La tempesta perfetta della congiuntura economica comincia ad abbattersi sul mondo del lavoro italiano, che mostra i primi segnali negativi dopo 11 mesi di crescita. A luglio 2022, secondo gli ultimi dati Istat, si sono persi 22mila occupati. E i primi a soffrire, come a ogni crisi, sono soprattutto i giovani under 35 e le donne, le fasce più fragili del mercato. Con un arretramento dei contratti stabili e degli autonomi, mentre i contratti a termine – in un momento di grande incertezza tra guerra e inflazione alle stelle – sono gli unici che continuano ad aumentare macinando record su record.
Su base annua, il bilancio resta ampiamente positivo con 463mila occupati in più. Ma a luglio il numero di occupati, pur restando sopra i 23,2 milioni, registra per la prima volta un lieve calo da agosto 2021. Un segno rosso che preoccupa, anche in vista della situazione di maggiore incertezza generata dalla crisi politica causata dalla caduta del governo Draghi.
L’aspetto più rischioso è che non solo diminuiscono gli occupati, ma anche i disoccupati, cioè coloro che un lavoro lo cercano. In un clima di sfiducia, tornano invece ad aumentare gli inattivi, ovvero gli scoraggiati che un lavoro non ce l’hanno e non lo cercano.
Il disagio lavorativo si concentra ancora una volta nel mondo femminile: i posti di lavoro tra le donne a luglio sono 33mila in meno rispetto al mese precedente, mentre gli uomini guadagnano 11mila occupati.
Campanello d’allarme soprattutto per i giovani italiani. Oltre ai 7mila occupati in meno nella fascia 15-24 anni, tra i 25 e i 34 anni – là dove si concentra il primo ingresso nel mercato – si sono persi ben 61mila posti di lavoro in un solo mese. Alcuni di loro sono finiti nel bacino degli inattivi (+53mila), pochi altri (+8mila) si sono trasformati in disoccupati alla ricerca attiva di un lavoro. Solo in questa fascia si nota un aumento seppur minimo della disoccupazione, che in questo caso rappresenta una buona notizia. A conti fatti, tra gli under 35 si perdono 68mila posti di lavoro in un solo mese. Gli occupati aumentano invece (+57mila) solo nella fascia degli over 50.
Al netto della componente demografica, su base annua sono ancora i giovani a essere in testa nell’aumento dei posti di lavoro con il +4,2%, ma perdono terreno rispetto allo slancio positivo degli scorsi mesi.
I contratti a tempo indeterminato sono 24mila in meno. Considerando che ricorso alla cassa integrazione a luglio ha continuato a ridursi, con oltre il 19% di ore in meno rispetto a giugno, potrebbe trattarsi in questo caso di posti di lavoro veri e propri, anche se l’Istat non dà dettagli sulle cifre. Gli autonomi si riducono di altre 11mila unità. Crescono di 13mila unità solo i contratti a termine, che toccano un altro record da quando esistono le serie storiche.