Non è vero che destra e sinistra non esistono più: esistono, ma la parte migliore di entrambe si è persa. Si è persa, sia a destra sia a sinistra, la componente mediana. Quella più realista, quella meno ideologica. E non si tratta di uno specifico italiano. Accade in molte democrazie avanzate d’Occidente a partire da quella statunitense.
Personalmente, attribuisco il fenomeno al declassamento del ceto medio conseguente la crisi economica globale iniziata nel 2008. Il crollo della componente sociale più equilibrata e il suo malessere crescente hanno determinato un analogo vuoto nell’offerta politica e nella rappresentanza parlamentare. Ne risulta un confronto sempre più polarizzato, che comporta il venir meno di quello spazio mediano dove da sempre la politica esercita con sufficiente buonsenso la propria funzione primaria: cercare compromessi, costruire mediazioni, conseguire il massimo di ciò che è ragionevolmente possibile conseguire nelle condizioni date. E lo fa, possibilmente, secondo una visione, un’idea di futuro.
Non è un caso che mai come in questa fase storica, fase di trasformazioni e di pericoli, la politica si caratterizzi per inconcludenza, i leader per inadeguatezza, i governi per instabilità. Non è un caso che la percentuale di cittadini che esercita il proprio diritto di voto sia sistematicamente in calo. A destra come a sinistra prevale la demagogia: chi vive di pregiudizi si accontenta, chi percepisce l’inganno si astiene.
È per questo che al Terzo Polo di Carlo Calenda compete una missione che, in tempi di crisi, non è esagerato definire storica: smascherare il velleitarismo degli opposti populismi, introdurre i necessari elementi di concretezza in un dibattito pubblico dominato dall’astrazione e dall’ipocrisia, dare rappresentanza e restituire fiducia alla parte migliore dei due elettorati. A quello di destra come a quello di sinistra. Al ceto medio, in primo luogo. A chi si astiene e a chi non ne può più di turarsi il naso.
Un servizio alla credibilità dell’Italia, alla qualità della nostra democrazia, alla governabilità del Paese. Un servizio, se vogliamo provare a uscire vivi e possibilmente rigenerati dai flagelli presenti e futuri, letteralmente vitale. Un servizio che darà i suoi frutti indipendentemente da chi vincerà le prossime elezioni.
Andrea Cangini, senatore di Azione