o il papà gli hanno fatto da scudo umano.

Dopo 128 ore recuperato un bimbo di due mesi ad Hatay, diventato il protagonista di una foto simbolo della tragedia turca e siriana con i suoi occhi azzurri. A 140 ore dal terremoto è stata la volta di un bimbo di 7 mesi, tirato fuori in buona salute. Il ministro della Salute turco Fahrettin Koka, ha condiviso il video di una bimba di 5 anni recuperata dai vigili del fuoco nella provincia di Hatay dopo 150 ore. Dopo 156 a genziantep le squadre dei soccorsi hanno tirato fuori Seminh, 9 anni, che ha scherzato quando i suoi salvatori gli hann chiesto cosa volesse: “Voglio comprare un telefono nuovo”.

Ci sono anche le volte in cui non è andata bene, purtroppo non poche. Come è successo ad Alì, un 15enne rimasto unico superstite sotto il crollo di una palazzina. Un gruppo di soccorritori ungheresi hanno trovato la sua famiglia morta ma lui era vivo e resisteva: “Abbiamo cercato di salvare il ragazzo scavando da quattro direzioni. Abbiamo comunicato Con Alì, lo abbiamo calmato. Abbiamo scherzato con lui, tenuto la sua mano, lo abbiamo fatto bene e incoraggiato. Durante l’operazione, l’amputazione delle gambe di Alì sembrava l’ultima possibilità per liberarlo. Abbiamo chiamato i medici dell’equipe olandese, ma lo spazio era troppo stretto, non è stato possibile intrevenire neppure in quel modo. Alì alla fine si è addormentato per sempre. Non siamo riusciti a salvarlo. Alì non ti dimenticheremo mai”.

Sono tantissime le storie di bimbi che ce l’hanno fatta ma non i loro genitori. Estratti vivi ma rimasti soli al mondo. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, le informazioni sul numero esatto di bambini rimasti senza genitori non sono ancora chiare. Secondo il ministero della Famiglia e dei servizi sociali turchi, venerdì non era possibile raggiungere le famiglie di 263 bambini estratti dalle macerie in Turchia. Di questi, 162 continuano a ricevere cure in ospedale, mentre 101 erano stati trasferiti nelle unità competenti del ministero e ricoverati in istituto. Impossibile invece avere qualche dato certo dalla Siria.

Gli orfanotrofi in Turchia sono pochissimi, ancora meno in Siria. Solitamente i bambini rimasti soli anche per altre cause (come la guerra ad esempio), vengono adottati da altri parenti in vita. E per questo è importante che vengano percorse tutte le strade per arrivare alle famiglie. Come succede spesso durante le calamità questi bimbi rimasti soli sono vulnerabili, fragili e facili prede di circuiti di violenza, sfruttamento e abusi compreso il rischio tratta.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

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