Nel 2022 l’imbottigliato ha raggiunto quota 600mila bottiglie (che significa +50%, ma con numeri così piccoli è facile crescere a due cifre) e ora l’obiettivo è consolidare, mantenendo la concentrazione sulla qualità
Nel 2022 l’imbottigliato ha raggiunto quota 600mila bottiglie (che significa +50%, ma con numeri così piccoli è facile crescere a due cifre) e ora l’obiettivo è consolidare, mantenendo la concentrazione sulla qualità
Quella delle Colline Teramane Docg è una grande denominazione che nasce in un’area limitata d’Abruzzo, quasi nascosta, dove la vite si coltiva da secoli e l’Anteprima appena conclusa a Teramo ne ha dimostrato il valore e la volontà di crescere dei produttori perseguendo l’eccellenza. Qui, nelle colline che vanno dal litorale adriatico al Gran Sasso e ai Monti della Laga, il vitigno principe della Regione, il Montepulciano, ha trovato una particolare acclimatazione e differenziazione e nel calice ben rivela la sua identità.
Grappolo di Montepulciano
Prodotte circa 600mila bottiglie
Nasce in appena 172 ettari in un contesto pedoclimatico fortemente vocato con una produzione totale di circa 600mila bottiglie di cui il 60% va al consumo nazionale e il resto all’export. Dal 4 al 6 marzo il suo Consorzio Tutela, che conta 42 cantine, con il sostegno del ministero dell’Agricoltura ha organizzato la terza edizione de “La Nostra anteprima – The cool on the hills” presso la Sala Ipogea e la Pinacoteca Civica di Teramo, con tutto l’orgoglio di mostrare alla stampa internazionale la forza della denominazione, istituita nel 2003, prima in Abruzzo.
Per il presidente Enrico Cerulli Irelli, al secondo mandato, procede il percorso di valorizzazione di questo vino che rappresenta paesaggio, storia e visione innovativa in continuità con la tradizione, ma con un’ambizione in più. «In questi 20 anni – ha detto- abbiamo voluto valorizzare anche il luogo “Colline Teramane”, conferendogli quella importanza che hanno alcune zone per le loro regioni: come la Valpolicella per il Veneto o la Franciacorta per la Lombardia».
Sguardo al futuro per una grande Docg
Lo sguardo è al futuro, forte della coesione da parte di tutti i produttori nel continuare a fare un vino coerente e di qualità che, pur non rappresentando l’unica forma di rientro degli investimenti, resta un simbolo identitario incredibilmente radicato. Molte le cantine che fanno altre grandi etichette con varietà territoriali come il Trebbiano o, con lo stesso Montepulciano, sempre più apprezzato il Cerasuolo, con breve fermentazione sulle bucce, dai toni variamente rosati.
Le vigne che guardano il mare
Storia di un vino icona
La Docg Colline Teramane ha una storia tutta da raccontare intrecciata a un territorio di borghi e abbazie, di calanchi profondi, di vigneti e oliveti, in un ecosistema dove l’uomo è una presenza discreta. Questo è un Abruzzo aspro ma a suo modo generoso, terra di transumanza e di orti ma anche di mare, dove tutto è tradizione, anche in vigna. Uno studio ha sovrapposto i risultati della zonazione alla mappa delle aziende agricole locali rivelando come la sapienza antica abbia portato, nel tempo, gli agricoltori a collocare i vigneti proprio nelle aree più favorevoli. Un buon esempio di come la tradizione si confermi come la migliore innovazione.
Anche la tavola è ancorata saldamente a quanto viene dalla terra e dal mare in questo luogo di mestieri antichi, di pescatori, di contadini e di pastori. In pochi chilometri (da metri zero del litorale adriatico ai 2912 del Gran Sasso) c’è l’opportunità di scoprire produzioni artigianali e di degustare tipicità gastronomiche e agro-alimentari e forte è l’attrattività dei paesaggi naturalistici e architettonici. «È in questo contesto che nasce il nostro Montepulciano – dice Cerulli Irelli – vino profondo di identità ed eleganza che può trovare apprezzamento nella grande ristorazione italiana e sul mercato internazionale».
Tra degustazioni alla cieca e banchi d’assaggio
Nei tre giorni dell’Anteprima lo hanno dimostrato le degustazioni anche alla cieca ai banchi di assaggio e tre masterclass focalizzate anche sulle altre due denominazioni tutelate dal Consorzio: Controguerra Doc, che prevede al suo interno la presenza di alcuni vitigni internazionali e l’Igt Colli Aprutini. Un “Walk Around Tasting” si è poi svolto alla presenza dei produttori e altre iniziative del Consorzio sono in programma per tutto il 2023.
La Docg nasce nel 1993, preceduta nel 1995 dal riconoscimento di sottozona della Doc, e coinvolge 33 comuni del Teramano di storica vocazione vitivinicola. Le vallate, Vibrata, Salinello Vomano e Tordino prendono il nome dai 4 fiumi da cui prendono il nome e che le segnano, con la garanzia di una riserva idrica per fronteggiare le sfide delle mutazioni climatiche. I suoli di origine alluvionale sono argillosi con sassi e sabbie mentre la ventilazione costante e le escursioni termiche garantiscono un contesto ottimale per la qualità e la salute del frutto con concentrazione di aromi.
La degustazione alla cieca
Finezza ed eleganza contribuiscono a renderlo nel calice riconoscibile e distinto dal Montepulciano D’Abruzzo Doc, coltivato in abbondanza tutta la regione e con un disciplinare molto meno rigido di quello della Docg che prevede rese non superiori ai 95 ql. per ettaro (per il Montepulciano Doc 140). Ma c’è anche il divieto dell’allevamento a tendone per i nuovi impianti, la densità di viti per ettaro non deve essere inferiore a 3.300 ceppi, l’obbligo di vinificazione e imbottigliamento all’interno della zona di produzione, l’immissione sul mercato non prima di un anno per la versione giovane e di tre per la Riserva. Nonostante sia ammesso una piccola percentuale di Sangiovese (10%) quasi tutti i produttori vinificano in purezza.
Inoltre la ricerca e l’innovazione sono garantire dalla costante collaborazione con l’Università e l’Istituto Agrario di Teramo e la sostenibilità ambientale da tempo è un tema prioritario nelle pratiche agricole. Oltre il 70 per cento delle aziende, infatti, opera in regimi di qualità certificata come il biologico, la lotta integrata o la biodinamica. La produzione è limitata, ma proprio per questo questa viticoltura vive decisamente un momento d’oro perché almeno nel mondo del vino non sono i grandi numeri a fare l’eccellenza.
L’assaggio
Sono molti gli indicatori distintivi del Montepulciano delle Colline Teramane, rosso rubino in tutte le sue sfumature che nella longevità volgono al granato, con profumi e gusti che sanno rivelarne la contiguità al mare o alla montagna. Il gusto è secco, complesso, armonico, fresco e sapido, leggermente tannico. Sensazioni amplificate nella Riserva, con invecchiamento di almeno tre anni di cui uno in legno e due mesi di affinamento in bottiglia.
Caratteristiche differenti sono state riscontrate nella degustazione, nella Sala Ipogea di Teramo, delle annate 2021-20-19-17-16 delle cantine Abbazia di Propezzano, Ausonia, Barba, Barone Cornacchia, Biagi, Bossanova, Centorame, Cerulli Spinozzi, Colonnella, De Angelis Corvi, Fantini, Faraone, Fattoria Nicodemi, Fosso Corno, Illuminati, La Quercia, Lepore, Mazzarosa, Monti , Montori, Orlandi Contucci Ponno, Podere Colle San Massimo, San Lorenzo, Strappelli, Tenute Barone di Valforte e Terraviva. Forte della coesione da parte di tutti i produttori, il Consorzio cerca di promuove la conoscenza la sua Docg e di valorizzarla anche in nuove aree di mercato.
Alla scoperta della cucina teramana
Storicamente legata al nomadismo dei pastori è la cucina teramana con prodotti trasformati e cucinati con vera arte. Lo hanno dimostrato agli ospiti dell’Anteprima gli studenti dell’Istituto alberghiero di Pozza Rozzi che al Castello della Monica hanno preparato e servito agli ospiti un pranzo della tradizione.
Ma un vero tempio della tavola di una volta è l’Enoteca Centrale di Teramo, dei fratelli Pietro e Marcello Perpetuini che propongono piatti ormai quasi introvabili come la “mazzarella”, una piccola mazza o bastone di frattaglie avvolte dall’indivia, o l’elaboratissimo Tacchino alla Canzanese frutto di ore di lavoro, con la preziosa gelatina ottenuta dalla bollitura delle ossa. Il timone della cucina è affidato ai cuochi Piero Di Giacinto ed Enrico Paris che eseguono i piatti storici con maestria, pur sensibili e pronti a soddisfare le nuove tendenze del gusto.
La ricetta più nota è però quella delle Virtù: una minestra che si fa a primavera con i ritagli di pasta e con ciò che resta della dispensa invernale a cui vengono aggiunte le primizie dell’orto. Ancora calda, nel “Pentolino”, viene scambiata con le altre famiglie come segno augurale di rinascita.
Numerosi sono i ristoranti delle Colline Teramane, uniti nelle associazioni “Qualità Abruzzo” e “Aria”, che non dimenticano la tradizione e con una carta dei vini mirata alla ricchezza regionale.