Avanti! della Domenica
Carlo Pecoraro — 24 Ottobre 2022
Al Consiglio nazionale del Psi, convocato la scorsa domenica per analizzare l’esito del voto del 25 settembre, passa a larga maggioranza la relazione del segretario nazionale Enzo Maraio, ma non senza fibrillazioni. Una discussione franca con toni accesi e porte sbattute, tanto che un gruppo di dirigenti guidati da Nencini hanno abbandonato i lavori in contrasto con la linea del segretario, trascinandosi altri membri del consiglio. In pratica, a soli tre mesi dal congresso nazionale che ha rieletto, all’unanimità, Maraio alla guida del partito, una parte della dirigenza, sull’onda lunga della sconfitta elettorale, ne avrebbe voluto uno straordinario. Si è innescata così la miccia e una discussione interna si è trasformata in una notizia da dare in pasto ai social.
Segretario cosa è successo durante la riunione del Consiglio Nazionale?
“E’ stata una discussione davvero interessante sul piano politico, e in alcuni casi con toni forti e accesi. Ci sono state provocazioni e condotte che non hanno molto a che fare con la politica. Inviare video fuori da quell’aula è stato un comportamento deludente e dannoso: sono sempre dell’idea che i panni sporchi si lavino in famiglia e che bisogna mantenere, tutti – sottolineo, proprio tutti – un atteggiamento che non deve mai superare certi limiti. Voglio dire con chiarezza che ho condannato e condanno ogni forma di violenza, semmai vi fosse stata. Se abbiamo a cuore il partito, bisogna utilizzare, come metodo di confronto, il dialogo. Altrimenti diventa un ring. Dobbiamo incassare una sconfitta bruciante e rimboccarci le maniche. Al di là della nostra discussione interna, che pure va risolta, bisogna ora armare una opposizione che sia credibile e capace di tenere testa a questa destra”
Una destra che non perde tempo. Sono oltre 500 i progetti di legge depositati in questo inizio legislatura alla Camera e al Senato, ma tra quelli che fanno discutere c’è senz’altro quello presentato dal senatore di Fi Maurizio Gasparri che punta a modificare il riconoscimento della capacità giuridica del concepito.
“Lo sapevamo già. E’ proprio sui diritti civili che questa destra vorrebbe mettere mano perché sa di poterlo fare in tempi rapidi, non avendo chiara la politica economica da mettere in campo. Un disegno di legge “anti-abortista” che è un insulto all’Italia libera. Vedo, nel gesto di Gasparri, una buona dose di provocazione, un gesto simbolico di inizio legislatura, insomma. Ovunque approdi quella proposta, sono tempi duri per i diritti civili”
Ritorniamo alle questioni di casa nostra. Al Consiglio nazionale sei stato fermo: “nessuno ha intenzione di ammainare la nostra bandiera”. Come se ne esce?
“Pertini diceva che “se metti due socialisti in un’isola deserta, essi formeranno due correnti diverse”. A parte gli scherzi, credo serva che tutti remiamo nella stessa direzione se quella bandiera vogliamo farla sventolare più in alto. Il Consiglio nazionale è il massimo organo di partito, il luogo dove ci si confronta. Non ho accettato che si facessero, come ho detto, riunione ristrette che avrebbero inficiato il dibattito, perché il partito non è né mio né di qualche altro dirigente, ma è di tutti i socialisti, di ogni iscritto. E insieme a loro sarà necessario lavorare per rilanciare la nostra azione politica”.
Quindi escludi la possibilità di un nuovo congresso?
“Ti rispondo con una domanda: a cosa servirebbe ora? E’ utile fare una piccola ricostruzione della storia recente per capire meglio cosa intendo: il Governo Draghi cadde negli stessi giorni in cui stavamo celebrando il nostro Congresso. I tempi per effettuare le scelte furono stretti, dettati da una condizione straordinaria e inedita: guerra nel cuore dell’Europa, crisi energetica gravissima, un tessuto sociale sfaldato, esperienza di governo di unità nazionale poi terminata con lo strappo improvviso dei 5S. Lì proposi due strade: correre sotto il nostro simbolo e con una nostra lista in autonomia e in alleanza con il centrosinistra oppure partecipare ad una lista appunto con le forze ispirate al socialismo europeo. Tutti, o quasi tutti, esclusero la prima via. E lo fecero anche con convinzione. Resto convinto che l’alveo naturale del nostro partito sia il centrosinistra e l’ancoraggio al Pse. E la prospettiva della costruzione di una grande area ispirata alla socialdemocrazia. Oggi mi chiedo: chi oggi invoca un nuovo congresso che linea traccerebbe per il nostro futuro?”
C’è chi tra le righe ammicca alle politiche liberiste francesi, che tradotto in soldoni sarebbe guardare al terzo polo di Calenda e Renzi in Italia.
“Non credo si possa considerare quella la strada del Psi. E francamente non sono neanche così convinto che qualcuno pensi davvero di far parte di un progetto elettorale che si sta già sfaldando – Renzi, ad esempio, non si è recato al Quirinale per le consultazioni – composto da due forze politiche appena nate, con due leader ego-riferiti, i cui partiti cercano di coprire lo spazio di un’area di centrodestra e in Europa sono membri di Renew Europe. Su Calenda mi sono già ampiamente espresso. Ricordo che fu l’unico leader di partito che non si presentò al nostro congresso, uno schiaffo all’intera comunità socialista italiana. In questi mesi poi lo abbiamo conosciuto meglio. Le sue giravolte repentine e le posizioni assunte in campagna elettorale pongono una distanza ampia tra noi e il Terzo Polo. Mi sembrerebbe imbarazzante per noi, il solo pensiero di guadare a quell’area come una via d’uscita dalla crisi della sinistra”.
Certo è che il partito da qualche parte deve ripartire. In questa situazione di litigiosità non si va da nessuna parte. A breve ci sono le Europee.
“Assolutamente vero. E a quell’appuntamento ci presenteremo con la nostra lista autonoma e un progetto preciso. Riguardo il nostro partito, credo sia necessario ricomporre il mondo socialista e farlo guardando ai tanti compagni che in questi anni hanno preferito altre strade. La nostra comunità non è solo quella degli iscritti ma è molto più vasta. Ho fatto, nelle scorse ore, un appello a tutti i socialisti ovunque sparsi, alle associazioni e alle fondazioni di area socialista a riunirsi in tre grandi eventi che stiamo già organizzando, per confrontarci e parlare del futuro del Paese. Di porre insomma fine alla lunga diaspora che ci ha visti divisi per trent’anni”.
E qual è l’approdo?
“La nostra bussola è una grande area socialdemocratica in Italia, alla quale guardare insieme ai compagni che proveremo a riunire con questi grandi appuntamenti che spero ci vedranno uniti una volta per tutte. Il Pd e gli altri partiti di centrosinistra sono stati miopi rispetto a questa che è l’unica prospettiva possibile per ritornare a rappresentare un pezzo di Italia che non si sente difeso dalla sinistra. Mi rivolgo a loro chiedendo di sposare un progetto che noi riteniamo moderno e europeo. Dopo la sconfitta alle elezioni politiche credo che sia arrivato il momento di affrontare una discussione più ampia per rilanciare l’azione di una idea necessaria alla vita del Paese”.
Occorre cioè un restyling del centrosinistra?
“Sì, ma che non sia solo di facciata. Tutti i partiti di centrosinistra hanno iniziato, al loro interno, un confronto su come uscire dal pantano. Noi non parteciperemo al congresso del Pd, sono dinamiche che non riguardano il nostro partito, lo ribadisco in modo chiaro. Dobbiamo prepararci ad affrontare una nuova stagione e farlo in questo tempo che è tra i più difficili, perché abbiamo uno dei governi più a destra della storia e noi dobbiamo difendere i diritti e le libertà. E’ necessario ripartire dalle libertà, dal welfare, dalla giustizia sociale e dalla lotta alle disuguaglianze. E abbiamo bisogno di tutti per ripartire. Noi, la strada, l’abbiamo indicata”.
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