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Russia, nuova stretta delle autorità contro Memorial e i suoi archivi

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16 marzo 2023 | 19.25

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Ieri è stata resa nota l’apertura del primo procedimento penale contro un attivista in relazione al caso per riabilitazione del nazismo a carico dell’organizzazione

Si è intensificata in Russia la repressione contro l’organizzazione Premio Nobel per la pace nel 2022 Memorial e i suoi attivisti, come dimostrano diversi incidenti avvenuti nei giorni scorsi, di cui dà notizia Memorial Italia, da cui emerge un’attenzione particolare degli agenti per gli archivi delle sedi locali dell’associazione costretta a chiudere prima dell’inizio della guerra contro l’Ucraina. Ieri inoltre è stato reso noto dall’agenzia Tass l’avvio di una procedura penale contro un esponente di Memorial non identificato. La procedura è legata alla questione della presenza, nella banca dati delle vittime dello stalinismo di Memorial (che comprende 3 milioni e mezzo di biografie), di 19 biografie di collaboratori dei tedeschi durante l’invasione nazista dell’Unione Sovietica. L’accusa di “riabilitazione del nazismo”, formalizzata contro non meglio specificati dipendenti dell’organizzazione, arriva dall’Associazione dei Veterani Russi.

Fra sabato e lunedì scorso, una serie di perquisizioni, fermi e arresti di hanno colpito attivisti di Memorial a Perm in relazione al trasferimento dell’archivio dell’organizzazione, dopo che la sede era già stata chiusa nel 2022. Le forze di sicurezza hanno contattato al telefono uno dei volontari chiedendogli di uscire di casa, lo hanno spinto a forza in macchina e portato al Centro per la lotta all’estremismo dove è stato trattenuto 48 ore. Durante la “conversazione” gli hanno fatto domande su Robert Latypov, ex direttore di Memorial Perm, al momento all’estero. Gli agenti hanno ottenuto l’acceso al suo telefono e lo hanno costretto a scrivere a proprio nome alcuni messaggi a Latypov, nel tentativo di acquisire informazioni sensibili relative all’archivio di Memorial Perm. Lunedì lo hanno portato in tribunale, dove gli è stata comminata una multa di 3.000 rubli in base a un’accusa prefabbricata di resistenza a pubblico ufficiale. Dal tribunale è stato riaccompagnato nel suo appartamento, nel quale custodiva le carte dell’organizzazione dopo la chiusura della sede della città. Una ventina di agenti ha portato via dall’appartamento tutto quello che poteva: libri, documenti, i pannelli delle mostre itineranti realizzati negli ultimi anni dall’associazione, e sequestrato apparecchiature e dispositivi elettronici.

Sabato era stato fermato e portato al Centro per la lotta all’estremismo anche Aleksandr Černyšov, direttore del Centro della memoria storica di Perm. Dopo un interrogatorio, gli agenti hanno perquisito il suo appartamento, sequestrando anche in questo caso tutti i dispositivi elettronici. Domenica la sede del Centro della memoria storica ha subito un’ispezione e sono stati sequestrati gli hard disk e i computer. (segue)

Mentre svolgevano tutte queste “operazioni”, gli agenti non hanno fornito né ordinanze né copie dei verbali delle perquisizioni, delle “ispezioni” e degli interrogatori. Nessuno ha avuto la possibilità di chiamare i propri avvocati. Gli agenti del “Centro E” (il centro per l’estremismo) erano interessati in particolare al trasferimento dell’archivio a Moca, dopo la chiusura di Memorial Perm.

Sempre lunedì, in seguito a una denuncia anonima Memorial Ekaterinburg, sfrattato dai propri uffici, è stato oggetto di una verifica di polizia mentre venivano trasferiti i documenti, compreso l’archivio, presso la nuova sede. Il 23 giugno scorso Memorial Ekaterinburg era stato oggetto di una lunga perquisizione, durante la quale i corpi speciali degli Omon avevano requisito una serie di documenti.

Memorial Ekaterinburg lo scorso dicembre era stata costretta a lasciare la sede che affittava da molti anni. Lunedì gli attivisti hanno finito di preparare gli scatoloni e, quando stavano per portarli via, la polizia ha fermato uno dei furgoni. “Qualcuno ha chiamato anonimamente la polizia sostenendo che la vettura che avevamo preso a noleggio trasportava cose rubate. La polizia ha fermato la vettura, l’ha portata in centrale. Ci sono andato anch’io, mi hanno interrogato, hanno ispezionato la vettura, hanno aperto i pacchi che avevamo impiegato un mese e mezzo a preparare. Contenevano i libri della nostra biblioteca e altro materiale. I poliziotti non hanno trovato niente di illecito e ci hanno lasciato perdere”, ha raccontato Aleksej Mosin, presidente di Memorial Ekaterinburg.

Lunedì è iniziato presso il tribunale militare di Mosca il processo a Michail Kriger, attivista e socio di Memorial Podmoskove, che rischia 7 anni di carcere per avere, secondo l’accusa, sostenuto il terrorismo. È accusato per due episodi di giustificazione del terrorismo e incitamento all’odio in relazione a un post su Facebook dedicato all’anarchico Michail Žlobickij che si era fatto esplodere nella sede dell’FSB di Archangelsk. “Siamo originari di Dnepropetrovsk (l’attuale Dnipro, in Ucraina, ndr), perciò per noi il bombardamento di una casa della zona è stato una tragedia terribile. Io e Michail siamo stati arrestati mentre cantavamo l’inno dell’Ucraina vicino al memoriale per le vittime del bombardamento”, ha testimoniato il fratello.

Vi è poi stato un “ennesimo atto ostile” nei confronti di Jurij Dmitriev nella colonia penale in Mordovia dove sconta la pena di 15 anni a causa di accuse totalmente infondate, di pedofilia. Ai detenuti della colonia è consentito ricevere da casa solo 2 pacchi di 20 kg ciascuno. Quando gli si sono rotti gli occhiali, Dmitriev ha chiesto di poter riceverne un nuovo paio tramite posta ordinaria. I direttori del carcere gli hanno imposto di utilizzare una delle due possibilità per ricevere beni di prima necessità da casa, contro il regolamento carcerario che stabilisce che per beni di prima necessità venga usata la posta ordinaria. Dmitriev potrà quindi ricevere un solo altro pacco durante l’anno.

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