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È un Paese per vecchi | Il 2023 parte con il crollo dei posti di lavoro tra i più giovani – Linkiesta.it

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Il 2023 del mercato del lavoro italiano comincia con un lieve segno più e numeri tra i migliori di sempre. Eppure i giovani restano ancora indietro e perdono terreno nel mercato del lavoro.

A gennaio, secondo i dati Istat, sono aumentati gli occupati di trentacinquemila unità (+0,2 per cento), ma si tratta appunto solo di over 35. I più giovani in un mese hanno perso ben trentanovemila posti di lavoro.

Nella fascia più giovane 15-24 anni, si contano diciannovemila occupati in meno rispetto all’ultimo mese del 2022. Tra i venticinque e i trentacinque anni, i posti di lavoro calano di ventimila unità. Il segno più si registra nelle fasce d’età superiori, ma soprattutto tra gli over 50, dove si contano a inizio anno sessantasettemila posti di lavoro in più.

Su questi dati incidono molto le dinamiche demografiche, ma il segno positivo si deve molto probabilmente anche alle dinamiche della cassa integrazione. L’Istat considera come non occupati i lavoratori in cassa da oltre tre mesi. E a gennaio 2023, le ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps sono state infatti il nove per cento in meno rispetto a dicembre e il 50,2 per cento in meno rispetto a gennaio 2022.

Non è un caso, inoltre, che l’occupazione giovanile diminuisca insieme all’arretramento dei contratti a termine, che sono più diffusi tra i giovani. A gennaio si registrano infatti sessantaquattromila contratti a tempo indeterminato in più, mentre si contano dodicimila contratti a termine e diciassettemila autonomi in meno. Ma non sappiamo quanto l’aumento dei contratti stabili certifichi l’aggiunta di nuovi posti di lavoro o quanto questi numeri siano invece dovuti all’uscita dei lavoratori dalla cassa integrazione.

Rispetto a dicembre 2022, l’occupazione femminile corre più di quella maschile. Le donne occupate in più sono trentamila, contro i soli cinquemila occupati uomini aggiuntivi. Tra le donne si contano anche trentottomila disoccupate in più in cerca di lavoro, anche e soprattutto per l’uscita dallo stato di inattività (le inattive diminuiscono di settantasettemila unità). Le donne occupate sono 246mila in più su base annua, con il numero di donne occupate più alto dal 1977: nove milioni e ottocentosettantamila.

Il tasso di occupazione sale al 60,8 per cento, con più di ventitré milioni e trecentomila occupati. Rispetto a gennaio 2022, si contano 459mila posti di lavoro in più. In un anno, crescono soprattutto dipendenti stabili e autonomi. I contratti a tempo indeterminato sono ai massimi: 15,335 milioni.

Mentre il numero di dipendenti a termine è inferiore di quasi cinquantamila unità rispetto allo scorso anno, tornando sotto la soglia dei tre milioni. Il che non è una notizia positiva, considerando che spesso i primi contratti di ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani sono contratti a tempo determinato.

Tuttavia, al netto della componente demografica, i giovani continuano a trainare l’aumento dell’occupazione su base annua (+3 per cento), ma in modo meno marcato rispetto ai mesi precedenti.

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