Da vent’anni l’Associazione Viticoltori di Castellina in Chianti, che oggi conta 39 produttori, si prefigge di promuovere e un territorio decisamente ricco di storia e di persone; ma se fino ad oggi sono state molte le ricognizioni tecnico-commerciali con questo nuovo progetto affidato alle dotte mani di Armando Castagno, si è riusciti a mettere al centro dell’esplorazione il “paesaggio umano” del Chianti Classico di Castellina.
Questo libro, infatti, non è solo una ricognizione, anche se molto puntuale, della storia e della sua articolazione geologica (carotaggi), ma è l’insieme degli incontri con tutti i produttori (37 interviste) dell’Associazione. Attraverso queste testimonianze, tutti scambi-confronti molto godibili, se volete una sorta di lettura di ritratti in forma dialogica ricca di considerazioni, si arriva a implementare notevolmente quanto affrontato nella relazione di carattere generale.
Questo come nuova visione di un racconto di un territorio che fino a oggi rischiava di apparire come umanamente disabitato mentre nessun territorio del vino in quanto tale potrà mai esserlo proprio per quella memoria di comunità umana fatta di lavoro, di sudore, di partecipazione.
Photo credits Andrea Federici
Di questo ne è testimonianza il fatto che il testo è più simile a un mosaico nel senso che alla fine ha tanti autori quanti sono i pensieri esposti e le risposte ricevute. E questo proprio in ossequio al concetto più ampio e fecondo di “terroir”, vale a dire di un territorio composto da una comunità umana che vive lo spazio e che nel corso della sua storia stratifica una serie di conoscenze condivise e di interazioni anche complesse.
Nascono così tre considerazioni. La prima, quella su cui solitamente ci si ferma subito, è il prodotto, vale a dire il frutto custodito da quello specifico territorio; la seconda è quella del racconto, della testimonianza, mente la terza è la reputazione qualitativa di quel prodotto in funzione del successo di mercato (comprese vicissitudini e peripezie).
Photo credits Andrea Federici
Tutto questo ha portato la stesura finale del libro a circa 400 pagine di cui 300 capaci di accogliere le 37 testimonianze dei produttori e degli addetti ai lavori. Ma anche se la parte generale appare notevolmente ridotta rispetto a quella discorsiva non risulta svilita, anzi, la presenta al lettore più compressa e pregna di contenuti, importanti per una profonda comprensione del progetto voluto dall’Associazione.
Questa migrazione dei contenuti dalla parte generale alla parte condivisa sta proprio nel fatto che molti dei temi che si sarebbero potuti trattare in una configurazione generalista sono emersi attraverso le voci dei testimoni in una forma decisamente più calda e partecipata arricchendo in modo indiscutibile il libro stesso.
Inoltre, da protagonisti, hanno riportato un’analisi lucida anche sulle criticità del sistema vino con una visione molto ampia e capace di andare oltre il loro stesso territorio trasformando le opinioni prodotte in vera e puntuale informazione che ha trovato nelle foto di Andrea Federici e Caroline Aspas un’ulteriore riscontro.
Inoltre, la forza dialogica evidente in questo libro, all’interno della quale emergono vari strumenti interpretativi, ha reso maggiore rinomanza alle aziende (ai produttori e alle famiglie) e ai loro prodotti attraverso un bellissimo percorso di approfondimento.
Photo credits Andrea Federici
Castagno sviluppa una mappatura di 15 unità vocazionali come guida all’orientamento, molto utili per il consumatore interessato, in un territorio ampio, articolato, diversificato come quello del Chianti in generale e in particolare quello di Castellina che non appare poi così tanto “asfaltato” da vigneti. Le tante peculiarità, vigneti che salgono dai 170 m slm fino a quasi 640, tutte le esposizioni possibili e tutte le matrici geologiche possibili, fanno in modo che anche il prodotto vino risponda a tutte queste diversità.
Questa divisione puntuale e analitica del territorio racchiude anche una ricognizione storica e antropologica (anime residenti) che ci deve aiutare a comprendere le relazioni e le dinamiche che hanno segnato l’evoluzione del Chianti. Ricognizione antropologica che viene proprio da “un’idea di paese” che caratterizza fondamentalmente la vita e le esperienze di ognuno di noi.
Da qui si arriva facilmente alla seconda ma prioritaria parte del libro, quella scritta a più mani, in cui al prodotto si lega la storia delle persone e delle aziende.
Photo credits Andrea Federici
Storie di vita vissuta, fortemente impregnate di umanità, tutte tra loro profondamente diverse, capaci di comporre un mosaico di donne e di uomini del territorio o forestieri, famosi imprenditori e ambasciatori nati nel vino o attori-interpreti del vino divenuti tali con l’esperienza e la dedizione.
Sono proprio i racconti polifonici dei protagonisti che, con profondità di pensiero, ci aiutano a capire il perché e il come questa umanità è arrivata dal loro progetto a oggi, a prescindere dalle dimensioni delle aziende e dalle loro ambizioni. Ci sono quindi visioni più romantiche e intime, dove emerge l’altissimo tasso umano, e visioni sicuramente più spersonalizzate con piglio decisamente imprenditoriale. Per alcuni, quindi, un processo che ha trasformato realtà mezzadrili in imprese e per altri l’imprenditoria di famiglia in imprenditoria societaria.
All’interno di questi racconti emergono tante esperienze di vita che hanno donato a Castellina, attraverso i suoi vigneti, il suo vino, nuove tessere e nuovi colori capaci di rendere quel mosaico decisamente più interessante e complesso e di annullare i vecchi confini amministrativi e culturali che ne hanno vincolato l’esistenza così a lungo.
Bersaglio sicuramente centrato dall’Associazione. Armando Castagno ha portato una nuova lettura di Castellina, del suo Chianti e della sua storia. Una visione di carattere antropologico, tra l’altro tanto attesa e desiderata dagli appassionati, che emerge sin dal titolo e che attraverso le tante voci protagoniste riesce a dare una bellissima e colorata testimonianza, decisamente iridescente.
viticoltoricastellina.it
Cover: Photo credits Andrea Federici
Giuseppe Garozzo Zannini Quirini
Vivace, appassionato e curioso, con una grande cultura del vino e del cibo di alta qualità. In realtà è figlio d’arte, perché queste passioni le ha ereditate dal padre. La formazione liceale e universitaria lo hanno portato a vivere esperienze lavorative diverse e lontane dal mondo dell’enogastronomia che però non ha mai abbandonato. Sommelier da lunghissimo tempo e docente in numerosi percorsi formativi è anche appassionato di storia e di estetica. Assurto agli onori della cronaca come Il Conte di MasterChef 4, si diletta nella narrazione delle sue scorribande enogastronomiche, tutto senza desistere dal ruolo di bruciapentole davanti ai suoi fornelli.