L’ombelico del mondo della musica e dell’ambiente è diventato l’ombelico del mondo di una rissa senza esclusione di colpi: da una parte chi accusa l’altra di greenwashing, dall’altra chi accusa la prima di “econazismo”. E così il Jova Beach Party ha smesso di essere solo una festa con centinaia di migliaia di partecipanti a ballare sulle spiagge dal nord al sud dell’Italia per diventare terreno di scontro, frecciatine e accuse pesanti, autorizzazioni e morale, proteste e difese. Il tutto al tempo dei social e dell’impegno a favore dell’ambiente.
Il Jova Beach Party è alla sua seconda edizione: la prima nel 2019, si era chiusa con 100mila spettatori all’aeroporto Linate di Milano. 21 le date in tutta Italia, nel tour 2022, da inizio luglio fino a inizio settembre. Il primo dei 10 comandamenti del Party è: “Rispetta e difendi la spiaggia e il mare. Raccolta differenziata, no plastica, no cicche per terra”. E quindi le critiche ai concerti colpiscono al cuore un progetto che si basa nella musica e nell’ambiente, divertimento e tutela, ballo ed ecologia.
A partire da luglio si sono diffuse, per poi moltiplicarsi, le critiche contro l’evento. Influencer e associazioni non solo hanno criticato il Jova Beach Party ma lo hanno tacciato di Greenwashing, una definizione di eventi che indica iniziative che si danno un tono o si rivestono di una veste ambientalista ma che di ambientalista hanno poco anzi nulla. Le proteste hanno accusato il Party dell’uso delle lattine; di spianare le spiagge; di trasportarci sopra un enorme mole di materiale, tra palco e attrezzature, e di persone; di danneggiare aree naturali e le specie animali che ci vivono; di inquinamento acustico.
Last but not least, gli sponsor: Fonzies: che vende pacchetti di patatine in plastica; A2A: società di multiservizi che utilizza termovalorizzatori che gli ambientalisti chiamano inceneritori, Fileni: che gli ambientalisti accusano di allevamento intensivo – e Jovanotti da tempo si è dichiarato vegano. Le associazioni e gli influencer ecologisti criticano duramente l’artista per le scelte a loro dire incoerenti con il proposito e il progetto del Beach Party che aveva attirato critiche ancora prima di partire: l’alpinista Reinhold Messner già ad aprile 2019 criticava il concerto sul Plan de Corones, a 2275 metri di altitudine, che si sarebbe tenuto l’agosto di quell’anno. Fosse stato per lui, disse, l’avrebbe vietato. E non fu l’unico a esprimersi in questi termini. Lo stesso anno le critiche delle associazioni ambientaliste avevano messo al centro il Fratino, piccolo uccello che nidifica sulle spiagge europee, che sarebbe stato messo a loro dire in pericolo dal JBP.
Dure, in questi giorni, e per esempio, anche le associazioni Lipu Calabria, Italia Nostra, Marevivo sezione Lamezia Terme e Rifiuti Zero Lamezia Terme secondo le quali “non esistono concerti ecosostenibili in spiagge o aree naturali, anzi”. Le due specie a rischio di estinzione, Fratino e Caretta Caretta, “per vivere e riprodursi hanno bisogno della spiaggia, non possono farne a meno, sulla spiaggia depongono le loro uova e lo fanno da migliaia di anni, prima ancora che Jovanotti si inventasse questa ‘grande figata’ – fanno sapere le associazioni – Tutte le coste italiane, sabbiose o rocciose che siano, sono aree preziose per la biodiversità, d’estate subiscono una forte pressione antropica e i mega eventi in spiaggia, aggravano notevolmente la già precaria conservazione di questi siti, fonte di grave disturbo per la fauna selvatica”.
Il dibattito ha compiuto un ulteriore step negli ultimi giorni. Prima Jovanotti stesso si era sfogato con un video sui social – “Venite a vedere, è tutto in regola. Le spiagge non solo le ripuliamo, ma le riportiamo a un livello migliore di come le abbiamo trovate. Non è un progetto ‘greenwash’, una parola che mi fa schifo come chi la pronuncia. Siete eco-nazisti” – e dopo il geologo Mario Tozzi ha scritto un articolo in forma di lettera intitolato “Caro Jova stavolta sbagli” per il quotidiano La Stampa.
Il problema, ha scritto lo scienziato, “non sta nella manifestazione in sé, ma negli impatti, che, come si vede chiaramente nelle foto del JBP dall’alto, sono dirompenti, semplicemente per il numero di individui che vi partecipano: un conto sono cento persone, un altro cinquantamila. Un recente studio del Cnr ha stimato che, dalle spiagge del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, ogni bagnante che passa una giornata al mare porta via con sé, volente o nolente, dai 50 ai 100 grammi di sabbia”.
La lettera continua spiegando che il secondo elemento di critica è il luogo: “le linee di costa sono quanto di più delicato esista sul pianeta e sono compromesse soprattutto in Italia”. E sul WWF, che “si è fatto garante della mitigazione degli impatti, visto che tanto i comuni avrebbero comunque autorizzato gli eventi. Ma come membro del Consiglio Scientifico devo rivelarti che, insieme ad altri, avevo fatto presenti le mie perplessità”. Infine un elemento culturale, dannoso per l’ambiente, quello che porta pensare alla natura come modificabile a seconda delle esigenze dell’uomo.
Alla lunga lettera di Tozzi Jovanotti ha risposto con un’altra lunga lettera, pubblicata sulle colonne dello stesso quotidiano e sulla sua pagina Facebook. Ha rimandato al mittente tutte le critiche. “Le spiagge dove suoniamo sono luoghi popolari sempre pieni di gente (fosse per me la spiaggia di Budelli di cui tu scrivi e simili andrebbero proprio rese inavvicinabili , tipo gioconda al Louvre , guardare non toccare ). I ‘nostri’ sono luoghi urbanizzati, sono aree dove le ruspe ci passano quasi tutte le mattine da maggio a ottobre anche senza JovaBeach. Noi in più le curiamo bene e quando andiamo via sono meglio di come le abbiamo trovate. Non andiamo mai , nemmeno una volta, in luoghi dove c’è la possibilità di nidificazione del fratino o presenza di caretta caretta o altre specie animali o vegetali protette. A me il fratino sta a cuore, penso di essere uno dei tre italiani che ne conosceva l’esistenza prima del 2019 quando noi lo portammo agli onori delle cronache. Chi scrive frasi tipo ‘JBP distrugge ambienti naturali’ non ha mai prodotto nessuna prova a sostegno e non sa cos’è un ambiente naturale. Quando ho chiesto a WWF se era vero che per JBP avessimo spianato dune naturali mi hanno mostrato documenti che certificano che le dune naturali nelle spiagge dove suoniamo non ci sono più da decenni e spesso non ci sono mai state, e prima della costruzione di frangiflutti artificiali non c’era neanche la sabbia: la spiaggia di Lido di Fermo non é più ‘naturale’ di hyde park o del prato di San Siro”.
Gli “econazisti”, come li ha chiamati, dice di averli invitati a vedere senza che nessuno sia mai arrivato. “Fare di JBP un bersaglio ecologista è semplicemente assurdo, perché la verità è proprio che noi siamo la più grande iniziativa che parla di ambiente mai fatta in Italia. Nei prossimi mesi WWF con le finanze messe a disposizione da Intesa San Paolo realizzerà un progetto di pulizia e ripristino ecologico di 20 milioni di metri quadri di ambienti a rischio nel paese. Mi dovete bruciare in piazza perché io smetta di sostenere quello che ti sto dicendo : le nostre feste sono una bella cosa e fatta bene“. La corrispondenza si è conclusa con la promessa di un incontro tra Jovanotti e Tozzi. Non è detto che la polemica sia però chiusa.
L’articolo Jovanotti e le polemiche sui Jova Beach Party: gli ambientalisti econazisti, Mario Tozzi, il Fratino, le spiagge proviene da Il Riformista.