Il processo infinito e le accuse
Tiziana Maiolo — 2 Dicembre 2022

È ufficiale, Marco Travaglio è convinto che Silvio Berlusconi sarà assolto al processo “Ruby ter”. E poiché in genere chi viene assolto è considerato innocente, non possiamo che plaudere alla positiva giravolta del direttore del Fatto quotidiano.
La notizia è annunciata in un articolo di (finta) preoccupazione per un emendamento, presentato dal senatore Pierantonio Zanettin al decreto anti-rave del governo Meloni, che è già stato dichiarato ammissibile dalla commissione Giustizia. Si tratta di vietare al pm di ricorrere in appello contro le sentenze di assoluzione in primo grado. Nulla di nuovo sotto il sole, dal momento che al Senato è in discussione, oltre alla norma sulle manifestazioni musicali con occupazione abusiva di terreni privati e all’ergastolo ostativo, anche il testo della riforma Cartabia, la cui entrata in vigore è stata rinviata al primo gennaio 2023.
Non è una novità il fatto che Forza Italia, fin dai tempi della legge Pecorella, infaustamente abbattuta dalla Corte Costituzionale, avanzi questa proposta. Che del resto è entrata nel programma di governo di tutta la maggioranza di centrodestra. Dove sta quindi lo scandalo, quello che ha costretto il giornale dei pm a uscire allo scoperto, manifestando la convinzione che Berlusconi sarà assolto a Milano dall’accusa di aver corrotto i testimoni del processo “Ruby” in cui fu assolto? Lo scandalo dell’emendamento sarebbero “due righe esplosive”. In cui si legge: “La modifica si applica ai procedimenti pendenti nel primo grado di giudizio alla data di entrata in vigore della presente legge”. Legge “ad personam!”, grida Travaglio. Convinto come è che Berlusconi, da tutto questo minestrone mal riuscito dei “processi Ruby”, uno due e tre, oltre alle propaggini esterne a Milano, non potrà che uscire vincente.
Del resto, non è forse già stato assolto a Siena e a Roma? È un dato di fatto, che ogni qualvolta il processo si allontana dal luogo dove tutto ha avuto inizio, con le indagini della pm Ilda Boccassini che faceva sorvegliare l’abitazione di Arcore e tutte le persone che vi entravano o uscivano, la montatura si sgonfia. E si capisce che questo processo non avrebbe dovuto neppure avere mai inizio. Non c’era bisogno di leggere il libro di Palamara, per saperlo. E intanto sono passati dodici anni da quando questo grande processo alla morale ha avuto inizio. Le assoluzioni che Berlusconi ha già portato a casa, da quella importante del processo principale, con sentenza di assoluzione ormai definitiva, fino alle due dei rami secondari, non vengono perdonate.
Tanto che nel mese di ottobre, mentre si stava formando il governo Meloni e ogni partito del centrodestra avanzava le proprie proposte, non solo il Fatto quotidiano ma anche Repubblica già lanciavano un singolare allarme sull’ipotesi che a un rappresentante di Forza Italia potesse essere affidato il dicastero della giustizia. Due titoli gemelli. Il primo, “Ruby ter: B. vuole la Giustizia per spazzare via la Severino”, il 12 ottobre. Il giorno dopo, “Il Cav imputato in 4 processi rischia la decadenza e spera di cambiare la Severino”. Astuto Travaglio e ancor più Molinari il finto bonaccione, pronti a capire che solo un guardasigilli di Forza Italia avrebbe potuto modificare la legge che il 27 novembre del 2013 era costata la decadenza di Berlusconi dal Senato.
Incredibile, dicevano i due quotidiani, che ora lo stesso personaggio possa tornare su quei banchi. E dunque scava scava la vecchia talpa, fino a capire l’astuto progetto dell’ex presidente del Consiglio. Che oggi viene ribaltato, con la (finta) preoccupazione per l’emendamento del senatore Zanettin. E la consapevolezza che la sentenza attesa a Milano, e pur dopo la richiesta della pm Tiziana Siciliano di una condanna a sei anni di carcere, non potrà che essere di assoluzione. E quindi sperare solo che il rappresentante dell’accusa possa, a norma di legge, inseguire l’imputato con i suoi ricorsi in appello e Cassazione, e poi magari ancora in un altro appello e un’altra Cassazione, fino a che saranno passati almeno altri dodici anni. Perché il grande processo alla morale non può che essere infinito. Crucifige, crucifige.
Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.
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