Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha incontrato i sindacati e le associazioni datoriali a Palazzo Chigi per definire il nuovo decreto aiuti bis. Si lavora a un provvedimento da 14,3 miliardi che contiene una forma di decontribuzione per i lavoratori dipendenti da luglio a dicembre e l’anticipazione a settembre della rivalutazione delle pensioni all’inflazione. Ma non ci sarà l’azzeramento dell’Iva per i beni di largo consumo. E il nuovo bonus 200 euro arriverà solo a quelle categorie di lavoratori – precari della scuola, stagionali, lavoratori agricoli e dello sport – che erano stati esclusi dalla misura contenuta nel primo decreto arrivata a 30 milioni di lavoratori e pensionati nel mese di luglio.
Nel nuovo decreto, che dovrebbe vedere la luce la prossima settimana, il governo preferirebbe inserire misure più strutturali. Un’eredità per chi lo seguirà a Palazzo Chigi.
Un decreto, per qualità e quantità, è pari a quello di una legge finanziaria, commenta La Stampa. Mai era accaduto che un governo dimissionario mettesse sul tavolo in estate più di quattordici miliardi di euro. E il perché è presto detto: mai era accaduto nella storia repubblicana che il Paese andasse al voto in autunno, con il rischio che il nuovo governo non abbia il tempo di varare la legge di bilancio nei tempi previsti dalla legge nel bel mezzo di una crisi internazionale.
Nel provvedimento ci saranno pochi interventi ma su temi importanti, spiega Draghi confermando «la volontà del governo di non abbandonare i lavoratori, i pensionati, le imprese».
Ai sindacati viene promesso l’aumento all’1% della decontribuzione dei redditi fino a 35mila euro fino al 31 dicembre 2022 che si tradurrà in un aumento del netto in busta paga, così come Cgil, Cisl e Uil avevano chiesto. Per le pensioni, il governo sta ipotizzando un anticipo della loro rivalutazione già dal mese di settembre 2022, anziché dal gennaio 2023 come previsto, un anticipo di quattro mesi (più la tredicesima) che sosterrebbe le pensioni più basse. Il ministro Andrea Orlando, presente all’incontro, è anche tornato a parlare di salario minimo ricordando la sua proposta di prendere come riferimento i contratti collettivi nazionali più diffusi. La misura potrebbe finire nel nuovo decreto, spiega il Corriere. Confermati la proroga del taglio delle accise sul prezzo dei carburanti e gli sconti in bolletta. Si studia un nuovo aumento della tassa sugli extra-profitti delle aziende energetiche.
La prossima settimana, prima di varare il decreto, Draghi dovrà informare i partiti, forse con una cabina di regia della maggioranza che non lo sostiene più. «Se avremo più entrate le continueremo a spendere», ha detto Draghi negli incontri.
I sindacati si dicono soddisfatti delle risposte ricevute. Ma Maurizio Landini, leader della Cgil, annuncia che il sindacato sarà in piazza l’8 e il 9 ottobre subito dopo le elezioni, «qualsiasi sarà il governo».
«Ci avevamo già pensato prima della crisi di governo, perché stavolta vogliamo mettere in chiaro le nostre proposte, prima che si inizi a lavorare sulla legge di bilancio, visto che in passato ci siamo trovati a ricevere pacchetti già confezionati», spiega alla Stampa. «Poi il 9 ottobre per noi è una data particolare», aggiunge. Sarà un anno dall’assalto squadrista alla sede della Cgil.
«Un fatto grave, che non possiamo dimenticare. Speriamo davvero che sarà una manifestazione partecipata, unitaria. Noi la apriremo a tutti, discuteremo con tutti, con gli altri sindacati e con le associazioni, per creare una piattaforma comune».
In ogni caso, dice, «per noi non cambia se l’interlocutore sarà Meloni o Letta o chiunque altro, le nostre sollecitazioni saranno quelle. Ho annunciato ora questa iniziativa, proprio per evitare ambiguità: noi diremo la nostra a prescindere da chi andrà a palazzo Chigi, poi aspetteremo le risposte e ci muoveremo di conseguenza». Ma in autunno c’è «il rischio concreto di tensioni sociali, se non si riesce a dare risposte alle difficoltà di lavoratori e famiglie, che vanno affrontate subito, non possono aspettare il nuovo governo».