L’antica tradizione della lumassa polesana, un Halloween iperlocale che mescola territorio e prodotti locali
di Alessandra Favaro
Ultima Modifica: 28/09/2022
Mai sentito parlare della zucca Lumassa? In dialetto veneto, lumassa significa lumicino. E in particolare, a cavallo del 2 novembre, un lumicino posto all’interno di una zucca intagliata durante il periodo dei Morti.
Eppure non è Halloween e l’usanza non nasce in America, non ci si traveste da mostri ma si celebra il legame con i defunti.
Nasce in Polesine, nella parte veneta del Delta del Po, territorio da secoli votato alla coltivazione della zucca, in particolare delle varietà Delica e Violina, ortaggi che diventavano sostentamento e passatempo per gli abitanti di una volta.
Qui, in provincia di Rovigo, vive Alessandra Capato, giornalista di viaggi innamorata della sua terra, che conosce bene questa tradizione, e ci aiuta a scoprire questa pagina di folklore polesano, dove i vivi dialogavano con i morti e rinnovavano il loro affetto per chi avevano perso tramite usi, costumi e prodotti del territorio.
Una tradizione locale
Nel Polesine, racconta Alessandra, “c’è una tradizione tutta locale detta Lumassa, che in dialetto significa appunto lume. Questo lumicino viene inserito in una zucca intagliata ed è un’antica tradizione tipica della zona, da sempre vocata alla coltivazione della zucca”.
La tradizione popolare del passato voleva che durante il periodo dei morti le famiglie la sera si ritirassero nelle case e con i bambini intagliassero le zucche per trasformarle in lumasse. Ma non si indossano maschere dell’ orrore: la lumassa per tradizione serviva a richiamare le anime dei defunti. Ne parla anche il libro di Paolo Rigoni Presenze mitiche nel folklore, dove viene evidenziato che il termine dialetto lumassa deriva dal latino lumia ed è una tradizione autoctona del Polesine, non deriva da Halloween.
Cosa significava il rito della zucca lumassa? “Una volta era molto sentita in tutto il Polesine, perché così si volevano ricordare i parenti. L’usanza prevedeva anche tutta una serie di ricette che venivano preparate per accogliere le anime dei morti, che si diceva arrivassero in quei giorni per richiamare il ben in dialetto, ovvero il bene, come per dire “ricordati di farmi dire una messa” oppure “ricordati che ti sono vicino anche se non mi vedi”.
La lumassa era un modo per ricordare le anime dei morti, a cui seguivano diversi altri doni. Ad esempio, era tradizione alzarsi presto la mattina per lasciare il letto tiepido ai morti. E poi ci sono tantissimi piatti con i prodotti di stagione tipici del territorio.
Le ricette tipiche di stagione
Ricette a base di polenta e fagioli, altri due alimenti tipici della zona, sono tipiche dei menù autunnali del Polesine. Uno di questi piatti tradizionali era la polenta infasolà, la polenta con i fagioli dentro, semplice e completo.
“A quei tempi, quasi tutti avevano una vigna e si producevano il vino in casa. E così per il giorno dei morti c’era l’usanza di lasciare una caraffa di vino nuovo a disposizione delle anime dei defunti per tutta la notte, insieme a una serie di ricette e prodotti del periodo, come fave, biscotti tipo ossi da morto, i pevarini (pevaro è il pepe quindi erano biscotti di pasta frolla arricchita con pepe) gnocchi di zucca e maneghi di patate (una specie di biscotto a forma di manico preparato con le patate americane, una varietà si coltiva solo qui). Territorio, tradizione e cucina in questi giorni si collegavano: ricordare i morti attraverso il cibo e le storie. E le leggende”.
Leggende
Si diceva che le anime dei defunti arrivassero come una palla infuocata a zigzag. Le lumasse si mettevano vicino al cimitero o sulle siepi. La cosa importante era che quando si incontrava una lumassa, non bisognava né parlare né fischiare per non evocare gli spiriti maligni e quindi bisognava far finta di niente o recitare un piccolo ritornello per accattivarsi bontà degli spiriti. La lumassa suscitava timore, ma anche affetto.
E oggi si celebra ancora la lumassa nel Polesine? “Molto meno: ci son però alcune zone località come Baricetta, frazione di Adria, dove si tiene ancora viva questa tradizione.
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