Ha scelto il suo canale ufficiale di Telegram per dare la notizia più attesa del giorno ma meno auspicata da consumatori e imprese: Gazprom non riprenderà il flusso di gas verso l’Europa fino a data fa destinarsi. Rimarrà chiuso così per molto tempo il Nord Stream 1, il gasdotto che attraverso il Mar Baltico rifornisce di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno diversi paesi dell’Europa nord-occidentale, passando per la Germania.
Il flusso di gas era già stato interrotto tre volte questa settimana da Gazprom per motivi tecnici, l’ultima il 31 agosto. Gli operatori economici si aspettavano una riapertura per il 3 settembre dopo la manutenzione, ma il colosso energetico russo ha deciso di annullare la scadenza e prolungare il blocco per un tempo indefinito.
Anche questa volta la motivazione formale di Gazprom, che ha il monopolio delle esportazioni di gas russo, è sempre legata a una fantomatica perdita d’olio in corrispondenza «dei cavi dei sensori di velocità del rotore a bassa pressione» che impedirebbe il funzionamento corretto e sicuro del motore della turbina.
Un gergo burocratico che nasconde a fatica una verità sotto gli occhi di tutti: la Russia ha deciso di usare la sua arma più forte nella guerra energetica per far aumentare il prezzo del gas, aggravando le difficoltà dei Paesi europei nel garantire ai suoi cittadini e imprese riscaldamento e carburante per l’inverno.
Il Cremlino ha accusato proprio l’Occidente di aver ostacolato indirettamente la manutenzione del gasdotto a causa delle sanzioni che impediscono di avere i necessari materiali di ricambio.
È opposto il parere della Commissione europea, che tramite il suo portavoce Eric Mamer: «L’annuncio di Gazprom è un’altra conferma della sua inaffidabilità come fornitore, ed è anche una prova del cinismo della Russia, che preferisce bruciare gas invece di onorare i contratti».